XLIII - Il figliuol di Latona avea già nove

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Sono passati nove lunghi giorni da quando ho visto la mia amata l'ultima volta. L'ansia di perderla e di non poterla rivedere mai più in questi giorni è cresciuta a dismisura. Questa mattina appena sveglio, non potendo più soffrire la sua assenza, ho deciso di mettermi in cerca di lei.

Riesco proprio ad immedesimarmi in Apollo e il suo amore non corrisposto per Dafne. La mia amata provoca in me la stessa ansia e gli stessi sospiri che Dafne provocò al dio del sole e della poesia. Sia io che il dio Apollo abbiamo vagato ovunque, cercando dove potessero essere le nostre amate donne. Ho scrutato ogni angolo, vicino e lontano, sperando di trovare anche solo un'ombra della sua presenza. Ma ogni tentativo è stato vano. Mi sono ritrovato come un uomo pazzo, tormentato dal dolore di non poter ritrovare ciò che tanto amo. Non riuscivo a capire dove si trovasse: vicina o lontana?

E così, proprio come Apollo, mi sono escluso dal mondo e messo in disparte, triste e amareggiato, perché non trovavo il viso della mia donna amata. Quel suo soave e dolce volto, che, fintanto che sarò in vita, sarà lodato in molte poesie.

Il dolore forse aveva cambiato il volto dello stesso dio del Sole: i suoi occhi, mentre ritornava, lacrimavano. E così, nonostante il suo ritorno, il cielo è rimasto annuvolato.

Questa giornata uggiosa non ha visto per neanche un secondo la luce del sole.


(Anna Zanchetta - 3Fling)

Il diario di Francesco PetrarcaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora