XXXVI - S'io credesse per morte essere scarco

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Nella selva profonda, ove il fruscio degli alberi danza con il canto degli uccelli, mentre mi ritrovo abbandonato a me stesso, nelle tenebre della notte, i miei pensieri prendono vita. Non posso far altro se non pensarci: pensare alla mia vita, ad una via di scampo, un modo per liberarmi.

Tuttavia, se io credessi veramente che la morte potrebbe liberarmi dal peso dell'Amore che mi opprime, avrei già abbandonato queste membra stanche sulla terra con le mie stesse mani.

Ciò che mi trattiene è semplicemente il timore che questo non sarebbe nient'altro che un passaggio da una sofferenza all'altra, da un conflitto all'altro.

Così, rimango diviso a metà, esausto e incapace di scegliere un destino.

È ormai tempo di lasciar andare l'ultimo raggio di speranza, di cessare di tendere quest'arco crudele che ha già versato sangue altrui.

E io prego Amore, e prego soprattutto la Morte, sorda al mio grido e che, anche se oramai ho già il suo pallore, sembra aver dimenticato di richiamarmi a sé...


(Aurora Rizzo - 3Fling)

Il diario di Francesco PetrarcaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora