LVII - Mie venture al venir son tarde et pigre

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Cara Laura,

oramai, come ogni giorno, il tormento mi consuma, avvolgendomi in un velo di oscurità che non sembra conoscere fine. Sono prigioniero dell'attesa delle mie fortune amorose, intrappolato in un labirinto di incertezza e speranza. Come le nevi che non si sciolgono mai, così il mio cuore è avvolto da una gelida solitudine, mentre il mare dei miei desideri rimane calmo, senza onde che possano spingermi verso la riva della felicità.

Ogni giorno è un'inutile attesa in agonia. Mi sento come un viandante smarrito nel deserto, assetato di amore e di conforto, ma condannato a vagare senza meta. La mia anima è avvolta da un'insopportabile amarezza, mentre il sole del destino sembra non voler mai sorgere per me.

Mi chiedo se l'amore stesso si sia schierato contro di me, o se sia la donna che amo a trascinarmi in questa tortura. Il suo rifiuto o la sua indifferenza hanno reso amari anche i brevi momenti di dolcezza che ho potuto assaporare. Come potrei mai trovare pace, quando persino i miei sogni sono tormentati dalla sua assenza?

Forse un giorno l'orizzonte si schiarirà, e la nebbia che ritrovo nel cammino del mio amore si dissolverà, lasciando spazio alla luce di un nuovo amore, ma per ora, sono soltanto un naufrago alla deriva in un mare di desideri insoddisfatti e speranze infrante.


(Stella D'Ambros - 3Asu)

Il diario di Francesco PetrarcaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora