XXXVIII - Orso, e' non furon mai fiumi né stagni

3 1 0
                                    


Quando il Sole scompare dietro la Luna e gli animali diurni si ritirano nelle tane, lasciando spazio a creature oscure e misteriose, gli uomini chiudono gli occhi per concedersi il meritato riposo. Io sono qui, che non riesco a farmi cullare dal dolce suono del frinire dei grilli, per questo motivo lascio il mio letto, ponendomi a sedere alla mia scrivania e, godendo della tranquillità della notte, mi dedico un po' alla scrittura.

Così, scrivendo, cerco rifugio nella tua comprensione e nel pensiero di te, Orso, amico mio. Nessun ostacolo mi ha mai placato né fiumi né stagni o mari nei quali ogni fiume si riversa, oppure l'ombra di un muro, di un'altura o di un albero, o della nebbia che copre il cielo e inumidisce il mondo. Solamente di quel velo io mi lamento, che mi impedisce la vista dei begli occhi di Laura e sembra stia dicendo: "Adesso consumati in lacrime!". L'abbassarsi di quegli occhi , o per orgoglio o per umiltà, che placa ogni mia gioia, sarà infine la causa della mia morte prematura... ne sono certo. E mi rammarico anche della bianca mano di Laura, che mi ha sempre tormentato, e che adesso si è fatta ostacolo ai miei occhi.

Proprio di questo avevo bisogno, di sfogare le mie preoccupazioni su queste pagine e di accompagnare la mente ad una figura amica. Finalmente, ora, dopo essere riuscito a liberarmi dei pensieri che mi tormentavano, forse posso concedermi un po' di riposo.




(Emanuele Serafin - 3Fling)

Il diario di Francesco PetrarcaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora