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Al ritorno, non manca la presenza del braccio di Hayes sulle mie spalle. So che sarebbe stata una condanna e assolutamente dovevo trovare una soluzione a tutto questo. Non che non mi piacesse, perché mi piace avere un contatto fisico con lui, dato che è il mio migliore amico -ed è anche un gran figo- ma succederà qualcosa, me lo sento dentro, e potrebbe essere terribile.
«Meglio prevenire che curare» penso ad alta voce senza accorgemene.
«Cosa?»
«Meglio prevenire che-»
«Quello l'ho capito.» Ridacchia un istante abbassando la testa, e poi porta i suoi occhi color ghiaccio nei miei color nocciola. «Ma cos'è che è meglio prevenire?» Senza dire niente, gli indico il suo braccio sulla mia spalla con la mano. D'un tratto vengo distratta da degli schiamazzi dall'altra parte del marciapiede. Un gruppetto di ragazze sta venendo nella nostra direzione. Più per abitudine che d'istinto, intreccio le mie dita minute fra quelle di Hayes. Senza esitare lui le stringe, capendo il motivo.
«L'hai appena fatto.»
«È l'abitudine» mi difendo.
«Devi stare tranquilla. Non succederà niente» cerca di rassicurarmi, senza però riuscirci.
«Questo lo dici tu.»
«Ed io ho sempre ragione.» Mi abbandono ad una risata, ed Hayes con me, ma quel groppo in gola non scendeva lo stesso. E ci avrebbe messo parecchio per farlo, a meno che quel terribile momento non fosse già dietro l'angolo.
***
«Grazie Hayes per la passeggiata. Mi serviva proprio stare con qualcuno con ancora il cervello a posto.» Comincia a ridere.
«Di niente.» Si avvicina al mio viso e mi lascia un leggero bacio sulla guancia, che ricambio.
«Ehi, bello!» Mi giro cercando da dove provenisse quella voce acuta. Una figura dai lineamenti scolpiti e i capelli castani si avvicina, anche se la vedo ancora sfuocata. Maledetta miopia.
«Ciao, amico!» Cam batte la mano ad Hayes e fanno scontrare le loro spalle. Non pensavo avesse una voce particolarmente acuta.
«Alessia» mi saluta semplicemente. I suoi occhi incontrano imbarazzati i miei, poi accenna un sorriso tirato.
«Come mai sei qui?» chiede rivolgendosi al mio migliore amico. Nel frattempo guardo Cam per vedere se addosso ha ancora i segni del video, ma mi accorgo subito che sono inesistenti. Presumo anche per gli altri.
«Siamo usciti a mangiare un gelato.» Cam sposta lo sguardo su di me. Accenno un sorriso.
«Ah, okay. Be', se volete, noi abbiamo finito di fare il video e volevamo finire le scorte di cibo. Se volete unirvi siamo da Nash.» Guardo Hayes con uno sguardo implorante di non andarci, ma non lo capisce, anzi, lo ignora completamente, purtroppo, rispondendo anche per me.
«Noi ci siamo.»
«No, io non lo so. Sono stanca.» Hayes mi guarda strano.
«Ragazzi, io intanto vado. Fatemi sapere se ci siete» ci avvisa Cameron per poi scomparire dietro casa mia.
«Scordatelo» ringhio.
«Ma perché?» mi domanda quasi esasperato Hayes.
«Non ritorno di nuovo da loro. E se mi riempissero di nuovo di cibo?»
«Tu questo non lo sai.»
«Ma potrebbe succedere. Hayes, tu vacci pure, ma io non vengo.» Afferro la maniglia della porta di casa intenta ad entrare, ma percepisco la mano di Hayes stringersi intorno al mio polso.
«Alessia ti comporti come una bambina.»
«Non mi interessa. Io non ritorno da loro.» Gli occhi di Hayes si puntano nei miei carichi di tensione, le mascelle serrate, per così poco.
«Dovresti almeno provarci. Sarai costretta a stare con loro, dato che sono le uniche persone che girano per questo quartiere.»
«Non sono obbligata a stare con nessuno. E anche se sono le uniche persone del quartiere, di certo non sceglierei la loro compagnia. Preferirei andare al Polo Nord e stare con gli eschimesi. Sarebbero sicuramente più simpatici e gentili.»
«Alessia li conosci appena. Non puoi dire che ti stiano antipatici» mi risponde esasperato. Quella esasperata dovrei essere io. Non sopporto quando una persona mi obbliga a fare qualcosa che non sono tenuta a fare per forza. Sono libera o no di scegliere con la mia testa?
«Hayes, piantala. Io non vengo lo stesso.»
«Dai, Alessia. Se vieni ti prometto che non farò più finta di stare con te.» Lo guardo negli occhi freddi appena quelle parole escono dalla sua bocca. Non ci avrei creduto neanche se mi portavano davanti una montagna di lingotti d'oro.
«Io non prometterei» dico alzando le mani in aria.
«Per favore, Alessia. Fai uno sforzo.» Mi guardo in giro, sperando che una scusa perfetta cadesse dal cielo, ma non arrivò niente. Mi trovo costretta ad accettare, come ogni volta. Finisco sempre per essere la più debole, quella che si lascia condizionare, ma devo mettere una pietra sopra tutto questo. Devo cominciare a reagire e a non stare sotto gli altri.
«Andiamo» ringhio.
«Vedrai che non sarà poi così male.» Mi volto verso il mio amico e lo fulmino con lo sguardo.
«Sarò io a deciderlo.» Hayes alza le mani in aria, come se lo avessi realmente colpito. A passo rapido raggiungiamo la casa dove avevamo fatto il video. Solo al pensiero di rivedere Nash mi fa venire la pelle d'oca.
«Nash! Apri!» urla Hayes.
«Arrivo!» Siamo davanti al piccolo cancello di legno. Io dietro ad Hayes, con lo stomaco sottosopra per paura che possa essere riempita di cibo un'altra volta, e il rumore dei passi sempre più vicini di Nash non aiuta proprio.
«Ehi, ciao, Hay-» Appena Nash incontra i miei occhi, mi sento sprofondare. Mi guarda come per dire "Che ci fai qui ancora?". Esatto, che ci faccio ancora qui? Non capisco perché, ma soprattutto il come, mi sia fatta convincere da Hayes.
«Non pensavo venissi» si rivolge a me sorpreso, ma con la voce piatta, fredda.
«Neanche io lo pensavo.» Riamane pochi secondi in silenzio a fissarmi. Disagio, molto disagio.
«Venite.» Si sposta lateralmente per farci passare. Sento il suo sguardo di ghiaccio bruciarmi la schiena.
«Ehi Alessia!» mi salutano i ragazzi. Ricambio il saluto con un gesto rapido della mano. Sono tutti quanti seduti attorno ad un'enorme tavolo, e mi accorgo che ci sono anche nuovi volti. Cerco di analizzarli da lontano, ma vengo interrotta appena sento la mani di Hayes appoggiarsi sulla mia schiena.
«Dai, andiamo.» Faccio cenno di sì con la testa titubante, e poi mi avvicino verso il tavolo.
«Ciao, Hayes» lo saluta Jack.
«Ciao, Alessia.»
«Ciao, Jack.» Quando pronuncio quel nome, un biondino con gli occhi azzurri alza la testa, guardandomi.
«Alex, anche lui è Jack» me lo presenta Jack. Che paradosso.
Aspetta, Alex? No, decisamente no.
«J» lo corregge il biondo. «Jack J. Chiamami così» continua facendomi l'occhiolino.
«Va bene» accenno con una risata, poi mi avvicino al mio migliore amico.
«Certi non li conosco» sussurro all'orecchio di Hayes, indicando i volti sconosciuti.
«Vieni, te li presento.» Ci avviciniamo a metà tavola, fermandoci dietro ad un ragazzo vestito tutto di nero, compresi capelli e occhi.
«Carter» lo chiama punzecchiandolo sulla spalla. Appena si gira, vengo travolta dal suo sorriso a trentadue denti. Rimango colpita anche dai suoi lineamenti asiatici che con questo accento americano si sposano alla perfezione.
«Ciao, piacere! Io sono Carter» dice rivolgendosi subito a me ignorando Hayes.
«Ciao. Alessia.» Ci stringiamo la mano, e mentre ci scambiamo questo gesto, mi accorgo che lui è così naturale e io così tesa. Davanti a Carter, un ragazzo con la bandana rossa mi saluta con un cenno del capo.
«Taylor.»
«Ciao. Io sono Alessia.» Mi accenna un sorriso e poi ritorna subito a chiacchierare con Carter.
«Ehi bello!» un ragazzo coi capelli scuri dai lineamenti dolci, fa cenno ad Hayes di avvicinarsi. Comincia a bisbigliargli qualcosa nell'orecchio, non di piacere ad Hayes, tanto che gli colpisce la spalla con un pugno. Spero solo non stiano parlando di me.
«È soltanto la mia migliore amica.»
Appunto.
«Ale, vieni!» mi chiama Hayes. Mi avvicino titubante ai due ragazzi, un po' imbarazzata.
«Aaron» si presenta il moretto.
«Alessia.» Aaron batte sulla spalla di un ragazzo chino su se stesso, intento a messaggiare, penso.
«Ehi, Shawn. C'è Hayes.» Alza di scatto lo sguardo, un po' perso. Poi i suoi occhi incontrano i miei. Con tutta la mia forza di volontà, cerco di non far cadere a terra la mascella. Oh. Mio. Dio. I suoi lineamenti così perfetti e maschili, le labbra sottili, i capelli scuri arruffati. La maglietta nera che porta accentua la larghezza delle sue spalle. E i suoi occhi color Nutella... C'è un modo per non perdersi nei suoi occhi?
«Ciao. Io sono Shawn.» Sembra anche lui sorpreso di vedermi.
«Alessia.» Cominciano ad andarmi a fuoco le guance non appena comincia ad analizzarmi da capo a fondo.
«Sei la fidanzata di Hayes?» mi chiede. Hayes non si rende conto della domanda. È troppo impegnato a parlare di football con Aaron.
«Sì, cioè no.» Ridacchio esasperata. «Ehm, siamo... siamo solo migliori amici» balbetto. Non potevo non rendermi meno ridicola. Vorrei scappare.
«Ah, okay.» Mi sorride. E che sorriso. Se non fossi scappata, mi sarei probabilmente sciolta. Ne sono certa. È un ragazzo mozzafiato Shawn. Ma i ragazzi come lui sono difficilmente single. Però voglio provare lo stesso.
«Tu? Sei fidanzato?» Fa una risatina, che mi mette a disagio, e poi ritorna sui miei occhi.
Oh, cielo, Alessia. Ma chi ti sei trovata davanti?
«No, non sono fidanzato.» Il groppo che mi si era creato nello stomaco, scompare. Ma ero preoccupata per la risposta? Alessia, un po' di dignità!
Sorrido insieme a lui e poi, con mia grande tristezza, Hayes mi porta in fondo alla tavolata, dove ci sono i ragazzi che conosco.

Hei gente!
Allora, ecco il nuovo capitolo e una piccola sorpresina di nome Shawn😍Comunque volevo dirvi che ho notato che scrivendo i vari capitoli al computer, vengono più lunghi e posso scriverne di più (sto sperimentando con l'altra storia). Quindi, adesso godetevi questo capitolo, poi penso che i successivi prima li scriverò sul pc e poi li pubblicherò tutti in una volta su Wattpad. Se ci saranno problemi, vi avvertirò😌 Lasciate qualche commento, stellina e vi adorerò più di prima👌🌟 (okay, patetico).
PS: Siamo arrivati quasi a 1K letturee😍 Grazieeeeeeeeeeee❤️
Bea👽

My hero wears  Vans || Nash GrierDove le storie prendono vita. Scoprilo ora