Con l'asciugamano avvolto intorno a me, ritorno in camera per cambiarmi. Nash non è ancora tornato a casa e sono passati quasi venti minuti da quando è partito. Di solito ci impiego qualche minuto a prendere una felpa rimasta a casa, ma si vede che i tempi che impiego io e quelli di Nash sono diversi, molto.
Lancio l'asciugamano bianco sul letto prima di infilarmi rapidamente l'intimo, poi indosso una canottiera bianca e un paio di pantaloncini neri. Quando sento la porta spalancarsi mi precipito sulle scale, fermandomi a guardare Nash mentre entra in cucina.
«Ce ne hai messo di tempo per prendere quella felpa» dico ad alta voce ritornando in camera per scegliere che cosa indossare. Sento degli scricchiolii provenire dalle scale e capisco che Nash sta salendo.
«Ho incontrato un amico. Comunque, ecco la tua felpa» borbotta facendo irruzione nella mia camera e buttandosi sul letto insieme alla felpa.
Alzo gli occhi al cielo prima di farli cadere sulla mia valigia alla ricerca di qualcosa di carino da mettere. Dovrei sistemare tutto quanto nell'armadio, anche perché calzini e mutande li ho già sistemati nei cassetti del comò vicino al letto, ma per il momento preferisco lasciarli ancora in valigia.
«Cosa ti metterai?» domanda dal nulla Nash ancora seduto sul mio letto.
«Non lo so, ma... Ehi, che ci fai ancora qui? Esci, mi devo cambiare» ordino seccata, ma lui non pare muoversi o accennare alcun segno di spostamento.
«Devi ancora scegliere ancora cosa mettere, quindi, se non è un problema, non mi dispiacerebbe aiutarti» mormora appoggiandosi con le mani sul letto e continuando a tenere gli occhi celesti sui miei scuri.
«È un problema, quindi ti pregherei di uscire», cerco di mantenere un tono calmo e controllato.
«No.»
Sospiro pesantemente, sconfitta. Mi domando perché ci tenga tanto ad aiutarmi a decidere cosa mettere quando può fare tranquillamente dell'altro.
«Sei così insopportabile e cocciuto» borbotto, mettendo le mani nella valigia cercando qualcosa.
«Non sei l'unica che me lo dice.»
«Ci sarà un motivo.»
«Eri più gentile prima, Alex.»
Mi giro di scatto verso di lui, rimanendo seria e serrando le labbra.
«Mettiamo in chiaro una cosa,» dico alzando un dito. «Se vuoi stare in camera qui non devi chiamarmi in quel modo, okay?»
Lui sembra pensarci su, grattandosi il mento e guardare un punto nel vuoto davanti a sé.
«Non te lo prometto», ghigna alla fine.
«Almeno provaci» sospiro esasperata.
Mentre ritorno sulla valigia, sento Nash sghignazzare e muoversi sul letto.
«Allora, fammi vedere cosa hai intenzione di metterti» mormora strofinandosi le mani.
«Beh», dico tirando fuori una maglietta lilla. «Pensavo di mettere questa,» dico lanciandogliela.
«E questi» dico tirando fuori un paio di shorts classici.
«Bene,» dice alzandosi dal letto con un salto. «Questa assolutamente no.»
«Perché?»
«Perché mi ricorda mia sorella, che ha la stessa maglietta. E lei ha, diciamo, una decina di anni in meno di te» fa con ovvietà.
«A me piace» cerco di difendermi.
«E a me no.»
Lancia la mia prima opzione per terra e ritorna a sedersi sul letto.
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My hero wears Vans || Nash Grier
Fanfiction«Io mi chiedo perché i supereroi siano tutti uguali.» «Cioè?» domanda Nash. «Hanno tutti un mantello, una maschera o una tuta particolare. Il mio no.» «Il tuo com'è?» «Il mio porta le Vans.» -- highest rank: #51 in fanfiction Cover by: MaryStoriex