«Allora?» gli chiedo cercando di smuoverlo.
«Te lo dirò dopo. Ora devo uscire» si affretta a dire.
«Dopo quando?» Sono veramente impaziente. Cosa vuole che io faccia?
«Ti scriverò. Ora devo andare», e mi chiude la porta in faccia. Ma come...? Con la rabbia che mi ribolle nelle vene e la curiosità che mi sta mangiando viva, ritorno a casa. Checca è ancora al telefono e non mi guarda neanche appena supero la soglia dell'ingresso. Salgo le scale per raggiungere camere mia trascinando i piedi. Poi come se il letto mi attirasse come una calamita, mi ci butto sopra e cominciano a venire a galla un sacco di pensieri. Pensieri su cosa succederà la prossima volta con Shawn, cosa dovrò fare per Nash, i ragazzi, Hayes...
Hayes.
È da un po' che non lo sento. Non ci siamo neanche mai visti in questi giorni. Forse dovrei perdonarlo per la storia del foglietto? Direi di sì.
Lo chiamo.
«Pronto?»
«Ciao, Hayes.»
«Alessia. Come mai ti fai viva adesso?»
«Perché, ehm, volevo...», inciampo nelle mie parole. «Volevo chiederti scusa.»
«Per cosa?» chiede come se non sapesse di cosa io stia parlando.
«Per la storia del gioco del foglietto.»
Percepisco il suo sorriso anche dall'altra parte del telefono. «Tranquilla. Sono io che dovrei chiederti scusa. So quanto non sopporti mio fratello e ho sbagliato a fare quello che ho fatto. Quindi scusa.»
«Non ti preoccupare. Ormai è acqua passata.» Circa. Quel bacio è stato impresso nella mia mente come un segno indelebile, non lo riesco a cancellare. Se non mi fosse piaciuto forse sarei anche riuscita a dimenticarmene, ma, cavolo, Nash mi ha travolto con le sue labbra. Mi è piaciuto un sacco come ha avvolto le sue mani sul mio viso e mi ha attirato a lui con forza. Vorrei pensare la stessa cosa del bacio con Shawn, ma non è stato così emozionante come quello con Nash. Non ho provato le stesse sensazioni.
«Quindi pace?» mi chiede, fermando il mio flusso di pensieri.
«Pace» dico dolcemente.
«Perfetto, allora dopo ci andiamo a mangiare un gelato.»
«A che ora?» gli chiedo, dato che dopo io e suo fratello dobbiamo vederci. Cosa penserebbe Hayes se mi vedesse con Nash?
Poi, penso.
«Ma, aspetta. Voi non siete usciti?» domando, visto che dieci minuti fa Nash mi aveva detto che uscivano.
«No, solo mio fratello. Non so neanche cosa sia andato a fare in giro da solo.»
«Ah, okay, va bene.»
«Ma come facevi a sapere che Nash sarebbe uscito?» Rimango spiazzata alla domanda di Hayes. Vorrei raccontargli la verità, ma dalla mia bocca esce tutt'altro.
«L'ho visto uscire di casa» improvviso, sperando che lui mi creda. Ma poi mi viene in mente una cosa. Come hanno fatto Hayes e gli altri a non accorgersi e chiedersi a chi aveva aperto Nash? Boh.
«Oh, okay» dice semplicemente. «Allora ci stai per il gelato?»
«Sì, certo. Sappimi dire l'ora» sorrido.
«Certo, a dopo.»
Riaggancio e decido di ascoltare un po' di musica. Mi concentro all'inizio a cercare di capire il significato del testo di ogni canzone, perdendomi nelle parole. Alcuni testi non hanno alcun senso, al contrario di altri che sono profondi e molto originali.
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My hero wears Vans || Nash Grier
Fanfiction«Io mi chiedo perché i supereroi siano tutti uguali.» «Cioè?» domanda Nash. «Hanno tutti un mantello, una maschera o una tuta particolare. Il mio no.» «Il tuo com'è?» «Il mio porta le Vans.» -- highest rank: #51 in fanfiction Cover by: MaryStoriex