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Appena metto piede fuori casa, ritorno alla porta. Non ho avvisato Lucy dicendole che esco e dato che non ho il suo numero e che di Nash non mi posso fidare, busso un paio di volte.

«Già fatto?» domanda divertito Nash appena apre.

«No, ma volevo chiederti se potevi dire a tua zia che io sono uscita.»

«Vuoi che mi inventi qualcosa?» chiede.

È stato gentile a domandarmelo, perché conoscendolo mi avrebbe di sicuro messo i bastoni tra le ruote.

«No, dille la verità. Non voglio finire in altri casini» mormoro.

«Va bene» ridacchia. «Allora buon appuntamento.»

Lo ringrazio e mi allontano, ma rimango un attimo confusa. Il suo tono di voce sembrava macchiato, macchiato dal... dispiacere? Non lo so, ma c'era di sicuro una nota più grave e più triste del solito.

Guardo l'ora sul telefono che Nash mi aveva portato insieme alla felpa e segna le sette meno due minuti. Spero che Shawn non sia arrivato in anticipo e che abbia dovuto aspettare davanti casa mia, vuota e senza nessuno per di più. Se avesse già suonato e non avesse trovato nessuno, sicuramente mi chiederà il perché è dovrò spiegargli tutta la storia dell'orso. Spero solo non se la prenda o mi giudichi per quello che ho fatto. Penso sia probabile, ma alla fine me la sono andata a cercare io accettando la proposta di Nash.

Quando arrivo a casa mia, come avevo sperato non succedesse, Shawn è già lì.

«Ehi» mi saluta sorridendo. Poi mi squadra da capo a piedi, come se stesse assimilando ogni mio singolo dettaglio.

«Wow» boccheggia. «Sei... Sei bellissima.»

«Grazie» sussurro arrossendo. Decido che è arrivato anche il mio turno di guardarlo. Porta la solita maglietta grigia che gli mette in risalto il petto, una camicia lasciata aperta a scacchi bianca e grigia e i jeans neri attillati.

«Anche tu» ricambio.

Gli porgo la felpa. Mi ringrazia e se la lega in vita.

«Prima ho suonato, ma non c'era nessuno.»

Ecco la fatidica domanda.

«Sì, sono al mare.» Deglutisco.

«Tutti?» fa sorpreso.

Annuisco.

«E tu?»

«Ecco, ti volevo parlare proprio di questo» annuisco passandomi una mano tra i capelli sciolti.

Shawn mi guarda interrogativo, aspettando quello che gli devo dire.

«Allora» comincio, la gola secca. «Tre giorni fa Nash mi ha chiesto di aiutarlo a... ehm.»

La voce mi trema terribilmente e comincio a pensare che non avrei mai voluto che tutto questo succedesse.

«Mi ha chiesto di aiutarlo a rubare delle bottiglia di vodka.» Dopo che queste parole abbandonano le mie labbra, mi ritrovo all'improvviso senza fiato, come se avessi appena corso una maratona.

Gli occhi scuri di Shawn rimangono scioccati nei miei, pieni di vergogna e imbarazzo. Speravo di non raccontargli niente riguardo quella sera, ma di dirgli soltanto che i miei genitori e quelli di Nash erano andati insieme in vacanza. Però alla fine si sarebbe domandato lo stesso perché abbiano lasciato me e Nash da soli con sua zia.

Shawn rimane in silenzio, facendomi capire che devo andare avanti.

«Per punizione i nostri genitori ci hanno lasciato un mese a casa della sorella di Chad.»

My hero wears  Vans || Nash GrierDove le storie prendono vita. Scoprilo ora