Quando esco pronta dal bagno sono le cinque. Non sono mai stata abituata a stare sotto il getto dell'acqua per così tanto tempo, tanto che quando esco le mie gambe sono gelatina e le forze nel mio corpo sono nulle. Mi libero velocemente dal morbido asciugamano e indosso con altrettanta velocità l'intimo. Mentre mi vesto sento provenire dal salotto il rumore ovattato che produce la televisione. Cerco di capire che cosa stia guardando Nash, ma nonostante gli sforzi, le voci sono troppo lontane e confuse.
Prendo il phon dal cassettone del lavandino e, aiutandomi con la spazzola, comincio ad asciugarmi i capelli, raccogliendoli poi in uno chignon fatto velocemente. Mi avvicino alle scale per scendere al piano inferiore, però l'attrazione magnetica che ha il letto su di me ha la meglio. Mi lancio pesantemente su di esso, atterrando sul morbido materasso con qualche piccolo rimbalzo. Lascio scappare un sospiro di sollievo dalle labbra, rendendomi conto di aver trattenuto il respiro prima dell'atterraggio. Afferro il telefono e mi infilo velocemente gli uricolari. Immediatamente, perdo la cognizione del tempo.
Non so quanti minuti abbia passato a fissare il soffitto sopra di me, diventato improvvisamente attraente e sfondo dei miei pensieri; come se fosse una tela bianca e io la pittrice che dà vita a quello che la sua immaginazione tiene nascosta.Dopo qualche minuto - credo -, il telefono al mio fianco comincia a vibrare.
È un messaggio di Nash.Vieni giù o pensi di fare l'asociale ancora per un po'?
Non so perché, ma leggere il testo del messaggio mi fa sorridere. Quindi, senza rispondere, mi alzo dal letto e scendo velocemente le scale che separano il primo piano da quello inferiore. Quando non vedo nessuno in salotto, mi dirigo verso la cucina e con sorpresa trovo Nash e Cam seduti a tavola a chiacchierare.
«Ehi» saluto Cam con voce forse fin troppo sorpresa e un sorriso.
«Ciao» sorride semplicemente. Nash, invece, si limita ad una smorfia.
«Ce l'hai fatta a venire» aggiunge dopo qualche secondo di silenzio. Decido di non rispondergli, ma di prendere posto a tavola con loro, mantenendomi a debita distanza da Nash.
«Che ore sono?» domando portando una gamba vicino al petto.
«Le cinque e mezza» risponde Cameron sorridendomi. Sembra particolarmente felice questo pomeriggio.
«Oh» mormoro. Sul serio sono rimasta mezz'ora a fissare solamente uno stupido soffitto bianco? Wow.
«Da quanto sei qui?» chiedo poi a Cameron, prima che Nash possa dire qualcosa.
«Non da tanto. Credo da dieci minuti.»
«Si ferma a cena» borbotta Nash con gli occhi chiari fissi sulla tavola.
«Ah, okay.» Non saprei cos'altro dire.
«Sempre se non è un problema» dice Cam alzando le mani e assumendo un'aria più seria rispetto a pochi secondi fa.
«Non ci sono problemi» lo rassicuro. «Ma tua zia?» Finalmente incontro gli occhi di Nash.
«Mi ha scritto mentre eri in doccia. Questa sera arriva più tardi: ha una cena» dice con voce piatta e senza emozioni. Ma che gli prende?
Gli faccio un rapido cenno del capo per non dire altro.
Cos'ha che non va? Sembra teso e nervoso - il che è strano, perché da quando siamo tornati a casa non ci rivolgiamo la parola. Tiene sempre il muso mentre io e Cam chiacchieriamo e pare perso nei suoi pensieri. Darei il mondo per sapere cosa stia frullando nella sua testa complicata in questo momento. Ogni tanto riesce a dire qualcosa, ma si tratta solamente di parole monosillabe, sorrisi tirai o smorfie.«Vado un attimo in bagno» annuncia alzandosi dal tavolo con il solito muso lungo. Cam abbassa il viso per nascondere un sorriso.
«Cos'ha?» gli chiedo dopo che Nash ha abbandonato la cucina.
«Non lo so di preciso,» ridacchia. «ma secondo me è innamorato.»
«Come puoi dirlo?» domando curiosa alzandomi e avvicinandomi al frigorifero per prendere una bottiglietta d'acqua.
«Beh, hai visto anche tu come si comporta. È nervosissimo.»
«Avrà le mestruazioni» scherzo. «Sarà andato a cambiarsi l'assorbente.»
Sia io che Cameron ridiamo alla mia stupidissima battuta, prima di ritornare a parlare seriamente.
«A parte gli scherzi, può essere nervoso per qualsiasi altra cosa» riprendo dopo aver preso un sorso dalla bottiglia ed essermi appoggiata al bancone della cucina.
«Ma non è il suo classico modo di essere nervoso. Anche io sarei nervoso se mi trovassi nella stessa stanza della ragazza che mi piace.»
Strabuzzo gli occhi e quasi mi va di traverso l'acqua. «Io non piaccio a Nash.»
«Non lo sai» fa serio.
«Neanche tu» ribatto.
«Però me ne ha parlato.»
«Ti ha detto che gli piaccio?» Oddio.
«Me lo ha fatto intendere.»
«Non mi sopporta. È ovvio che non gli piaccio» dico in modo troppo duro. Parlare di questo con Cameron in questo momento non mi mette molto a mio agio e sto lentamente diventando nervosa anche io.
«Ti ripeto che tu non lo puoi sapere.»
Sbuffo alla sua affermazione e ritorno a sedermi. Nello stesso istante in cui mi metto a sedere, entra in cucina Nash con lo stesso muso lungo di quando è andato in bagno.
Io che gli piaccio? Nash che ha una cotta per me? No, impossibile. Una cotta no, ma forse una piccola attrazione sì, perché non posso negare neanche io di essere attratta da lui. Ma niente che oltrepassi il fisico, perché la nostra è solamente ed esclusivamente attrazione fisica.
Durante il resto del pomeriggio, rimango a pensare a quello che mi ha detto Cameron e automaticamente ripercorro quello che ho fatto insieme a Nash in questi ultimi giorni per trovare una conferma alla sua ipotesi. Il video girato no, forse a casa sua quando ho conosciuto Shawn che ha continuato a studiarmi, ma mi sembra un dettaglio innocuo. Il gioco del foglietto? Ci siamo baciati per colpa di quel quadretto di carta, ma non penso lui lo abbia fatto cadere apposta - o almeno credo. In poche parole, dopo aver analizzato anche questi ultimi giorni, arrivo alla conclusione che non c'è niente che provi che lui abbia una cotta per me. I baci non li conto. Non ci voglio pensare, sono stati per errore. La gente si bacia in continuazione, lo ha detto Nash stesso. Però quel lieve bacio che mia ha lasciato improvvisamente prima di andare in camera sua mi fa ritornare i dubbi e mi fa persino pensare che potrei veramente interessargli. No, non può: non avrebbe alcun senso.
Ciao ragazze!
Quanto? Due settimane? Penso di sì. Due settimane che non aggiorno e vi chiedo infinitamente scusa. Ho lasciato da parte Wattpad per dedicarmi interamente alla scuola e recuperare le insufficienze che avevo preso, per questo che non mi sentite da tanto. Vi chiedo anche scusa per il capitolo. Non è lungo e neanche interessante come volevo, però la fantasia a volte viene a mancare. Pardon! (o come si scrive).
Vi ricordo che se volete c'è la pagina Instagram @myherowearsvansff e anche il gruppo WhatsApp. Se volete farne parte basta che mi inviate in un messaggio privato il vostro numero e poi io provvederò al resto.
Vi chiedo gentilmente di lasciare qualche commento, qualche stellina e di spargere la voce! Perdonatemi ancora, e al prossimo capitolo!
Vi voglio bene,
Bea❤
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My hero wears Vans || Nash Grier
Fanfiction«Io mi chiedo perché i supereroi siano tutti uguali.» «Cioè?» domanda Nash. «Hanno tutti un mantello, una maschera o una tuta particolare. Il mio no.» «Il tuo com'è?» «Il mio porta le Vans.» -- highest rank: #51 in fanfiction Cover by: MaryStoriex