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I miei occhi sono persi nei suoi, mentre la voglia di baciarlo si fa sempre più intensa. Lo riesco a leggere anche nel suo sguardo, lo riesco a capire dai suoi occhi freddi che si spostano in continuazione sulle mie labbra. Un brivido mi percorre tutta la schiena e una sensazione di calore mi invade tutta. Vorrei avvicinarmi a lui, vorrei mettere fine alla nostra distanza ma una forza non me lo permette.

È Nash a farsi avanti.

Le mie labbra fremono dalla voglia di essere in contatto con le sue carnose. Non avrei mai immaginato che un giorno avrei voluto disperatamente baciare Nash, e non avrei mai immaginato che questo giorno potesse esistere e che potesse essere oggi. Ma eccomi qua, desiderosa di un nostro contatto.

Le grandi mani di Nash scivolano delicatamente verso i miei fianchi, stringendoli in una dolce morsa. Come se fossero esperte, le mie si allacciano dietro il suo collo, spingendo leggermente, in modo da farlo avvicinare. I nostri respiri sono irregolari e i nostri petti sono a contatto. Siamo così vicini adesso che riesco a percepire l'alito caldo di Nash che mi pizzica le labbra. Solo qualche centimetro e la nostra distanza si sarebbe azzerata. D'istinto chiudo gli occhi, e con impazienza, aspetto che le labbra morbide di Nash sfiorino le mie. So che è sbagliato, non posso negarlo. È tutta colpa degli ormoni, della voglia di provare nuove emozione che adesso io e Nash, il ragazzo che ho sempre odiato, ci stiamo per baciare. Non c'è niente di fondato, niente di ricambiato, eppure eccoci qui, a pochi millimetri di distanza. Ma non appena sento che le nostre bocche sono vicinissime da non poter evitare un contatto, la serratura della porta scatta.

Apro di scatto gli occhi e incontro quelli preoccupati di Nash. Subito punto lo sguardo sul pavimento e le mie mani scivolano sul suo petto contratto e impreca sottovoce. Mi mordo il labbro e riluttante mi allontano dal corpo vicino al mio.

«Tesoro! Sono a ca-... Oh, Alessia» fa sorpresa Elizabeth.

«Ciao» la saluto e le mie guance prendono subito fuoco quando lancia un'occhiata furba al figlio.

«Cosa stavate facendo?» chiede facendo la finta innocente.

«Ehm, Alessia si era macchiata e si stava pulendo.» La voce di Nash è piuttosto insicura e lascia pensare ad Elizabeth che certo non mi stavo pulendo la canottiera, anche se poco prima era quello che stava succedendo.

Sul viso della donna si dipinge un sorriso che la sa lunga e poi ci lascia di nuovo da soli.

La mia testa comincia a pensare che Nash mi possa saltare addosso da un momento all'altro per riprendere quello che avevamo interrotto, ma non succede niente. E un po' mi dispiace.

Si può dire che adesso sia il silenzio l'unica cosa che faccia rumore.

«Credo che, uhm... Credo che io-» balbetto, cercando di evitare il suo sguardo.

«Sì, sì. Okay» dice Nash grattandosi la nuca, imbarazzato tanto quanto me.

Mi avvicino trascinando i piedi fino alla porta e prima di uscire rivolgo un sorriso tirato a Nash, che ricambia.

Decido di tornare a casa, ma siccome non è ancora arrivato nessuno vado a fare quattro passi. E ne ho veramente bisogno, dato che non riesco più a ragionare lucidamente ed essere coerente a niente. Perché tutto quello che sta succedendo non è coerente. Io e Nash non ci sopportiamo, quindi sarebbe da incoerenti baciarsi - o quasi. Insomma, stavamo per farlo e due persone che si odiano non si baciano. Forse non posso proprio definirlo odio, adesso. Anzi, non lo è proprio. Si può definire come una sorta di disprezzo? Penso sia il termine più adatto adesso da affibbiare al rapporto che abbiamo io e il mio vicino di casa. Ancora non riesco a concepire che io e Nash ci stavamo per baciare. È il bello è che lo volevamo entrambi. Quella voglia sfrenata di baciare il mio vicino di casa non l'avevo mai provata e non pensavo potesse mai succedere. Tutto questo non è solo un ipotetico disprezzo, ma è anche attrazione. Non l'attrazione dove uno dice all'altra «Mi piaci», ma è l'attrazione fisica. Non può essere altro che quella. Per Nash non provo niente, se non attrazione fisica. Perché mentirei nel dire che lo trovo brutto, perché non lo è. Tutta questa situazione è nata grazie ad una macchia e ad una canottiera. Peccato, perché significa che domani non-.

Domani.

Domani esco con Shawn. E poco fa ho quasi baciato Nash. Mi sento terribilmente in colpa per quello che ho fatto e mi sento in contemporanea una persona orribile. Perché mentre Shawn ha chiesto di uscire solo a me, io sono uscita con un altro ragazzo e l'ho persino quasi baciato. Anche se non è proprio andata così. Gli avevo scritto per errore e per quanto riguarda il bacio è stato lui a farsi avanti, non io. Però se Elizabeth non fosse entrata in casa, non avrebbe interrotto niente, e di conseguenza io e Nash ci saremmo baciati. Se qualcuno mi avesse detto che un giorno avrei voluto baciare Nash, penso lo avrei preso a pugni. Ma ancora non ho picchiato nessuno, perché nessuno mi aveva detto che sarebbe potuto succedere, perché nessuno se lo sarebbe aspettato. Io per prima. Non mi sarei mai aspettata di voler così tanto il contatto delle sue labbra morbide con le mie. L'unica che dovrei prendere a pugni sono io. Sono io perché sono qui a pensare al bacio di Nash e alle sue labbra sulle mie quando domani mi vedo con un altro ragazzo. È cominciato tutto per colpa di un foglietto di carta, perché è stato per colpa di quello che io e Nash ci siamo baciati per la prima volta. Lui che afferra rudemente le mie guance, che fa scontrare violentemente le mie labbra sulle sue. Vorrei prendermi a pugni anche perché mentre stava succedendo, Shawn era dietro di me che guardava come io e Nash condividevamo quel nostro momento "intimo". Lui era dietro di me a sorbirsi tutto quello spettacolo. E la cosa che mi fa infuriare con me stessa è che so che infondo avrei voluto che Nash non interrompesse quel bacio. Perché non lo volevo, infondo non lo volevo, e questo mi sconvolge, se non spaventa. È solo attrazione fisica, cerca di tranquillizzarmi la mia vocina. E ne sarà la conferma Shawn. Perché quando domani lo incontrerò, incontrerò quei suoi magnifici occhi scuri, quando vedrò le sue bellissime labbra piegarsi in un sorriso capirò che tutto quello che provo per Nash non è niente di fondato, di realistico. Solo qualcosa di fisico.

La vibrazione del mio telefono interrompe i miei pensieri, e la ringrazio per questo. Pensare troppo fa male.

Scorro il dito sullo schermo per sbloccare il cellulare e sulla schermata compare l'icona di un messaggio. Mia mamma.

Stiamo tornando. A fra poco!

Non le rispondo, perché tanto doveva solo avvisarmi. Decido quindi di tornare indietro e aspettare davanti casa l'arrivo dei miei genitori. Quando raggiungo l'abitazione, il mio sguardo cade inevitabilmente sulla casa dei miei vicini, precisamente sulla finestra di Nash. E lo trovo affacciato alla finestra che mi stava spiando. Non si nasconde dietro la tenda - come avrei probabilmente fatto io -, ma rimane a guardarmi serio, con lo sguardo impenetrabile. Poco prima eravamo così vicini, così vicini ad un bacio. E ora ci stiamo guardando da lontano. Rimaniamo a fissarci per un altro po' finché il rombo di un'auto e una voce femminile familiare mi risvegliano dal mio piccolo stato di trance.

«Siamo tornati!»

My hero wears  Vans || Nash GrierDove le storie prendono vita. Scoprilo ora