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Dopo che Thomas ha lasciato me e Rose per svolgere il turno al campo da calcio con Nash, il resto della mattinata mi è sembrato non finire mai. I bambini sembravano sempre più nervosi e agitati e questo non ha fatto altro che procurarmi il mal di testa. Nash non si è fatto più vivo e Lindsay sembra ci sia rimasta male.

Quando entro nella casetta per prendere le mie cose e prepararmi per andare via, sento Thomas esclamare alle mie spalle: «È stato il pomeriggio più lungo che io abbia mai passato.»

Mi giro per guardarlo, sorridendo. «Come mai?» domando.

«I ragazzi sembravano ingestibili e Nash non aiutava.»

Al suo nome, mi irrigidisco.

«In che senso?»

«Nel senso che era sempre fra le nuvole e sembrava arrabbiato.»

«Ah, strano» rispondo semplicemente. Non so cosa abbia fatto innervosire così tanto Nash, quindi provo a riavvolgere il nastro della memoria di oggi per trovare qualche risposta al suo comportamento: questa mattina appena alzati era già partito con il piede sbagliato, ma forse perché aveva paura che sua zia ci avesse beccati, poi con Shawn. Cioè, dopo che lui mi è venuto a trovare. Era venuto di corsa da me e subito si era rabbuiato quando gli ho detto chi mi era venuto a salutare. Sembrava anche infastidito, quasi arrabbiato. Che sia...

No, è impossibile. Nash non può essere geloso, tanto lui fila dietro a Lindsay ed io non gli interesso, quindi che motivo avrebbe di esserlo? Nessuno, semplicissimo. Però neanche io sono interessata a lui e comunque, quando aveva ricevuto il messaggio da Lindsay avevo provato quella insopportabile fitta di gelosia.

Sì che sei interessata, dice la mia vocina insopportabile.

Nash non mi interessa e come avrò ripetuto ormai un centinaio di volte, si tratta solamente di attrazione fisica. Tutto qui - o almeno credo.

Esco veloce dalla casetta per tornare a casa cercando di evitare Nash. Saluto rapidamente Thomas e Rose e poi mi incammino. Come speravo, Nash non mi sta seguendo, anche se ci rimango per metà delusa e per metà sollevata. Devo sforzarmi di capire cosa mi stia succedendo, più che altro cosa sta succedendo con Nash. Non ci capisco più niente e la mia testa è in perenne stato di confusione e caos. Dovrei cominciare a sistemare i miei pensieri e a metterli in ordine, dare un senso a tutto quanto e trovare risposta a tutte le domande che si sono affollate nella mia testa. È tutto così snervante.

«Alex, aspetta.»

Mi giro di scatto.

«Nash?»

«E chi altro, sennò?» risponde acido. «Te ne sei andata senza aspettarmi.»

Lo guardo con uno sguardo spento e stanco, come lo sono anche fisicamente; poi mi giro e ricomincio a camminare con lui alle mie spalle.

«Lo so. Eri impegnato con Lindsay, non volevo disturbare.»

Non so se sia stato veramente con Lindsay, ma ci scommetterei tutto quello che ho che lo era.

«Non avresti disturbato, Alex» sussurra con un tono rassegnato. Mi fermo all'istante e mi volto per guardare il ragazzo che è alle mie spalle. Quelle parole uscite così delicatamente dalla sua bocca suonano così dolci e sconfitte. Ci fissiamo negli occhi, a un metro di distanza. Come mi succede ormai da una settimana, milioni di domande cominciano a frullarmi per la mente e non riesco a tenere la bocca chiusa: è la mia testa che parla per me.

«Perché? » dico con un fil di voce.

Lo sguardo di Nash si fa subito più dubbioso, e corruga le sopracciglia.

«Cosa?» domanda confuso.

«Perché ti comporti così?»

Nash sembra aver capito la mia domanda, ma non mi risponde: comincia solamente a guardarsi intorno e non incrociare i miei occhi.

«Io non...» borbotta con una mano nei capelli.

«Perché ad un tratto sei lunatico e scontroso e poi diventi dolce e simpatico?» mormoro con una punta di sconforto nella voce. So che in fondo è sbagliato parlarne, ma allo stesso tempo mi sembra anche la cosa più giusta. Potrei trovare finalmente una risposta a tutta questa confusione che mi si è creata in testa e capirei perché Nash si comporta così.

«Non... non lo so, Alex» sospira. «Non so cosa mi stia succedendo. È così strano e complesso, e mi fa male, ma allo stesso tempo mi fa stare anche così bene. Non saprei dare un nome a questa... cosa, ma so solo che mi fa impazzire. Sono confuso, Alex, non ci capisco niente.»

Subito, la nube di pensieri comincia a dissolversi e a lasciare uno spiraglio di chiarezza in tutta questa confusione. Non è una risposta completa, ma è sufficiente a farmi capire tante cose.

«Mi dispiace», borbotta alla fine. Mi guarda un'ultima volta negli occhi, facendomici perdere dentro alcuni istanti, prima di superarmi e allontanarsi verso una direzione che non porta a casa.



Eccomi!
Scusatemi per tutti gli imprevisti di questa sera e anche per il capitolo un po' più corto del solito, però eccolo qui. Spero vi piaccia:)
Buonanotte,
Bea



My hero wears  Vans || Nash GrierDove le storie prendono vita. Scoprilo ora