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Se volete una colonna sonora per il capitolo, le canzoni consigliate sono alla fine. Buona lettura!

Vuota.

Mi sento completamente e assolutamente vuota. Non riesco ancora a concepire cosa sia riuscito a fare Nash solo un'ora fa, come abbia perso così il controllo su di me. Ha bussato più di qualche volta alla porta chiedendomi di aprire, cercando di convincermi a parlare per chiarire cosa fosse successo e cosa gli fosse preso, ma lo stesso numero di volte l'ho respinto inventandomi la scusa che avessi chiuso la porta a chiave e che non mi sarei sforzata di aprire. La cosa ha funzionato, perché successivamente ha smesso di insistere, arrendendosi e decidendosi a tornare in camera sua. Pochi minuti fa è rientrata Lucy da lavoro e l'ho sentita salire per venirci a salutare. Se non fosse stato per Nash che le ha detto che stavo già dormendo, sarebbe entrata per chiedermi come stessi.

Uno schifo, avrei dovuto rispondere, ecco come. Continuo a sentirmi a pezzi e stanca, ma non riesco a dormire, e questo mi fa innervosire ancora di più di quanto non lo sia già. Sembra che tutto quanto in questo pianeta sia stato creato per mettermi i bastoni fra le ruote o per incasinarmi solamente la vita – ed è già incasinata così. Non mi servivano tutti questi intrighi, tutti questi problemi; non mi serviva rimanere qui bloccata a casa della sorella di Chad, non mi serviva avere Nash così scontroso e arrogante intorno. Non mi serviva niente di tutto questo, eppure eccomi qui cercando di risolvere quello che riesco, ma che sembrerebbe non stia funzionando.

Guardo l'ora sul cellulare con la luminosità troppo alta per i miei occhi ormai abituati al buio della stanza e sono le undici. Oltre la porta non sento volare una mosca, la casa è avvolta da un assordante, quasi fastidioso silenzio. Quindi decido di spezzarlo con un po' di musica, scegliendo come colonna sonora Boulevard Of Broken Dreams dei Green Day. Forse sarebbe stata più adatta una canzone triste, che rispettasse e rispecchiasse il mio stato d'animo attuale, ma la mia testa ha deciso di non deprimermi, ma anzi di darmi la carica e fare qualcosa di diverso che piangermi addosso. Non aspetto un attimo a far partire la canzone, dando il ritmo con il battito delle dita sul mio stomaco, poi successivamente con i piedi. Inizio a canticchiarla, fino a ripeterla un centinaio di volte, riuscendo anche ad imparare le strofe che non ero riuscita ad memorizzare prima. La canzone mi accompagna fino a mezzanotte passata, forse quasi l'una, stremandomi ma anche facendomi sentire nettamente meglio rispetto a quando sono tornata a casa. La musica nelle cuffiette è talmente alta, e io sono talmente presa a muovermi e a mimare le parole, che non mi accorgo di una figura appoggiata alla porta della camera immobile che mi fissa.

Istintivamente caccio un urlo in preda allo spavento, ma mi si strozza in gola quando la figura si lancia su di me tappandomi la bocca.

«Sei impazzita?» mi rimprovera.

«Nash?» domando con un fil di voce e confusa.

«E chi sennò?» ringhia.

Nonostante quello che è successo oggi ha ugualmente il coraggio di rispondermi male.

«Hai ragione. Chi altro dopo essersi gettato su una ragazza e aver perso le staffe entra senza bussare nella sua camera e fa pure il maleducato? Scusa che non ci ho pensato prima» rispondo cattiva, cercando di non buttarlo fuori a calci. Sono ancora sconvolta e infuriata dopo questa serata, e adesso arrabbiarsi di nuovo non servirebbe a niente; anzi, vanificherebbe gli effetti terapeutici della canzone ascoltata un migliaio di volte.

«Scusa» mormora.

Sistemo velocemente il cellulare, attorcigliandogli intorno le cuffiette e poi riponendolo sul comodino. Lancio uno sguardo minaccioso a Nash nella penombra e poi ritorno a guardarmi le mani in grembo.

My hero wears  Vans || Nash GrierDove le storie prendono vita. Scoprilo ora