Gliel'ho detto io di venire?
«Ma quando mai ti ho chiesto di venire?» sbraito.
«Mi hai mandato un messaggio venti minuti fa» dice scocciato. Comincio a boccheggiare, ancora incredula per tutto quanto. Subito apro la cronologia dei messaggi.
«Ma-ma... Io-io» farfuglio. Non mi ero accorta di aver mandato il messaggio a lui. Le chat di Nash e Jack erano una sopra l'altra e nella fretta non mi ero neanche accorta di aver inviato il messaggio a lui. Ma come ho fatto a non accorgermene dopo? Ero così tranquilla e felice all'idea di passare un pomeriggio con Jack e invece no.
«Quindi?» Nash interrompe i miei pensieri.
«"Quindi" che?» faccio esasperata.
«Che facciamo?»
«Boh. Penso che io resterò qui. Aspetterò i miei e tu... Beh, tu fai quello che vuoi.» Mentre parlo mi lascio cadere, strisciando la schiena sulla porta e sedendomi sul tappetino.
«In realtà non posso» dice, guardandomi da dove è.
«In che senso non puoi?» chiedo confusa, passandomi una mano tra i capelli.
«Nel senso che a casa mia non c'è nessuno e non mi sono organizzato con gli altri, quindi non ho niente da fare» risponde sedendosi davanti a me a gambe incrociate.
«Sì, ma tu non sei rimasto chiuso fuori casa.»
Nash rimane in silenzio. Si passa una mano fra i capelli e sospira, guardandosi intorno.
Poi, la lampadina si accende.
Io avevo inviato il messaggio puramente per sbaglio a Nash. Pensavo fosse Jack, quindi quando mi ha risposto "Okay" pensavo fosse stato lui. Invece è stato Nash. Nash mi aveva risposto "Okay", Nash è stato ad accettare, non Jack. Quindi in un certo senso Nash ha accettato di vedermi.
Perché?
«Ehm, se vuoi possiamo andare a casa mia. Insomma, tu sei chiusa fuori casa», indica la porta alle mie spalle «e da me non c'è nessuno. Oppure ci andiamo a prendere un gelato.»
Lo guardo senza dare a vedere che sono enormemente colpita dal suo comportamento. Non mi sarei mai aspettata tutto questo, non mi sarei mai aspettata questo Nash. Per la prima volta dopo una vita siamo riusciti ad avere una conversazione senza urlarci contro o offenderci, e non è poi così male.
«Il gelato va bene» dico ammiccando un sorriso. Nash si alza con uno scatto e mi porge la mano.
«Grazie» dico afferrandogliela. Lui mi tira su rudemente, facendoci quasi andare addosso. Mi sistemo la gonna e la canottiera bianca abbinata prima di incamminarmi con Nash verso una gelateria.
Io e Nash ad una gelateria, insieme. Sembrerebbe impossibile, ma è proprio quello che sta succedendo.
Camminiamo in silenzio uno di fianco all'altra, con il disagio che ci circonda.
È terribilmente imbarazzante. Non ho mai passato così tanto tempo con Nash e non avrei mai pensato potesse succedere, dato i nostri rapporti. Comincio a valutare il fatto che non ci sarebbe niente di cattivo nell'essere amici.
All'improvviso la mano di Nash mi afferra saldamente per un polso e mi strattona a destra.
«Stavi andando addosso ad un palo. Stai attenta» ringhia.
Okay, l'opzione dell'amico si può definire ridicola. La speranza di poterlo essere è evaporata nell'istante in cui Nash mi lascia malamente il polso. Adesso è ritornato il solito maleducato, ma mentirei nel dire che non mi dispiace. È stato bello parlare tranquillamente quei pochi minuti. Quello che mi parlava prima era un Nash alquanto tranquillo e non arrogante come lo è di solito. Forse si sta lentamente trasformando, anzi, si sta lentamente togliendo le maschere che indossa e sta lasciando allo scoperto il suo lato positivo. Almeno è quello che vedo, magari è solo una mia impressione.
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My hero wears Vans || Nash Grier
Fanfiction«Io mi chiedo perché i supereroi siano tutti uguali.» «Cioè?» domanda Nash. «Hanno tutti un mantello, una maschera o una tuta particolare. Il mio no.» «Il tuo com'è?» «Il mio porta le Vans.» -- highest rank: #51 in fanfiction Cover by: MaryStoriex