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Appena entro in casa, trovo Lucy impegnata a trafficare con pentole e cibo nella cucina, tanto che non mi sente neanche arrivare. Ha i capelli biondo scuro raccolti in una coda alta fatta velocemente; porta una camicia blu un po' sbottonata sul davanti e un paio di leggins.

«Ciao, Lucy» la saluto con il tono di voce abbastanza alto in modo che lei possa sentirmi.

Lucy si gira di scatto con gli occhi spalancati e l'espressione del viso ancora concentrata per quello che stava facendo prima di accorgersi di me. Quando mi riconosce, sulle labbra le nasce un sorriso radioso e nello stesso momento in cui mi saluta, si passa una mano sulla testa in modo da sistemare quei pochi ciuffi ribelli che le sono scappati dall'elastico.

«Ciao, Alex. Scusami, non mi ero neanche accorta tu fossi entrata.»

«Tranquilla» le sorrido semplicemente.

Poi si accorge che sono da sola, e mi chiede: «E Nash?»

Nash mi ha abbandonata sul marciapiede perché era confuso e non capiva cosa gli stesse succedendo.

«È andato a farsi un giro» dico cercando di non lasciare trasparire nessuna nota di bugia. Anche se è una mezza verità: Nash è effettivamente andato a farsi un giro, quindi...

«Ah, okay» risponde distrattamente mentre ritorna su quello che stava preparando. «E sai quando torna?»

«Sinceramente no, non me lo ha detto.»

Si lascia scappare un piccolo sospiro infastidito, dopodiché riprende a lavorare.

«Okay. Se ti dice qualcosa, avvisami» mormora.

«Certamente» le rispondo, prima di raggiungere la mia stanza. Lancio lo zainetto sul letto e tiro fuori tutto il suo contenuto. I vestiti sporchi e i costumi umidi li lascio cadere sul pavimento insieme al resto della biancheria che c'era all'interno. Dopo aver raccolto tutto e messo nella cesta delle cose da lavare in bagno, ritorno in camera e mi concedo dieci minuti di sonno prima di prepararmi per uscire con Shawn. Sono le cinque e mezza: ho circa un'ora per prepararmi – forse anche meno -, quindi sarò costretta a far veloce. Sinceramente, sono anche preoccupata di trovare Nash. Non saprei cosa potrebbe dirmi – se deve dirmi qualcosa -, cosa potrebbe fare, se mi ignorerà. E stranamente, il pensiero che Nash mi voglia ignorare scatena in me una sensazione che non avrei mai voluto provare per uno come Nash: dispiacere. Mi dispiacerebbe se lui cominciasse ad evitarmi e non voglio che lo faccia. Non so il perché, o forse non lo voglio solo ammettere.

***

Dopo essermi finalmente concessa dieci minuti di riposo, prendo il solito necessario per la doccia e neanche venti minuti dopo esco dal bagno. Raggiungo il mio armadio e velocemente dò un'occhiata a cosa potrei mettermi. Tiro fuori il primo paio di pantaloni che trovo e una canottiera bianca a fantasia floreale, una di quelle che secondo Nash è da bambini di sei anni. Cerco di non dar retta alla sua vocina nella testa che mi vieta di indossarla e infilo velocemente la canottiera, poi il paio di leggins che ho tirato fuori. So che farà caldo, ma non mi importa; ho voglia di mettere questi pantaloni, e non c'è nessuno che può dirmi di no, quindi ne approfitto. Appena sono pronta, scendo giù al piano inferiore e immediatamente un profumo cioccolato mi pizzica le narici in una piacevole sensazione.

«Che profumo, Lucy» esclamo affacciandomi sulla cucina.

«Grazie, Alex» sorride mentre mette a lavare alcune terrine e mestoli sporchi di impasto al cacao.

«Ho preparato una torta al cioccolato per dopo cena. Spero sia venuta bene, perché sennò ho acceso il forno per niente» ridacchia asciugandosi la fronte con la manica della camicia.

My hero wears  Vans || Nash GrierDove le storie prendono vita. Scoprilo ora