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La porta del negozio si spalanca, andando a sbattere contro il muro con un tonfo. Io e Nash scattiamo a quel suono, voltandoci nello stesso momento. Il primo ad entrare è Chad, seguito da mio padre e poi le loro rispettive mogli. I suoi occhi viaggiano da me a Nash, da Nash a me, carichi di rabbia.

«Nash» ringhia. Tutti e due abbassiamo gli sguardi, consapevoli di quello che adesso ci succederà.

«Alessia» chiama mia mamma. Ha una mano davanti la bocca e una mano sul fianco, sconvolta. Scommetto che non avrebbe mai pensato che sua figlia sarebbe riuscita a fare una cosa del genere, come non me lo aspettavo neanche io. Non so neanche quale sia stato il motivo che mi abbia spinto a compiere questo gesto orrendo.

«Ci scusi tantissimo» comincia Elizabeth con la voce quasi spezzata. «Noi... Noi non... Noi non pensavamo-»

«Lasci perdere, signora» la interrompe l'uomo. «Voi due mocciosi ringraziatemi che non abbia chiamato la polizia e che non sporga denuncia. Ora fuori dal mio negozio» ringhia. Senza aspettare tanto, io e Nash saltiamo giù dalle sedie e ci dirigiamo verso l'uscita, schiacciati dagli sguardi infuocati dei nostri genitori. Sono alle nostre spalle e non oso girarmi. Una volta che siamo tutti fuori, Chad comincia a sbraitare.

«Che cosa vi è saltato in mente di fare?!»

«Sapete che avete rischiato molto di più di quello che è successo? Sapete dove potevate finire?» urla mio papà.

«Noi non volevamo!» risponde a tono Nash. Risponderei anche io adesso, ma so che se lo facessi vomiterei un'altra volta.

«Alessia, tu ci avevi detto di uscire e poi te ne sei andata con lui a rubare ad un negozio... di alcolici? Cosa dovevate prendere?» fa mia mamma con la voce incrinata e sconvolta.

Prendo un lungo sospiro prima di parlare. «Mi dispiace, mamma.»

«Siamo molto delusi e anche molto sconvolti da quello che avete fatto» aggiunge Elizabeth, prima che cali un imbarazzante silenzio. È terribile quello che abbiamo fatto e non so se smetterò mai di sentirmi in colpa per questo. Il peso di questa sensazione è opprimente. Ora voglio solo tornare a casa e abbandonarmi nuovamente alle lacrime.

È Chad a spezzare il silenzio.

«Non verrete al mare.»

Il mio sguardo scatta su di lui. «Cosa?»

«Voi due non verrete con noi domani. Consideratela come una punizione per questa sera.»

«Non potete farlo!» esclama Nash al mio fianco, frustrato.

«Possiamo eccome. Adesso chiamerò mia sorella e le chiederò di ospitarvi da lei finché non ritorneremo» afferma estraendo dalla tasca dei jeans il telefono.

«Anche per voi va bene?» chiede rivolgendosi ai miei genitori.

«Direi che è perfetto» dice mia mamma incrociando le braccia al petto e fulminandomi con lo sguardo.

Il mio cuore perde un battito e la mia bocca si fa improvvisamente secca. Vogliono lasciarci soli per un mese a casa della sorella di Chad mentre loro saranno al mare a godersi le vacanze? No, non voglio crederci che abbiano deciso di farlo.

«Cosa?!» Nash sembra più sorpreso di me, ma non lo biasimo. Chad si allontana un attimo per parlare con la sorella.

«Allora ti va bene?... Perfetto!... Domani alle dieci saranno da te... Grazie ancora.»

No no no.

«Okay, allora domani alle dieci vi porteremo dalla zia» dice rimettendo il telefono in tasca.

My hero wears  Vans || Nash GrierDove le storie prendono vita. Scoprilo ora