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«Alex, svegliati. Alex, devi svegliarti.»

Faccio una smorfia prima di aprire un occhio.

«Lasciami dormire» grugnisco.

«No, Alex. Devi alzarti» insiste Nash con la voce profonda, infastidito.

Dalla mia posizione a gomitolo, mi stiracchio e mi giro a pancia in su.

«Che ore sono?» sussurro. Prima di rispondermi, Nash dà un'occhiata all'orologio sul polso.

«Le sette.»

«Cosa?!» quasi strillo. «Perché mi hai svegliata così presto? Non dobbiamo fare niente.»

«Dobbiamo andare giù. Mia zia ci vuole parlare.»

«Alle sette?» faccio sarcastica tirandomi su a sedere.

«Sì.»

Alzo gli occhi al cielo e dico a Nash di aspettarmi fuori camera mia, in modo che io possa cambiarmi senza due occhi puntati addosso.

«Ci sei o ti ci vogliono ancora degli anni?» ringhia Nash dall'altra parte della porta. È davvero insopportabile la mattina.

«Ho fatto, tranquillo» rispondo a tono. Dopo essermi infilata una maglietta bianca e dei leggins, mi faccio una coda alta ed esco dalla stanza.

«Era ora» sospira Nash alzando gli occhi al cielo. Decido di non rispondere, perché sennò saremmo andati avanti per ore a controbattere.

Scendiamo le scale lentamente, anche se questo mi costa uno sforzo disumano per reggermi sulle gambe. La mattina presto mi paragono sempre ad una gelatina appena fatta, ancora morbida e facile da rovinarsi.

Arriviamo in cucina, Lucy che armeggia con tazze e bottiglie di latte nel suo completo rosso acceso, con sotto una camicia bianca. Io e Nash ci sediamo uno di fianco all'altra a tavola, guardando Lucy viaggiare per la cucina.

«Scusatemi se vi ho fatto svegliare così presto» mormora versando del caffè in due tazze bianche.

«Non importa» dico con un filo di voce, nascondendo al meglio la mia irritazione.

«Quando tornerete questo pomeriggio potrete riposarvi» continua porgendo le tazze con la bevanda calda all'interno.

«In che senso?» chiedo confusa. Trovo lo sguardo di Nash, indecifrabile. «Andiamo via?»

Lucy si lascia scappare una piccola risata mentre si sistema i capelli.

«No, però tu e Nash passerete la mattinata ad un campo estivo.»

La mia mandibola quasi sfiora il pavimento. Mi giro verso Nash al mio fianco, incenerendolo con lo sguardo. Subito sposta gli occhi sulla tazza davanti a sé prendendone un sorso.

«Nash» sibilo a denti stretti cercando di non farmi sentire da Lucy. Lui mima un semplice "scusa", che di certo non aiuta a cacciare la rabbia che mi si è accumulata nelle vene.

Perché non mi ha detto che avremmo dovuto passare l'intera mattinata insieme?

«Ma solo questa mattina?» azzardo a domandare, sperando vivamente che la risposta sia affermativa.

«Vi ho iscritto fino a quando i vostri genitori non torneranno, quindi fino a fine luglio.»

Quasi rischio di frantumare la tazza che ho in mano.

«Okay» sussurro ad occhi chiusi in modo da controllarmi.

«Direi che potete andarvi a preparare. Iniziate prima voi dato che sarete gli animatori» continua Lucy uscendo dalla cucina per andare a lavoro.

My hero wears  Vans || Nash GrierDove le storie prendono vita. Scoprilo ora