Capitolo Trentasei

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La tavola imbandita di fronte a me è una goduria per gli occhi, Edra ha cucinato per un esercito,  ma la mia attenzione viene catturata dalle tartine di polenta e formaggio che tanto adoro. Ne afferro un paio e le appoggio sul mio piatto insieme alle verdure di stagione colte nel nostro orto.

Ogni sera mia sorella si cimenta nel cucinare piatti degni di una cuoca provetta, a detta sua vuole godersi ogni momento con noi e dimostrare il suo affetto e la sua gratitudine attraverso il cibo. Io non ho alcun motivo per lamentarmi di questa sua bizzarra scelta. Tutte godiamo della notevole abilità di Edra nel preparare un pasto adatto ad un banchetto reale.

La cena scorre piacevolmente fra una risata e l'altra mentre ci ricordiamo di alcuni buffi episodi della nostra infanzia, mia madre sorride nello scoprire alcuni guai che in realtà non le avevamo mai confessato in passato; discutiamo inoltre su come organizzare l'imminente trasloco di Edra ad Ars.

Osservo la mia famiglia come uno spettatore esterno, mi assento per qualche secondo dalla realtà per assaporare questa scena che mi riporta al pulsare del cuore, al calore di casa... la mia famiglia. Non mi importa se Edra fra poco se ne andrà perchè so, nel profondo della mia anima, che niente e nessuno potrà spezzare il legame che c'è fra di noi. Siamo radici dello stesso albero.

Sorrido in silenzio, decido di amarle in silenzio.



Mi sveglio di soprassalto cercando disperatamente di riprendere fiato, il sudore imperla la mia fronte come se nella stanza ci fossero cento gradi. Credo di aver appena avuto un incubo ma non riesco a ricordare di cosa si trattasse. Respiro ritmicamente per cercare di calmarmi.

Qualche minuto dopo decido di alzarmi e vestirmi per andare al Palazzo avendo ormai perso ogni barlume di sonno.

Gusto la mia colazione sul dondolo che si trova nel porticato di casa mentre ammiro il paesaggio che si manifesta di fronte ai miei occhi: gli alberi dall'altra parte della strada iniziano a ricevere lentamente la luce del sole divenendo come fiaccole brillanti, mentre le casette dei vicini sembra preziosi scrigni tinti dal colore del sole nascente.

Mi prendo questo momento solo per me. Assaporo l'inizio di un nuovo giorno come se potesse essere l'inizio di una nuova vita, più precisamente di un nuovo stile di vita... Sono stanca dei vecchi schemi che continuano a riproporsi come un circolo vizioso, di abbassarmi costantemente al volere degli altri, a ciò che le persone credono che sia la migliore scelta per me...Voglio essere io a decidere, che sia la scelta giusta o un errore, non mi importa...

Voglio essere l'artefice delle mie decisioni, non voglio seguire un percorso socialmente prestabilito... voglio osare, creare avventure ed esperienze che non includano un solo binario.

Per questo motivo non appena termino la mia colazione, mi incammino verso il Palazzo pronta ad affrontare Murphy per spiegargli come stanno le cose in maniera chiara e tonda, omettendo Blake ovviamente.

Una volta arrivata di fronte all'edificio mi siedo sul bordo della fontana che si trova al centro della piazza del Palazzo,  un'ampia vasca circolare in marmo dal cui interno si erge un possente cavallo alato che sta per spiccare il volo; osservare questa scultura mi ha sempre fatta emozionare ricordandomi uno slancio verso il cielo. 

Attendo pazientemente più di un'ora ma utilizzo il tempo in maniera proficua preparando un discorso a prova di Murphy, cercando di trovare un linguaggio serio e autorevole per evitare di farmi interrompere.

È quasi l'ora dell'apertura degli uffici quando intravedo un gruppo di guardie che si dirigono verso il Palazzo. Camminano velocemente in formazione, quasi come a proteggere qualcuno all'interno del loro schema umano...

Oromasis | Il fuoco interioreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora