Capitolo Ventiquattro

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Domenica.


Fortunatamente non devo presentarmi al Palazzo, sia perchè è di consuetudine la mia giornata  libera, sia perchè è il giorno della fabulazione di Edra e partiremo tutte quante per Lux  per farle compagnia.

Mi ritrovo continuamente ad inciampare fra i miei pensieri, oggi più che mai. Si rincorrono instancabilmente in una fusione fra passato e presente. Pensieri riguardo a tutto quello che è accaduto ieri sera, ma anche pensieri più remoti che ricorrono alla mia precedente visita a Lux.

Scendo al piano di sotto dopo aver rimandato la sveglia già due volte nella speranza di poter riposare, ma la mia mente ormai vigile non collabora. 

La scena che si presenta davanti ai miei occhi mi fa sorridere teneramente. Il salotto è  un completo disastro, pieno di scatole aperte, gioielli, scarpe e ogni accessorio che possediamo all'interno della casa.

Mia madre è intenta ad aggiustare l'abito di Deva con una spilla, mentre Edra si sistema i capelli nervosamente davanti allo specchio, continua a passare il pettine fra essi con fare ossessivo.

«Buongiorno!» esclamo autoproclamandomi ai membri della mia famiglia.

«Daphne tesoro, com'è andata ieri?» domanda mia madre abbastanza indaffarata. «No aspetta, me lo racconterai più tardi durante il viaggio... aiutami a sistemare l'abito di tua sorella!»

Deva mi guarda supplichevole, non sopporta tutte quelle attenzioni da parte di mia madre. Odia mettersi in ghingheri, indossa sempre lo stesso modello di pantaloni ma in vari colori, perchè a detta sua 'ha più libertà di movimento nel caso fosse necessario'. Mi ritrovo molto in lei, ma quando Gilda vuole fare bella figura, non c'è implorazione che tenga.

«Certo mamma, Edra come ti senti?» chiedo sapendo già quanto sia agitata e quanti contrasti di emozioni crei questa giornata così complessa.

«Sto bene, Didi» sospira chiamandomi con il suo solito nomignolo da quando siamo piccole. «Sono solo un po' nervosa...» cerca di sorridermi attraverso lo specchio, anche se il risultato non è altro che una strana smorfia sul suo viso.

«È normale! Vedrai che la giornata passerà in fretta e tu starai benissimo al termine, perchè realizzerai il tuo sogno!» provo a rassicurarla convinta delle mie parole.

«Daphne, aiutami!» mi rimprovera Deva perdendo la pazienza. Sicuramente non starebbe qui se mia madre non l'avesse convinta. Appena finirò di sistemarle l'abito, scapperà al piano di sopra a costruire qualcosa in camera sua finché non sarà l'ora di partire.

«Sì, scusami...» mi avvicino ridacchiando mentre inizio a stringere il tessuto del suo abito con vigore, per nascondere la lacerazione della stoffa. Sicuramente rovinato durante una delle sue scorrazzate in giardino.

«Ti prego sistema questo disastro o la mamma continuerà a sgridarmi per aver rotto il vestito mentre cercavo di costruire una casetta sull'albero per gli uccelli...» mi supplica spaventata.

Rido più intensamente mentre porto a termine la sua richiesta. Adoro il suo essere stravagante, libera e spensierata. Mi ricorda un piccolo scoiattolo, mansueto ma impossibile da tenere in gabbia, e questa è la natura di Deva.

«Ecco qui, come nuovo!» le dico dandole un buffetto sulla guancia, lei mi ringrazia e si fionda su per le scale, come previsto. Mi avvicino allo specchio dove Edra sta ancora armeggiando con un fermaglio tra i capelli e lo sguardo assente, almeno ha posato quel pettine. Tolgo l'oggetto dalle sue mani e le prendo dolcemente i capelli per aiutarla. 

«Smettila di preoccuparti, staremo bene!» la guardo intensamente cercando di dar voce ai suoi pensieri.

«Lo so, solo che non voglio essere egoista... poi non ci vedremo quasi mai e-»

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