Cammino lentamente sentendo lo sguardo di mia madre ardere sulla mia figura, posso sentire gli sbuffi d'impazienza che emette attendendo che io mi trovi di fronte a lei per potermi finalmente sbraitare addosso. Credo che siano le undici di sera, o qualcosa del genere. «Ma'...»
Non ho nemmeno il tempo di iniziare la frase di scuse che lei mi interrompe prontamente «Dove diavolo eri, Daphne?»
Provo ad utilizzare la scusa della mia migliore amica, presa dal panico di non aver elaborato nessuna giustificazione. Non è così oppressiva di solito, ma con tutto quello che sta avvenendo a Gea, il suo comportamento è cambiato. «Ero con Agatha...»
«Non dire sciocchezze! È buio da un pezzo ormai, e dalla preoccupazione sono passata a casa sua... ha provato a coprirti ma l'ho capito subito che mi stava mentendo!» alza il tono di voce arrabbiandosi sempre di più. So di essere dalla parte del torto, ma cos'altro avrei potuto fare se non fuggire da quelle guardie?
Non ho idea di come uscire da questa situazione se non mettendo in mezzo Curtis, potrebbe diventare la mia salvezza. Cerco di simulare imbarazzo sul mio viso per rendere il tutto più autentico. «Hai ragione, ero con un amico... si chiama Curtis, l'ho conosciuto qualche tempo fa...»
«E perchè non mi hai avvisato?» chiede confusa mentre noto i suoi lineamenti che si rilassano.
«Perchè non volevo parlarti di lui... ci stiamo conoscendo e volevo tenere questa cosa per me ancora per un po'...» odio dover mentire su argomenti così delicati per me, ma non ho altra scelta.
«Come l'hai conosciuto?» posso notare il suo interesse per l'argomento attraverso lo sguardo curioso che mi rivolge.
«Ci siamo conosciuti durante una trasferta con Murphy alla falegnameria... è un ragazzo a posto...»
«Daphne, io voglio fidarmi di te ma non puoi mettermi in queste situazioni! Sono contenta che tu abbia un ragazzo ma non voglio più preoccuparmi così, devi avvisare...»
La interrompo non volendo complicare ancora di più la situazione. «Non è il mio ragazzo, siamo solo amici!» Prendo un respiro profondo cercando di scacciare i sensi di colpa che mi attanagliano lo stomaco per tutte queste menzogne. «Hai ragione, avrei dovuto informarti in qualche modo...»
Lei si scosta dall'uscio per permettermi di entrare finalmente in casa. «Non mi piace quando mi nascondi le cose, sai com'è la situazione a Gea negli ultimi tempi... non voglio essere un genitore paranoico, ma ho bisogno che tu sia più responsabile.» Mi guarda con intensità, come a voler sedimentare le sue parole nella mia mente. «Da quando Murphy ti porta alla falegnameria?»
È una domanda particolare, non ne capisco il motivo. «Ci siamo stati solamente un paio di volte, perchè?»
«Credevo che passassi il tuo tempo in ufficio...»
«La maggior parte delle volte è così, capita di rado che io lo accompagni...»
Mentre mi avvio verso le scale per andarmi a fare una bella doccia calda, determinata a terminare la conversazione, lei mi fa bloccare sul posto: «Perchè hai i vestiti bagnati?»
Non mi volto, il mio viso mi tradirebbe. Cerco nella mia mente la scusa più adatta prima che possa insospettirsi ulteriormente. «Siamo andati a fare una passeggiata al fiume Rimen e sono caduta...» non so se mi creda o meno, si limita ad osservarmi e dopo qualche secondo ad annuire congedandomi.
Il giorno seguente mentre riordino i fascicoli seduta sul pavimento dell'ufficio, come al solito, Murphy fa il suo ingresso con nonchalance e si dirige al suo posto dietro la scrivania. Non ho idea del perchè abbia deciso di venire proprio qui, dato che passa gran parte delle sue giornate lavorative altrove, a fare chissà cosa. Decido però di rimanere in silenzio, ascoltando il consiglio di Winnie, e di lasciargli il suo spazio; perciò continuo a catalogare i documenti di fronte a me senza fiatare.
«Ti sei ammutolita?» domanda di punto in bianco facendomi sobbalzare sul posto.
Non me l'aspettavo.
Non so nemmeno cosa rispondere senza sembrare un'idiota. «No, no io...» lo guardo incerta sulle parole da utilizzare ma dopo qualche secondo opto per dirgli la verità, cercando di non complicare ulteriormente la situazione con altre bugie. «Io ho parlato con Winnie e sto seguendo il suo consiglio. Ti lascio i tuoi spazi...» parlo tutto d'un fiato, timorosa di una sua possibile reazione negativa. Ma lui scoppia a ridere.
A ridere.
Rimango immobile ad osservarlo, come un'imbranata.
«Winnie è sempre la solita, dà i consigli migliori! Ma tu ti stai sforzando troppo, il tuo rimuginare mi sta facendo venire mal di testa!»
Continuo a fissarlo sbigottita da quest'insolito buonumore.
Che sia già passato il 'suo tempo' per elaborare le cose?
«Mi volevo scusare con te per la mia reazione...» esclama di punto in bianco parlando talmente veloce da permettermi appena di comprendere le sue parole.
Sono talmente sorpresa che non riesco a contenere la mia stessa voce. «Cosa?»
«Quello che ho detto. Non lo ripeterò, ragazzina!»
Rifletto vari istanti prima di decidere cosa rispondere. «Volevo scusarmi anche io con te per averti seguito...» Desidero vivamente concludere questa situazione che non ha fatto altro che recarmi disagio ed imbarazzo.
«Scuse non accettate!»
Non capisco come io possa rimanere senza parole così tante volte nel giro di qualche minuto, è sconcertante. «Posso farmi perdonare in qualche modo?»
«Non al momento...» si alza dalla scrivania avviandosi verso la porta «... finisci di sistemare quelle scartoffie e poi vattene a casa!» e chiude la porta dietro di sé.
Rimango a fissare la porta per qualche minuto cercando di elaborare quanto è appena accaduto. Non mi aspettavo minimamente delle scuse da parte sua, anzi. Credevo solamente che, giunti ad un certo punto del discorso, dopo aver chiesto perdono, me lo avrebbe concesso... sicuramente la sua reazione ha superato, come ogni volta, le mie aspettative.
Il turbinio di pensieri che vorticano nella mia mente, mi sta facendo venire mal di testa, così decido di andare in bagno per prendere una piccola pausa ma soprattutto per non farmi vedere l'ennesima volta in caffetteria dando la possibilità a Murphy di lamentarsi per mio 'riposarmi in continuazione', a detta sua.
Giungo al piano sotterraneo, dove si trovano i bagni più grandi, quelli che ho avuto l'onore di pulire durante una delle mie numerose punizioni; rimango all'interno della cabina un po' più del dovuto, persa tra i vari pensieri. Poi la porta principale si apre, rivelando due voci che mi sembrano familiari. Mi avvicino alla parete di fianco a me per cercare di sentire qualcosa in più.
«Ci metterà in guai seri!» proferisce la voce stridula di una delle due donne.
Ma la sua interlocutrice risponde prontamente cercando di metterla a tacere. «Smettila di essere così pessimista! Magari finalmente arriverà il momento...»
«Non dire sciocchezze, Mathilda! Non siamo pronti!» Colgo un profondo nervosismo che si annida nelle sue parole, una nota aspra quasi quanto la sua voce.
Mathilda? Un nome familiare...
«No, Theresa. Devi rimanere tranquilla, agitarsi non porterà a nulla, lo sai... Ora basta, non è sicuro parlarne qui!» conclude Mathilda frettolosa, probabilmente si sono rintanate in fretta e furia in questi bagni per placare la crisi che sembra stia avendo la donna di nome Theresa.
E come un fulmine a ciel sereno, ricordo. Ricordo delle due donne che hanno avuto lo stesso tono d'urgenza mentre blateravano qualcosa sul sole e sul fatto che sorgerà sempre, esattamente quando stavo pulendo questi bagni...
Sento la porta sbattere, segno che se ne sono andate, per non dare troppo nell'occhio con la loro assenza. La trama di misteri si infittisce, nuovi personaggi entrano a far parte di questo maledetto enigma diminuendo esponenzialmente le mie possibilità di riuscire a risolverlo. Ma decido comunque di non demordere.
È arrivato il momento di scoprire chi sono Theresa e Mathilda.
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Oromasis | Il fuoco interiore
FantasyLa realtà si presenta come un organo schematico e meccanico. Ma se ci fosse un'eccezione? Se fosse giunto il tempo del cambiamento? Un divampare, un fuoco. Il fuoco interiore. Oromasis. ________ Daphne è una ragazza di venticinque anni che vive una...