Capitolo Ventitré

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La ragazza in divisa si gira immediatamente e corre verso il parapetto gettandosi con uno svelto slancio al di sotto di esso, una mossa abile e fluida. Mi precipito a controllare che non si sia fatta del male, nonostante sia stata scortese e minacciosa nei miei confronti, ma quando il mio sguardo si infrange sul suolo, la vedo atterrare facendo una capriola e correre via nel bosco ad una velocità impressionante. 

Sconvolta, riporto l'attenzione verso Murphy che si trova ad un metro da me guardando nella medesima direzione, con un'espressione accigliata.

«Chi era?» chiedo disperatamente sentendo l'elettricità manifestarsi prepotentemente. La sento maggiormente ora che la mia testa sta elaborando cosa è appena accaduto, il pericolo a cui sono stata esposta.

«Cosa ti ha detto?»  domanda a sua volta non intenzionato a rispondermi.

«Chi era?» continuo determinata a capire cosa stia cercando di nascondermi, per l'ennesima volta.

«Ti ho fatto una domanda. Cosa ti ha detto?»

«Ora basta! Cosa mi stai nascondendo? Chi era quella ragazza?!» alzo la voce, stanca di tutta questa situazione, sfinita dall'ambiguità degli eventi che accadono a me ed intorno a me.

Mi tremano le mani e sono tutta un fremito, mi sembra di non riuscire più a contenere tutta l'energia nel corpo, una bomba pronta a scoppiare, lo percepisco nelle mie vene che pulsano.

«Qui non fai tu le regole, ragazzina! Ti ho detto di dirmi di cosa stavate parlando!» mi sovrasta con il suo potente tono di voce.

«Non sarò io a fare le regole, ma mi sono veramente stancata di stare a sentire tutte le tue bugie mentre mi nascondi qualcosa!» ribatto stufa di fare finta di non capire, di non vedere. Non riesco più a porre filtri alle parole che escono dalla mia bocca. Solo la verità.

Sta forse arrivando la resa dei conti?

«Non sai quello che dici, ragazzina!» continua lui.

«So esattamente quello che dico, non mi trattare da stupida!» probabilmente il mio tono è esageratamente irriverente, ma non importa più ormai.

Nascondo le mani dietro la schiena perché sono sicura che si stiano scatenando delle scintille tra le dita, lo percepisco chiaramente... piccoli fuochi d'artificio che abbracciano le mie falangi.

«Ripeto, non sai quello che dici!»

«Smettila ho detto! Sono davvero esausta. Non so quello che dico, eh? Allora cosa mi dici dei tuoi affari loschi alla falegnameria? Di quel ragazzo che è arrivato in quel baule e che voi state nascondendo?!» rivelo tutto d'un fiato. Sto facendo saltare la mia copertura e qualsiasi possibile vantaggio io abbia acquisito in questo periodo. 

Le parole  uscite dalla mia bocca come un fiume in piena, hanno appena travolto una pacifica vallata, la tranquillità apparente è stata spazzata via per lasciare che il caos prenda il sopravvento nella speranza che la verità trionfi una volta tanto.

Murphy rimane muto a guardarmi con gli occhi strabuzzati. Non si aspettava una scenata del genere, non si aspettava che avessi il coraggio di fronteggiarlo in maniera diretta, e a dire la verità nemmeno io. Ma ho smesso di cercare di definirmi in questi mesi, ho capito che probabilmente sono più di quello che ho sempre creduto di essere.

Dopo un tempo interminabile di silenzio vedo un'ombra apparire il suo viso. «Tu mi hai seguito?» domanda incredulo, sta analizzando le mie parole precedenti.

«Io...»

«Tu mi hai pedinato per tutto questo tempo?» inizia ad agitarsi.

«Sì.» ammetto, non ha più alcun senso mentire.

Oromasis | Il fuoco interioreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora