Capitolo Dieci

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Mia madre Gilda è una donna altruista e determinata, una forza della natura. É sempre stata pronta ad aiutare chiunque e a donare anche quando possedeva poco e niente. Porta un peso sulle spalle da anni per crescere noi, le sue tre figlie completamente da sola, ma da quando ho dieci anni sono diventata la sua vice in casa. Mi ha trasmesso alcune delle qualità che la caratterizzano. Ed io ho iniziato ad essere la seconda madre delle mie due sorelle quando lei lavorava per portare il pane a casa.

L'ho sempre fatto con piacere, le amo profondamente come se fossero un'estensione del mio cuore, il prolungamento della mia anima. Ho rinunciato a molto per loro, ma non me ne pento né mai lo farò.

Tuttavia Gilda ha anche lati oscuri, come l'ira funesta che la fa sembrare una belva quando si arrabbia. I suoi capelli sembrano prender vita propria e diventare serpi sputafuoco, questa è l'immagine che ho di lei arrabbiata fin da quando sono piccola. Paradossalmente divertente.

«Sono così delusa! Così tanto!» sta urlando quando metto piede in casa.

«Hai ragione mamma! È stata una cosa sciocca e imprudente!» Edra cerca di convincerla con un tono supplicante.

«Non ho bisogno che tu mi dia ragione! Ti prego di stare in silenzio!» mi viene quasi da ridere ma non mi permetto di farlo, sapendo di voler continuare a vedere la luce del sole.

Si accorgono di me e mia madre cambia espressione. Si ricarica e tutta la delusione muta in rabbia, nuovamente. 

«Finalmente! Perché ci hai messo così tanto?!» si avvicina «Cosa ti hanno detto?» io la guardo cercando di scegliere con cura le mie parole.

«Mi hanno dato una punizione da scontare al Palazzo del Consiglio...» lei sospira quasi sollevata. Una strana reazione da parte sua. Credevo ne sarebbe rimasta sorpresa.

«Cosa diavolo vi è saltato in testa? Me lo dovete dire!» alza le braccia al cielo «Io mi apro con voi, vi chiedo prudenza e onestà e voi mi ripagare in questo modo!»

Non oso risponderle, preferisco tenere un profilo basso... E non saprei nemmeno cosa dirle. Ha ragione.

«A te che punizione ti hanno dato, Edra?» devo capire meglio la situazione.

«Nessuna...» risponde lei probabilmente sentendosi in colpa.

«Cosa? Perché?» Non può essere vero, è davvero ingiusto.

«Non so, forse perché nessuno di noi ha ancora compiuto la maggiore età...»

«Solo per questo motivo? Ma è assurdo!» non ha alcun senso. Io sono entrata in quel bosco solo per cercarli... Non sarei mai entrata se non fosse stato per loro. 

«Ma ringraziamo l'Universo! Ci mancavano solo due punizioni... non sei soddisfatta della situazione scomoda in cui ci troviamo? Volevi che fosse peggiore?» sbraita mia madre inferocita.

«Ovviamente no, mamma... mi domandavo solo come-»

«Beh non te lo domandare più!» mi interrompe lei «Ora andatevene in camera vostra, ho bisogno di tranquillizzarmi e vedere le vostre facce non mi aiuta!»

Edra sta per ridere ma maschera il tutto con un colpo di tosse per non farsi maledire seduta stante.



Il Palazzo del Consiglio è un enorme edificio rettangolare color crema, ampie vetrate riflettono il sole fulgente di questa mattina facendomi coprire gli occhi con una mano per permettermi di continuare ad osservarlo. Piante rampicanti risalgono su entrambi i lati come a stringere la costruzione nella loro flebile morsa. Fiori magenta spuntano nella vasta rete creata dai sottili ramoscelli che cercano di raggiungere il tetto.

Oromasis | Il fuoco interioreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora