Capitolo Tre

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Gea è sempre stato un villaggio tranquillo e pacifico ma quando si cercava un po' di vita, bastava andare al Forum nei giorni del mercato, un andirivieni di corpi che si scontravano e si confondevano fra loro.

Mi mantengo ai lati della piazza seguendo Deva mentre ci dirigiamo verso la bancarella della frutta, stando attenta a non urtare chi mi sta intorno. Indico delle mele rosse alla venditrice di fronte a me sapendo che non mi sentirà con tutto questo chiacchiericcio, oggi è ancora più affollato del solito...

Deva passa delle monete dorate alla donna di fronte a noi, nell'allungarle però non arrivano alla mano che le attende, bensì cadono a terra provocando un tintinnio apparentemente innocuo, difficile da udire in quel frastuono.

Io lo sento però. Lo sento amplificato, un rumore che cancella i suoni attorno a me.

Mi ritrovo in un inspiegabile stato d'allerta mentre i miei nervi si irrigidiscono, mi sembra di essere tornata nel campo di fronte al bosco a Nord, mi sembra che qualcuno mi stia osservando, che voglia...

«Daphne!» mia sorella mi sta chiamando allarmata. Batte il piede a terra in maniera nervosa, quasi spazientita.

Esco dalla bolla che mi isola dal mondo esterno e mi accorgo che sia lei che la venditrice mi guardano stranite. Poi vedo le mele appena comprate, sono a terra insieme al sacchetto che stavo tenendo fra le mani fino a poco fa.

«Cosa stai facendo? Che succede?» mi domanda Deva non capendo.

Arrossisco tornando completamente alla realtà circostante, mi chino per raccogliere la frutta che ho appena fatto cadere e la rimetto a posto, a dir poco imbarazzata dalla figuraccia.

«Va tutto bene, scusa... ero solo sovrappensiero!» le rispondo sperando che non domandi oltre. Non me la sento di mentire, non ora che sono così scossa.

Lei mi guarda scuotendo la testa, so che è ancora confusa ma non vuole fare altre domande davanti a degli estranei. Così ne approfitto per consegnarle il sacchetto mentre mi allontano velocemente.

«Devo andare a casa di Thea, mi sono dimenticata di fare una cosa... farò presto, te lo prometto. Ci vediamo a casa!» mi affretto a dire prima che possa controbattere.

Lei si lamenta del fatto che sono sempre lì ma io sono già troppo lontana per continuare ad ascoltarla.

Non mi piace mentire ma non posso mettere mia sorella minore in una condizione ipoteticamente pericolosa... dato che non sto andando a casa di Thea.

Dopo circa venti minuti sono davanti al prato dove ho colto i fiori di Iperico. Non sono un'incosciente ma quel rumore ha fatto scattare qualcosa in me, un istinto primordiale di curiosità che fa muovere le mie gambe senza che io ne abbia il controllo. Giro il capo a destra e a sinistra per controllare per l'ennesima volta che non ci sia nessuno nelle vicinanze e poi mi dirigo verso la prima fila di alberi accucciandomi dietro un arbusto. Inizio a setacciare il terreno spostando foglie e ramoscelli fino a che i miei occhi non vengono catturati da un prepotente scintillio alla mia destra...

Una moneta.

Il mio cuore fa una capriola e la mia mano tramante afferra l'oggetto prezioso. Lo pulisco con il tessuto della mia camicetta e lo ispeziono come se la mia vita dipendesse da esso. E forse è proprio così.

Aggrotto le mie sopracciglia nel momento in cui capisco che non si tratta di una moneta di Gea e nemmeno di una qualsiasi del dominio di Lux... non ne ho mai vista una simile ed io le riconosco tutte, le abbiamo studiate al corso di cultura generale del domino al quinto anno di scuola.

Mi giro verso entrambi i lati per vedere se riesco a scovare altri indizi, ma oltre a me e a quella moneta non vi è nulla, così me la infilo in tasca e furtivamente me ne torno a casa con più dubbi di prima.



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