Capitolo Trentotto

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Una notizia può cambiare il corso di una giornata ma può anche cambiare il corso di una vita.

Mia madre ha accettato di lasciarmi andare questo weekend. Non so spiegare la sensazione che ho provato dentro di me nel momento in cui me l'ha annunciato, una combinazione di sollievo ed angoscia. Sono libera di mettere in atto il mio piano, di scoprire finalmente la verità; questo implica mentire a tutti sulle mie vere intenzioni e immischiarmi in un'impresa di dimensioni non indifferenti... Sono soddisfatta del mio lavoro ma non riesco ad assaporare fino in fondo il gusto della riuscita, l'amaro delle menzogne ne guasta il sapore.

Non so se sia la scelta giusta né se me ne pentirò una volta lontana da Gea, ma so che a volte trovare il proprio destino richiede sacrifici, che magari sul momento sembrano enormi, ma in futuro potrebbero portare alla successo. Se non intervengo adesso, non potrò mai capire il mio ruolo all'interno di questa situazione, sempre che io ne abbia uno...

Preferisco rischiare e rimanere ferita piuttosto che rintanarmi nel mio angolino in attesa che qualcuno mi salvi. Se non lotto io per la mia vita, per la mia verità, nessuno lo farà. Non mi sento una ragazza coraggiosa per natura ma voglio esserlo, e se è vero che ognuno è artefice del proprio destino, voglio scrivere il mio secondo le mie regole.

La mia mente in questo momento non è altro che un flusso impetuoso di pensieri, per questo motivo quando Edra mi da una botta sul braccio per richiamare la mia attenzione, sussulto immediatamente. 

La guardo interrogativa cercando di capire cosa mi abbia appena detto. «Daphne, tocca a te!» esclama mentre mi passa il dado fra le sue mani. Io lo afferro ancora un po' confusa dai miei innumerevoli pensieri e tiro a mia volta proseguendo il gioco. 

È una sorta di tradizione che abbiamo da quando siamo piccole. Si tratta di un semplice gioco con i dadi ma per mia madre - e ormai anche per noi - ha un valore affettivo immenso; le ricorda la sua infanzia, quando era piccola la sua famiglia non possedeva molto denaro e viveva in una condizione di povertà, un giorno lei trovò due dadi per terra e da qual momento, ogni sera si riunivano tutti di fronte al camino per giocare assieme. 

Quindi per noi questo gioco è impregnato di un significato d'amore, un semplice momento dove ci ricordiamo che il legame che ci lega è costruito dal profondo affetto che proviamo l'una per l'altra e che anche se siamo una famiglia piuttosto anticonvenzionale, essendo solo donne, siamo estremamente forti. Abbiamo attraversato qualsiasi difficoltà insieme, ci siamo supportate nei nostri momenti più impegnativi e abbiamo sempre trovato un motivo per vedere  il positivo in ciò che ci accadeva. Siamo una famiglia e non perchè dobbiamo esserlo ma perchè vogliamo esserlo.

Passo il dado a Deva sorridendole più del dovuto, devo trattenere le lacrime che minacciano di scendere dai miei occhi come un fiume in piena. Mia madre mi osserva un po' perplessa ma vedo che il suo sguardo è gioioso, che anche lei sta assaporando la leggerezza di questo momento.

Più tardi, quando è ora di andare a dormire, con la scusa della partenza di Edra e di un momento di tristezza, ci ritroviamo tutte schiacciate come sardine nel letto di mia madre pronte a riposare. 

Guardo fuori dalla finestra e fisso le stelle mentre tutte dormono. Guardo gli astri e ringrazio sottovoce per avere queste tre donne nella mia vita. Guardo gli astri e ringrazio per aver avuto la possibilità di essere amata e di poter amare ogni giorno.



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