Capitolo Sei

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Fare accordi col nemico non è sicuramente nel podio della classifica della mie idee migliori. Tuttavia potrebbe diventarlo se riuscissi a comprendere quello che sta accadendo senza farmi scoprire. È difficile per me mentire alle mie sorelle, ma ho deciso che finché non capirò l'entità della questione, non le metterò in pericolo inutilmente. Il mio istinto di protezione nei loro confronti è più grande di qualsiasi cosa e non rischierò di mettere a repentaglio la loro sicurezza per la mia inarrestabile curiosità. 

Per questo motivo quando Edra prova a venirmi a parlare per l'ennesima volta l'ascolto e decido di ascoltarla, sia perché mi è utile non improntare il discorso su di me e sulle mie ricerche, sia perché ho smaltito gran parte della mia rabbia e quella sua faccia pentita mi intenerisce come sempre.

«Mi dispiace così tanto» inizia agitata «Sono stata un'idiota ieri, avrei dovuto rifiutare! Mi hanno detto che era una solo una breve passeggiata, poi mi hanno chiesto se avevo paura... mi hanno fatta sentire come una bambina! La ragazza di Finn mi ha riso in faccia, non ci ho capito più nulla e sono caduta nel loro gioco... non è successo nulla comunque, quando ti abbiamo incontrata stavamo già tornando...»

«Non avresti comunque dovuto cedere...» non riesco a trattenermi «Tu eri sotto la mia responsabilità. Ho pregato la mamma, mi sono esposta per te!»

«Hai ragione, lo so... credi che non mi senta in colpa? Sono così arrabbiata con me stessa, soprattutto per il fatto che tu mi sia venuta a cercare completamente da sola! Poteva succederti qualsiasi cosa...» si ferma emettendo un sospiro che sembra quasi un singhiozzo «Mi devi perdonare Didi, per favore...» mi guarda con gli occhi lucidi chiamandomi con il soprannome che usa fin da quando siamo piccole, quando il mio nome era troppo difficile da pronunciare per lei.

Mi avvicino e l'abbraccio. Non voglio dire altro, non voglio continuare la conversazione e non voglio ricordare ieri sera e le sensazioni che ho provato.

La stringo e spero che le basti questo gesto. Spero che mi capisca. Ma non ho dubbi che lo farà... lo ha sempre fatto. Infatti ricambia la stretta con il doppio della mia forza e la sento sorridere vicino al mio viso. E dopo aver chiarito mi rintano in camera mia in attesa del mio appuntamento d'affari.

Parto con un largo anticipo perché non riesco più ad aspettare, non riesco a starmene ferma mentre la mia testa minaccia di esplodere dalla quantità di pensieri che produce. Arrivo dopo circa mezz'ora, attenta a non farmi vedere da nessuno.

Una sagoma mi attende nell'ombra. Ma questa volta non mi spaventa come le altre, questa volta ha un nome e so che, almeno per il momento, non mi vuole uccidere.

È appoggiato al tronco di un abete e non indossa il passamontagna ma la divisa color carbone è la stessa. Larga sulle gambe ed infilata nei suoi stivali mentre la parte superiore è slacciata, lasciata a penzoloni sui suoi fianchi, permettendomi di vedere il suo busto muscoloso avvolto da una maglietta nera a maniche corte talmente aderente da rendere visibili le curve dei pettorali fin da dove sono io, al buio.

«Non sono in ritardo!» esclamo prima che mi becchi a fissarlo.

«Lo so» si stacca dall'albero e si avvicina a me «Fammi vedere la moneta.»

La tiro fuori dalla tasca e gliela faccio vedere ma non prima di aver fatto due passi indietro. Non si sa mai.

«Dunque...» inizio «Cosa stai cercando a Gea?»

Si riappoggia all'albero capendo che per riavere la moneta dovrà rispondere alle mie domande.

«Non sto cercando nulla» cosa? 

Ho capito...sta cercando di essere evasivo, un trucco da soldati. Devo fare delle domande più specifiche...

«Perché mi seguivi?»

Oromasis | Il fuoco interioreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora