Capitolo Trentatré

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Non appena la mia famiglia si ritira per andare a dormire, inizio a preparare tutto il necessario per la mia missione. Mi vesto di nero e creo un passamontagna con un vecchio cappello che ormai non utilizzo più da anni, preparo un piccolo zaino riempiendolo con ciò che ho racimolato nel negozietto e in casa: una torcia, un cacciavite, un seghetto, un taccuino, un martello e qualche forcina.

Sono consapevole che all'incirca tutte le parti del mio piano potrebbero avere un esito negativo, ma cerco di non pensarci, sono troppo determinata a scoprire la verità per gettare la spugna ancor prima di averci provato. 

Spesso il mio istinto sovrasta la parte più razionale del mio cervello facendomi prendere delle decisioni discutibili, ma stasera ho la sensazione di essere sulla strada giusta, come se la risoluzione di questo mistero non implicasse solo il soddisfacimento della mia scellerata curiosità.

Afferro le chiavi ed esco di casa cercando di fare meno rumore possibile. Una volta fuori, il cielo sembra meno luminoso del solito, coperto da grossi nuvoloni che presagiscono la pioggia.

Cammino a passo deciso prediligendo stradine secondarie e meno frequentate, fino ad arrivare al Forum. Quando mi arresto sento il cuore in gola.

Di fronte a me si erge l'imponente edificio che ospita la biblioteca di Gea, è un luogo elegante e distinto con un ampio colonnato nella parte frontale che sorregge un'incantevole balcone ricoperto di edera. Attendo dal lato opposto della via controllando che la situazione sia sicura e che non ci sia nessuno nei dintorni. Dopo qualche minuto abbasso il passamontagna fai da te sul mio volto e afferro la torcia dallo zaino mentre mi incammino verso la recinzione che costeggia il lato sinistro dell'edificio.

Esploro il perimetro fino a che non individuo una malformazione nel terreno dove si appoggia la rete che funge da protezione, sposto i ramoscelli e scavo via la terra in eccesso per allargare il buco e riuscire a strisciare all'interno. 

Quando sono dentro al cortile dell'edificio, accendo la torcia e mi avvicino al muro. Striscio sulla parete cercando un'apertura da forzare, e dopo una lunga ricerca trovo una piccola finestrella sopra ad alcuni cespugli che sembra poter essere la soluzione migliore.

Appoggio un piede su un contatore elettrico per potermi dare la giusta spinta per aggrapparmi al davanzale della finestra e, quando entrambe le mani sono ben salde, utilizzo tutta la mia forza per raggiungere la piccola sporgenza che a malapena mi permette di appoggiare la metà del mio fondoschiena.

In un equilibrio più che precario, estraggo dallo zaino l'occorrente per procedere alla manomissione dell'apertura: afferro il cacciavite, lo poso nel canale lungo cui scorre la finestra e lo colpisco con il martello per cercare di ampliare la guida di scorrimento.

I primi tentativi fallimentari mi fanno quasi demoralizzare ma ho fatto troppa strada per darmi per vinta proprio ora, quindi proseguo senza permettere alla mia mente di vagare oltre fra i pensieri. Dopo qualche minuto finalmente, la parte inferiore della finestra emette un sonoro crack e con immenso stupore apprendo di essere riuscita nel mio intento.

Rimango immobile per qualche secondo, non riuscendo a capacitarmi di esserci riuscita veramente, sia per il fatto che ho deliberatamente fatto irruzione in un edificio pubblico, ma soprattutto perchè ho raggiunto l'obiettivo che mi sono prefissata con risolutezza. Bisogna guardare il lato positivo nella vita.

Faccio scorrere la finestra verso l'alto e illumino l'interno dell'edificio: mi ritrovo in un ripostiglio pieno di attrezzi per il giardinaggio e per le pulizie. Constatata la tranquillità della stanza, faccio un balzo all'interno.

Mi avvicino alla porta sperando di trovarla aperta ma le mie preghiere non vengono esaudite, una giusta punizione divina. La porta è chiusa ma non demordo e tiro fuori dal mio zaino le forcine che ho rubato a Edra. Armeggio con la serratura per una quantità di tempo indefinita, mi sembra di essere qui da anni, anche se probabilmente si tratta solo di qualche minuto... fino a che non sento un clic, ed esattamente come è successo poco fa con la finestra, quando abbasso la maniglia della porta quest'ultima si apre mostrandomi un oscuro corridoio su cui affacciano molte altre porte.

Oromasis | Il fuoco interioreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora