Capitolo Trentanove

18 2 7
                                    

Lo zaino che ho preparato qualche giorno fa pesa sulle mie spalle come un macigno quando  saluto le mie sorelle e mia madre. Mi sorridono felici, convinte che finalmente potrò assecondare la mia passione... Mi mordo l'interno della guancia dal nervoso mentre il senso di colpa si fa sempre più intenso.

Mi lascio alle spalle la mia casa, la mia vita, per tuffarmi in un mare di incognite. Non ho idea di quello che mi aspetterà nel mio viaggio verso Solis. Probabilmente sarà un'esplorazione pericolosa e difficile, mi metterà alla prova e forse incontrerò vari ostacoli sul mio cammino, ma so di star facendo la cosa giusta. Sono sicura che attraverso questo gesto all'apparenza incosciente, potrò avere una visione più chiara dell'intera situazione.

Ho un po' di timore a rimanere da sola nel bosco, soprattutto ora che non so ancora gestire il mio potere, sono spaventata all'idea che potrebbe accadere qualcosa che mi metta in stato di allerta facendo scatenare le scintille e mettendomi in pericolo. Io sono un pericolo per me stessa al momento...

Mi dirigo verso il laboratorio di ricerca - almeno apparentemente, per non destare sospetti - ma non mi fermerò lì, perchè all'ultimo incrocio prima di arrivare all'edificio, proseguirò verso Nord per arrivare al bosco dove sono scappata con Blake. Voglio arrivare alla radura per l'ora di pranzo.

Non so cosa farò dopo, mi affiderò al mio istinto. Ed ecco il primo punto critico del mio piano. So che probabilmente si tratta di un'idea davvero irragionevole, che potrei perdermi nel bosco o che qualcuno potrebbe catturarmi... ma se non lo faccio oggi, potrei rimanere schiacciata per sempre dal peso dei segreti. In più, secondo uno dei volumi più logori della mia personale libreria, che si occupa di sopravvivenza, per dirigermi a Nord - dove credo che si trovi Solis - non devo fare altro che impiantare per terra un bastone alle ore dodici per farmi indicare dalla sua ombra la direzione del Nord. Per sicurezza però, ho portato con me anche la bussola...

Percorro attentamente la strada che ho fatto con Blake quando stavamo scappando dalle due guardie qualche giorno fa, girandomi ogni cinque minuti e nascondendomi per controllare di non essere vista o seguita. Mi muovo attentamente fra gli abeti e mi assicuro di non calpestare le foglie secche o i ramoscelli, la bussola mi guida durante tutto il percorso. 

Dopo qualche ora arrivo finalmente alla radura che cercavo. Il sole brilla sopra di me, segnando con precisione mezzogiorno; la luce che si riflette nella pozza è differente dall'ultima volta, la illumina come un prezioso smeraldo, il colore è più intenso e ipnotizzante. 

Lascio il mio zaino dietro ad un masso e mi avvicino al corso d'acqua per rinfrescarmi, non so quando riavrò l'opportunità di lavarmi in questi giorni, quindi meglio approfittarne finché ne ho l'occasione. Mi lascio avvolgere da quella sostanza smeraldina che conferisce sollievo al mio corpo, allevia la fatica della camminata a cui non ero per niente abituata. 

Ma non mi concedo troppo tempo perchè devo trovare un riparo per la notte, non so se riuscirò a raggiungere Solis prima che faccia buio, non ho idea di dove si trovi... quindi riprendo la mia camminata issando nuovamente il pesante zaino sulle mie spalle dopo essermi rivestita.



Cammino da così tante ore che le mie gambe bruciano ad ogni passo, non mi sono fermata se non per pause che sono durate meno di un minuto, giusto per bere qualche sorso di acqua, per paura di non riuscire a trovare un riparo per la notte.

Il cielo comincia a tingersi d'arancio, il che vuol dire che il tramonto è vicino. L'ansia compare nei meandri della mia mente, come una sorpresa indesiderata... non ho proprio voglia di scoprire quali creature si aggirino da queste parti durante la notte, proprio come mi ha detto Blake l'ultima volta. 

Cammino più velocemente nella disperata ricerca di qualcosa che mi aiuti a nascondermi, non so nemmeno io cosa... la vegetazione inizia ad infittirsi e gli sprazzi di luce - ormai tenue - diventano sempre più radi.

Poi come un miraggio, di fronte ai miei occhi compare una piccola casetta di montagna in legno scuro, non sembra tenuta benissimo, ha qualche tavola aggiunta qua e là per rattoppare qualche danno. Dal camino esce una nube di fumo, segno che qualcuno è in casa... decido di spostarmi fra gli alberi in attesa di capire chi sia il proprietario, se sia pericoloso o meno.

Attendo qualche minuto dietro ad una grossa quercia prima di scorgere la sua figura uscire nella modesta veranda. Si tratta di un uomo esile ed anziano, un berretto di lana è appoggiato alla sua testa mentre si china per afferrare qualche ciocco di legno, probabilmente per il camino. Durante questo movimento un piccolo gattino rosso si strofina fra le sue gambe e lui, con la mano libera, gli accarezza la testolina. Sorrido nel constatare che sia una brava persona, almeno con gli animali. Ma per me è meglio non rischiare di essere vista. 

Non appena la figura torna dentro casa, mi dirigo verso il piccolo magazzino che ho individuato poco fa a destra della casa, sembra che la porta principale sia socchiusa e potrebbe essere il luogo perfetto per nascondersi durante le ore di buio. 

Controllo nuovamente il perimetro e l'entrata dell'abitazione principale per essere sicura e con uno scatto mi dirigo verso il mio possibile rifugio. Tiro fuori la torcia dal mio zaino e inizio ad ispezionare la stanza, intorno a me vedo solo attrezzi da lavoro e cataste di legna. In un angolino nascosto scorgo un ammasso di fieno, probabilmente l'uomo possiede alcuni animali da fattoria. Mi stendo sopra ad esso, esausta dalla giornata, non prima di aver indossato un pesante maglione. Estraggo il coltellino e lo appoggio per terra, proprio di fianco a me, sperando di non doverlo utilizzare mai. 

Mi lascio andare ad un lungo sospiro, butto fuori tutta la tensione accumulata. Stiracchio le mie gambe doloranti e chiudo gli occhi. Non sono certa che riuscirò a dormire questa notte, il mio corpo è stanco ma la mia mente è in costante stato di allerta...

Chissà cosa penserebbe mia madre vedendomi qui, stesa sul fieno del magazzino della casa di uno sconosciuto, in una terra sconosciuta e proibita... Le mie azioni hanno raggiunto un punto di non ritorno, se tutto andrà bene tornerò a casa senza che nessuno mi scopra, ma io mi sentirò così diversa dopo tutta questa avventura, dopo aver scoperto così tanti segreti, dopo essermi messa in gioco in questo modo. 

Se invece le cose andranno male, il mio futuro si trasformerà irrimediabilmente in un incubo, potrei anche non fare più ritorno...

Mi irrigidisco immediatamente non appena sento un rumore provenire dall'entrata del magazzino, la mia mano trova subito il coltello di fianco alla mia testa, tremando esageratamente. Cerco di rimanere immobile per non fare alcun suono, per rimanere invisibile. Non sono pronta ad uno scontro, non sono dannatamente pronta ad uno scontro. Sono troppo esausta e il mio corpo chiede pietà dopo la faticata di oggi, in più, non sono capace a combattere... non so nemmeno come si usi un coltello durante un combattimento!

Ma il mio cuore si scioglie nel momento in cui davanti ai miei occhi compare il grazioso gattino rosso di prima. Si avvicina con curiosità cercando di annusarmi. Il coltello cade dalle mie mani atterrando sul fieno, quasi mi viene da piangere dal sollievo.

E piango davvero. Lascio andare tutta la mia frustrazione e la paura tra le mie lacrime, le lascio scorrere via. Non mi ero resa conto di sentirmi così sola finché non ho visto qualcuno, qualcosa.

Così mi abbandono al pianto come un fiume in piena, senza vergogna di me stessa abbraccio la mia solitudine in silenzio, proprio mentre il piccolo gattino sale sulle mie gambe ed inizia a fare le fusa. 



Oromasis | Il fuoco interioreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora