Capitolo Cinque

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Congelamento.

Questo è ciò che sento in tutto il mio corpo. Non un muscolo che si muove, immobile nel mio silenzio. Sono in attesa, sto pensando. Mentre il sangue è ghiacciato, il mio cervello invece galoppa ad un ritmo preoccupante cercando di decidere come dirigere il mio corpo nei prossimi secondi che verranno.

Scappo o reagisco?

Sono estremamente sicura che la risposta corretta sia la prima, senza ombra di dubbio. Ma la mia mente e il mio cuore sono d'accordo sul fatto che la curiosità li attanaglierebbe entrambi se non mi decidessi ad agire ora che ne ho finalmente l'opportunità, oltre ad essere munita di difese.

Così in un impeto di coraggio fletto lentamente le mie ginocchia e mi accovaccio tra l'erba che mi nasconde almeno le mani, intingo il dardo nella pomata e afferro la vecchia cerbottana. Conto fino a tre e senza preavviso inizio a correre verso la sagoma cercando di prendere la mira. Questa è l'unica parte del piano improvvisato che mi rende sicura dato che so di essere abbastanza precisa quando mi impegno.

La sagoma, che non si aspettava minimamente una mia reazione, se non quella di scappare, inizia la sua ritirata verso il bosco colta di sorpresa. Io però corro più forte, corro come non ho mai corso in vita mia, voglio giustizia e farò di tutto per ottenerla.

Dopo aver quasi perso un polmone per lo scatto fulmineo, prendo l'ultimo respiro che il mio corpo sembra in grado di fare e scaglio il dardo... si libra in aria per un tempo che mi sembra un'eternità per poi atterrare e conficcarsi esattamente tra la spalla e il collo della figura di fronte a me. In un primo momento barcolla, come scioccata dal fatto che io, una ragazza all'apparenza  indifesa e fifona, possa aver reagito. Il suo ginocchio sembra cedere facendola cadere in un batter d'occhio data la velocità della sua corsa, rendendola un ammasso di incoscienza qualche secondo dopo.

Un vero colpo di fortuna.

Mi precipito verso l'individuo sapendo di aver a disposizione meno di cinque minuti per bloccarlo, legarlo o impedirgli di reagire una volta sveglio. Sfilo velocemente i lacci delle mie scarpe e provo a legare i suoi polsi e le sue caviglie con i nodi più saldi che conosco... non mi sarei mai immaginata di riuscire a catturarlo, il mio piano quindi non si sviluppava oltre al lancio del dardo. Sono totalmente impreparata e stupita da me stessa e dalle mie prestazioni.

Non appena completo il mio lavoro rimango ferma cercando di trovare il coraggio per togliergli il passamontagna che copre il suo viso. La situazione è talmente surreale che non riesco a capacitarmi di essere riuscita nel mio intento, non ho certezze che quella che mi circondi non sia altro che una realtà onirica e io sia ancora nel mio letto. Ma anche se lo fosse devo muovermi e fare qualcosa.

Prima di rivelare il misterioso volto, sfilo dalla sua cintura un coltellino che rimane ben in vista,  nel caso dovessi averne bisogno. Non che io sia effettivamente capace di farlo, ma meglio lasciare il beneficio del dubbio.

Prendo coraggio e tolgo il passamontagna.

Rimango attonita da ciò che si presenta davanti ai miei occhi, mi aspettavo un brutto energumeno viscido e baffuto ma quello che ho di fronte è esattamente l'opposto. È un ragazzo ed avrà pochi più anni di me, se non erro... il suo volto è candido, lineamenti marcati ma allo stesso tempo armoniosi, mascella squadrata e ben definita da dolci boccoli corvini che accarezzavano la sua pelle costellata da lentiggini qua e là.

È indubbiamente bellissimo, ma è anche uno stalker.

«Hai intenzione di guardarmi ancora per molto?» una voce mi fa trasalire abbattendo la bolla creata dai miei pensieri.

Oromasis | Il fuoco interioreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora