Capitolo Nove

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Edra è di fianco a me e ci troviamo in una sala d'attesa all'interno del Palazzo del Consiglio di Gea. Mi avvicino a lei senza farmi notare e sussurro il più piano possibile «Ricorda di non lasciarti scappare nulla... nemmeno quello che ti ho confessato giorni fa! Diremo che quella sera alla festa di Alba è stata solo una bravata e che non appena vi siete accorti dello stupido errore, vi siete subito pentiti e io vi ho trovato...Mi hai capita?»

«Certo! Non ti metterei mai nei guai...non devi nemmeno dirmelo!» risponde lei sottovoce guardando di fronte a sé. Sta stringendo nervosamente le sue mani sul grembo.

Mi rimetto dritta e annuisco, più a me stessa che a mia sorella. Una nube di grigi pensieri e preoccupazioni avvolge la mia testa. Mi sento come se stesse per travolgermi una tempesta, percepisco l'apparente calma prima della burrasca.

«Edra Scott, la prego di seguirmi» dice la guardia che si trova di fronte a noi aprendo una porta sulla destra.

Io mi alzo di scatto insieme a lei «Cosa? È stato detto che doveva essere accompagnata, lei non ha conseguito la maggiore età!» alzo la voce un po' troppo agitata. Cerco di ricompormi quando l'uomo fa un passo verso di me con l'intenzione di intimidirmi. E ci riesce.

Le mie mani iniziano a prudere. D'istinto le porto dietro alla mia schiena anche se sono certa che non si veda nulla... devo mantenere la calma. Mia sorella può cavarsela da sola, so che non mi tradirebbe mai ammettendo che non è la prima volta che mi addentro nel bosco. Sono solo spaventata dal fatto che potrebbe essere messa sotto pressione e farsi scappare qualche informazione senza accorgersene. Ma non ho scelta, devo fidarmi.

«I colloqui non hanno bisogno di supervisione. Lei sarà la prossima, si prepari.» Non si scompone e accompagna Edra alla porta indicata.

Spero con tutto il mio cuore che riesca a rimanere tranquilla almeno all'apparenza, un qualsiasi cenno ambiguo e potrebbero sospettare di noi. Di me.

Non sto cercando di coprire Blake la spia, non mi interessa nulla di lui. Ma c'è qualcosa dentro di me, un istinto o meglio, un sesto senso che mi suggerisce di mantenere i miei segreti ed attendere. Oltre al fatto che se dichiarassi la realtà dei fatti probabilmente sarei processata per alto tradimento.

«Daphne Scott, è il suo turno. Da questa parte.» Lo stesso uomo mi accompagna verso un'altra porta, sulla sinistra. Questo vuol dire che i colloqui saranno condotti da persone diverse, il che potrebbe giocare a nostro favore. Mi alzo nuovamente e lo seguo.

La stanza in cui mi conduce è angusta ed inquietante. Le pareti ricordano la pelliccia di un topo chiazzate da qualche agglomerato di muffa. Sembra decisamente un posto dove potrebbero interrogare un criminale.

Chissà se Edra è in un posto simile a questo. Chissà se ha paura.

È completamente spoglio, l'unica eccezione è fatta per l'anonimo tavolo rettangolare e due sedie che vengono illuminati da una lampadina che sbuca dal soffitto, ovviamente senza alcun tipo di paralume.

Molto inquietante.

Ma la cosa che mi fa rabbrividire di più è il segretario Webb che se ne sta in piedi appoggiato allo schienale della sedia guardandomi con un ghigno malefico. Non è un uomo di molte parole, sembra preferisca rimanere sempre in disparte, nell'ombra, come se gli appartenesse. Avverto un certo timore quando mi trovo intorno a lui, una sensazione ambigua. Una compostezza agghiacciante.

«Daphne Scott, prego si sieda.» mi invita calmo mentre indica la sedia malmessa di fronte a me. Un po' titubante mi dirigo verso di essa e mi siedo facendola scricchiolare almeno una decina di volte... nel silenzio solenne della stanza quei rumori si amplificano e io mi sento in estremo imbarazzo, quindi cesso di muovermi nonostante sia scomoda in questa posizione.

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