Capitolo Uno

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Gea, villaggio situato ad Est della collina del vento.

Il proibito ha sempre un fascino misterioso, più cerchi di non pensarci e più ti attira verso di sé... più guardi dall'altra parte e più i tuoi piedi procedono per portarti proprio dove la tua testa ti dice di non andare. Ma il tuo istinto sì. E così ti trovi nella sua ragnatela ancor prima di accorgertene. E più ti muovi, più ti invischi.

Quando qualcuno proibisce qualcosa dovrebbe mettere in conto che non spiegando il motivo della proibizione, potrebbe addirittura incitare a commettere l'azione che si vuole evitare.

A Gea è proibito superare il confine del bosco a Nord.

È una legge, un categorico divieto che viene punito severamente ma nessuno sa il perché e a nessuno importa scoprirlo.

Non sto per oltrepassarlo ma essere di fronte ad esso mi rende pensierosa e soprattutto curiosa, lo guardo con interesse come se fra qualche abete possa manifestarsi la risposta alle mie domande.

«Daphne!» una voce mi chiama irrequieta da lontano.

Mi giro velocemente per capire chi sia e vedo Eyra, la tata del villaggio con un'espressione enigmatica sul volto.

«Eyra arrivo! Sono venuta a raccogliere delle Calendule per Gunnar! Quelle vicino al villaggio erano poche e mi sono dovuta allontanare un po'...» qualche centinaio di metri.

«Daphne!» ribadisce lei perentoria.

L'espressione sul suo volto non delinea nessuna dolcezza, anzi.

Abbandono l'idea di proseguire nel mio compito, recupero il mio cesto intrecciato in vimini e mi cimento in una corsetta per farle capire che non ho intenzione di rimanere in quel prato un secondo di più, con lei che  continua a fissarmi in quel modo.

Eyra è una donna sorridente e gentile, ma quando qualcuno trasgredisce le regole, i suoi corti ricci color miele diventano come piccole serpi pronte ad attaccare. È autoritaria, a tratti inflessibile ma è sempre stata molto abile nel suo lavoro.

«Porta le erbe a Thea e corri al Forum, tua madre ti sta cercando.» dice andandosene.

Mi avvio velocemente verso il laboratorio di Thea, la sciamana guaritrice del villaggio nonché mia grande confidente. Quella donna è una delle persone più sveglie ed intelligenti che io conosca, ha una memoria fenomenale e riesce a ricordare i nomi di qualsiasi pianta o fiore presente nel territorio di Gea. Spesso la aiuto a raccogliere quello che le serve dato che è sempre impegnata e lei, in cambio, mi regala qualche antidoto o farmaco omeopatico.

«Thea, ho preso la Calendula, non hai idea! Ho trovato un prato in cui ci sono centinaia di fiori vicino al bosco a Nord... perché non è possibile arrivare fino a lì?» le confesso la mia scoperta nonostante io sappia già cosa risponderà, difatti si volta guardandomi intensamente.

«Se vigono delle regole bisogna rispettarle, Daphne. Non puoi cercare di modificare tutto ciò che non ti va bene.»

Non sono per nulla d'accordo, ho sempre creduto che ogni cosa possa essere cambiata quando non dà alcun vantaggio. È il principio della vita, un ciclo costante di morte e rinascita, di cambiamento.

«Perché no?» chiedo sapendo che la sto innervosendo come solo io so fare.

«Non domandare troppe cose e accetta ciò che i saggi hanno scelto per il tuo benessere, per favore...» e con quest'ultima frase decido di non domandare oltre, non volendo discutere con lei. Sono estremamente curiosa ma so quando fermarmi.

«Come sta Gunnar?» decido di cambiare discorso vedendo le piccole rughe sulla sua fronte distendersi.

«Sta migliorando e non appena gli preparerò l'unguento alla Calendula starà ancora meglio, vedrai!» mi rassicura lei.

Oromasis | Il fuoco interioreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora