Capitolo Quaranta

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La notte passa in un baleno, la stanchezza accumulata ha fatto il suo dovere. Ho dormito come un ghiro per qualche ora, ma non appena inizio a sentire dei rumori fuori dal magazzino mi alzo immediatamente. Sposto il tenero gattino dalle mie gambe e lo accarezzo prima di salutarlo per l'ultima volta, ringraziandolo per la preziosa compagnia.

Sbircio attraverso la porta d'entrata per controllare che la situazione sia tranquilla; qualche minuto più tardi sono già nel bosco riprendendo la mia marcia sostenuta. 

Sono molto fiera di me stessa per essere riuscita ad affrontare la notte, per essere qui ora, ma soprattutto per essermi liberata delle mie ansia e delle mie paure. Dopo il pianto mi sono sentita svuotata, in un primo momento ho creduto che fosse qualcosa di negativo ma successivamente ho compreso che il vuoto si può sempre riempire di nuovo. È un punto di partenza.

Sono speranzosa di raggiungere Solis nelle prossime ore, se c'è un'abitazione vuol dire che la città non dovrebbe essere troppo lontana. Inoltre gli alberi iniziano a diradarsi e la luce brillante del mattino filtra prepotentemente tra le loro fronde.

Dopo qualche ora di cammino finalmente inizio ad intravedere la Città del Sole.

È maestosa ed imponente, esattamente il contrario di quanto credevo... è situata sopra un grosso colle e si sviluppa in altezza seguendo il pendio naturale dell'altura con piccole casette bianche ed avorio, alla sua base invece si estendono enormi campi coltivati dove riesco a scorgere dei braccianti che probabilmente hanno appena iniziato il loro turno di lavoro.

Saranno più o meno le sette del mattino, ne sono quasi sicura; il sole bacia la città che si espande davanti ai miei occhi come se fosse il suo bene più prezioso, la luce la rende un gioiello brillante che splende immacolato nella rigogliosa vegetazione che la circonda.

Ora capisco perchè porta questo nome...

Mi trovo esattamente dietro ad una quercia, ben attenta a rimanere più nascosta possibile. Non so come potrebbero reagire queste persone se mi vedessero, non ho idea di quanto pericolose siano... qui si fa sul serio, non sono più nel mio piccolo villaggio e devo prestare la massima attenzione.

Il mio piano consiste nel cercare di intrufolarmi nella città senza sembrare una straniera e di carpire quante più informazioni possibili una volta al suo interno.

Noto che il bosco in cui mi trovo prosegue fino alle pendici del colle, così decido di continuare a camminare fra gli alberi fino alla sua fine. Anche la vegetazione è diversa qui, ci sono una miriade di fiori che non ho mai visto: alcuni assomigliano a delle primule ma ogni petalo ha un colore diverso, altri sembrano dei narcisi caratterizzati però da un colore dorato che non saprei nemmeno descrivere. Appare tutto così mistico, è un ambiente nuovo ricco di storia nascosta, un tesoro occulto, per pochi...

Mi mantengo nella penombra del viale alberato che costeggia la strada che porta fino all'entrata della città, stando ben attenta a non farmi notare dai lavoratori che affollano i campi alla mia destra. Più mi allontano da quella bellissima foresta, più inizio a scorgere le graziose abitazioni che credo siano tipiche di questo luogo... sono differenti da quelle di Gea, le nostre sono costituite da pietre di color grigio scuro, mentre quella che mi trovo davanti agli occhi è una distesa di avorio scintillante, si tratta di un materiale che non ho mai visto. 

Tutto sembra più vivido ma allo stesso tempo irreale, come un paesaggio che si può sognare la notte, la cui brillantezza fa sobbalzare il cuore. Rimango estasiata da questo luogo, mi sento all'interno di una favola...

Dai vicoli cominciano a spuntare le prime persone ed io mi agito un poco avendo paura di sembrare fuori posto per via del mio zaino o del mio aspetto trasandato... così afferro il cappello e lo abbasso fino a sopra i miei occhi per provare a mascherare al massimo la mia presenza. Qualcuno si gira a guardarmi, ma non così tante persone come mi aspettavo.

Seguo la strada principale finché non mi conduce ad un'ampia piazza dove vi è un via vai non indifferente, un grande mercato caratterizzato da decine di bancarelle si estende per tutta la sua grandezza. Vi è ogni tipo di prodotto: frutta, verdura, abiti, dolci... i venditori chiamano a gran voce elogiando la bontà dei propri prodotti, mentre gli abitanti si aggirano da un banchetto all'altro indaffarati. 

Osservo con curiosità questa realtà così simile alla mia. Le persone vivono tranquillamente la loro vita, chissà se sanno che esiste altro oltre alla loro città...

«Spostati ragazzina, non ho tutta la mattina!» esclama qualcuno dietro di me scontrandosi con la mia spalla e superandomi.

Mi scanso immediatamente, impaurita di attirare troppa l'attenzione. «Mi scusi!» ma lui ormai se n'è già andato.

Mi avvicino ad una bancarella che vende pane e dolci per evitare di rimanere come una sciocca in mezzo alla strada, in più non mi dispiacerebbe un bantiz. 

Sto per fare la mia richiesta al venditore, quando mi ricordo di non avere soldi con me, di non avere i soldi che si utilizzano a Solis. Così abbasso lo sguardo e me ne vado prima di destare sospetti. Se ho intenzione di rimanere da queste parti, devo rimediare qualche moneta o non sopravvivrò fino al termine del weekend, ho solamente qualche noce e tre mele. 

Continuo a camminare osservando ciò che mi sta intorno, ci sono così tanti negozietti invitanti, non è affatto come mi aspettavo...

Sgranocchio qualche noce per recuperare un po' di energia mentre proseguo verso una direzione indefinita, finché il guscio nella mia mano non mi cade per la sorpresa.

Di fronte a me c'è l'anziano che ho incontrato nel panificio a Lux, quello che sapeva la mia provenienza. Ed è fermo a fissarmi fra la gente sfoggiando un sorriso beffardo.


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