23.passato e risveglio

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KATIE'S POV

Arrivo al parco in 5 minuti. mi siedo sull'altalena. è ora di pranzo quindi non c'è nessuno al parco. mentre mi muovo su e giù provo a non pensare. l'ho fatto per tutta la notte e ci ho ricavato solo un grande mal di stomaco. in fondo tra poco saprò il verdetto: colpevole! metto la testa in dietro, chiudo gli occhi e mi faccio cullare. sento l'aria che mi accarezza le guance e che gioca con i miei capelli. ripenso a quando ero piccola e passavo pomeriggi interi al parco con Sydney. allora non c'erano ragazzi e non ci importava neanche cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato. il tempo ci sembrava infinito mentre ora non sembra mai bastare. mi viene un sorriso ripensando a quando giocavamo a fare le spie o le spadaccine. pensavamo di essere invincibili, forse lo eravamo anche perchè non sapevamo cosa ci riservasse il futuro. non avrei mai pensato di trovarmi in questa situazione. non ho mai voluto avere problemi, volevo stare tranquilla e felice con la mia amica e invece tutto è cambiato. 

riemergo dal mio stato di trance perchè sento qualcuno tossire. apro gli occhi e muovendomi su e giù scorgo la sua figura: Erik. ecco che il presente si fa risentire. cerco di bloccare il mio dondolio con i piedi, ma devo tentare più volte. non mi ero accorta di andare così veloce.. quando finalmente mi fermo, mi alzo e cautamente mi avvicino a lui. 

-ehi- dice dopo qualche attimo di silenzio

-ciao- dico con un sussurro. non so neanche se mi ha sentito. non riesco a guardarlo negli occhi

-come stai?-

uno schifo.. -bene te?- non mi risponde. prendo coraggio e lo guardo. non mi ero accorta fosse così vicino.

-oh Katie mi spiace così tanto per ieri..- dice triste. non so cosa dirgli -mi spiace per cosa è successo con Patrick..- a chi lo dici. - mi vergogno di come mi sono comportato, soprattutto perchè c'eri te!- 

perchè ti stai scusando? sono io in torto! -io.. io- non riesco a parlare. perchè?? apri la tua stupida bocca e chiedigli scusa idiota!! 

-è tutta colpa mia- gli dico quasi gridando. sto stringendo il bordo del maglione così forte che le nocche sono tutte bianche. -non sarei mai dovuta andare alla festa. mi spiace- dico 

-no no non è colpa tua. è mia. Patrick si comporta così con te a causa mia. vederci insieme lo ha fatto infuriare e quindi ora ti usa per arrivare a me! e io ieri gli ho dimostrato che ha ragione.- si avvicina ancora di più e mi abbraccia. io non oppongo resistenza, ma non riesco neanche a contraccambiare. in fondo sono in torto. sapevo che lui si sarebbe dato la colpa perchè è un ragazzo fantastico. sento il suo respiro sul collo che mi crea scosse che attraversano tutto il corpo. lentamente si stacca da me e mi guarda con occhi tristi.

-perchè ti odia?- gli chiedo all'improvviso. non so neanche perchè glielo chiesto. anche lui sembra spiazzato. mi riprendo. -scusa, cioè non me lo devi dire se non vuoi. non sono affari miei quindi..- interrompo il mio sproloquio perchè mi sta accarezzando la guancia. lo guardo e vedo che mi sorride dolcemente.

-te lo dirò- dice con un sospiro. siamo così vicini, e lui non ha ancora tolto la mano dal mio viso. a guardarlo sembra sollevato e angosciato allo stesso tempo. non riesco a muovermi incantata dai suoi occhi verdi. riesco solo a dire un flebile -okay- 

inizia a raccontare.

-quando eravamo piccoli io e Patrick eravamo inseparabili. avendo solo un paio di anni di differenza eravamo come fratelli. passavamo giornate intere a giocare e a nasconderci dai nostri genitori e da mia sorella. eravamo compagni di giochi e di avventure. eravamo felici e spensierati. tutto iniziò a cambiare dopo la nascita di sua sorella Emily. i genitori di Patrick litigavano sempre perchè il padre passava troppo tempo al ristorante mentre sua madre voleva che stesse un po' con i figli. in casa sua c'era tensione e questa si riversò anche su di lui. piano piano il bambino solare con cui giocavo si trasformò in un piccolo ribelle. sfrontato, maleducato e arrogante. si allontanò da me e da tutti quanti. suo padre, vedendo il suo comportamento, lo paragonava a me. diventai il nemico, colui da sconfiggere. ero il modello da seguire per suo padre. l'unica persona che ascoltava e lo faceva tornare spensierato era sua madre. lui stravedeva per lei. avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei. quindi capirai che quando è morta nell'incidente insieme ai miei genitori e suo padre mi ha preso sotto la sua ala lui è diventato la persona che è ora, e io sono diventato la persona che odia di più al mondo.-

che storia triste. non mi aspettavo certo che Patrick avesse un tale passato. mi spiace per lui.. ma questo non giustifica il suo comportamento. in fondo è Erik quello che ci ha rimesso di più. non ha più i suoi genitori e non posso che essere grata allo zio per essersi preso cura dei suoi nipoti. sembra brutto da dire, ma Patrick è egoista! vede solo la propria sofferenza e infierisce sugli altri per sentirsi meglio. 

-perchè sei arrabbiata?- cosa?? 

-come?-

-hai una faccia infuriata- dice toccandomi con l'indice un punto in mezzo alle sopracciglia.

-e che.. credo che Patrick sia egoista. non pensa che anche tu stai soffrendo!- dico con tono indignato. -non è giusto che se la prenda con te per  l'incidente! non è stata colpa tua!- dico quasi strillando, sono fuori di me

-in realtà.. è stata davvero colpa mia.- dice guardando per terra. cosa??

PATRICK'S POV

sento caldo, tanto caldo. mi sposto un po', ma sento che qualcosa di pesante mi blocca. che diavolo è? apro piano gli occhi e subito me ne pento. troppa luce! subito la sbronza di ieri si fa sentire. ho un enorme mal di testa. sento le orecchie rimbombare e anche provare a pensare fa male. ho un sapore metallico in bocca e ho tanta sete, ma so già che se proverò a bere qualcosa rimetterò tutto. provo a girarmi per vedere cosa mi opprime. riesco a percepire il movimento di ogni muscolo ingigantito nelle mie tempie. credo che sto per morire! sdraiato accanto a me c'è qualcuno girato di schiena. dalle curve che si intravedono da sotto il lenzuolo presumo sia una donna. bene, mi sono dato da fare ieri... non provo neanche a scoprirei cosa sia successo, la voglio solo fuori dal mio letto così che possa riposare in pace!

-ehi!- le dico toccandole la spalla. sento un rumore e poi vedo che si gira. è Jessica. perfetto.. e ora come me la scrollo questa?

-buon giorno!- dice sensuale.

-vammi a prendere una aspirina- dico. prima le cose importanti

-non so dove sono..- dice spiazzata dalla mia richiesta

-ma voi donne non avete un'intera farmacia nella borsa?- dico seccato. 

-a meno che tu non abbia le mestruazioni..- dice. pensa di essere divertente?

-allora vattene!- dico rigirandomi dall'altra parte. proprio inutile..

-ma come non vuoi un po' di sollievo?- mi dice all'orecchio mentre le mani scivolano sotto il lenzuolo alla ricerca del mio pacco.

-la tua voce mi da solo fastidio. via!- dico facendole segno con la mano. scocciata esce dal letto e si riveste con calma. prima di andare tenta di dirmi altro, ma io la ignoro. mi sembra di avere un martello pneumatico in testa! non mi sorprende.. ieri sera ho bevuto come una spugna dopo che Erik e Katie se ne sono andati. chissà che starà facendo.. non ho idea di cosa fare. riesco ancora a vedere la sua faccia quando lo ha visto entrare. riesco a sentire la sua voce incerta e tremolante quando ci ha detto che se ne andava a casa. mi sento male, e non è solo colpa della sbronza. avrei dovuto seguirla, invece non l'ho fatto.  e ora tutto è svanito. la complicità instaurata, le risate spontanee, l'attrazione tra di noi. tutto ciò è sfumato! sento bussare alla porta. chi cazzo è?

-Emily sparisci se non vuoi che ti trancio a metà!- dico infuriato

-wow come siamo socievoli di mattina..- dice il mio sorridente amico.-come stai?-

-di merda..- gli dico parlando nel cuscino e mettendomi a pancia sotto

-immagino. credo tu ti sia scolato tutta la birra della festa. va bene che era il tuo compleanno, ma..- dice deridendomi

-non ci voglio più pensare..- dico con un sospiro

-lo so.- dice diventando serio.

-dove cavolo te ne sei andato ieri?- gli chiedo ricordandomi di non averlo più visto

-ho accompagnato Katie a casa, ricordi?-

Katie? provo a tirarmi su per guardarlo in faccia ma l'unico risultato che ottengo è la nausea. ritorno a posto

-Katie? come sta?- dico sconfitto

-non lo so..- 

dopo qualche momento di silenzio dico quasi sospirando  -e ora che faccio Mike?- 

-non lo so, amico..non lo so..- mi dice rassegnato





attrazione e fascino: una vendetta imprevedibile  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora