Capitolo 38.

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MAY'S POV

Cammino tra le strade buie di Londra, sono le 21 e in giro, in questo quartiere non c'è quasi nessuno.

Sto cercando di mettere in pratica il consiglio di Devonne: seguire il mio cuore.

Alla mia destra noto un parco, poco illuminato e stracolmo di alberi, delimitato da una vecchio recinto in ferro. Decido di oltrepassare il cancello, il vento soffia e fa svolazzare le foglie secche, l'unico rumore udibile sono le foglie che vengono calpestate da me. Mi guardo intorno e noto alcune panchine, anche loro devastate dal tempo, mi siedo su una di esse, prendo un respiro profondo e tiro fuori il mio cellulare.

HARRY'S POV

Sono sul letto in camera e non credo che il soffitto sia mai stato interessante come in questi giorni.

Non ho parlato con nessuno, né con Anne, né con Niall o suo padre, li ho evitati il più possibile, limitandomi a vivere tra le mura della mia camera.

Il cellulare sul mio comodino vibra illuminandosi, allungo il braccio e lo porto davanti al mio viso.

Da: May.

'Parco abbandonato, raggiungimi.'

Il mio cuore fa una capriola solamente alla vista di un suo messaggio e subito scatto in piedi.

Tiro fori dall'armadio un paio di skinny neri strappati alle ginocchia, una felpa grigio scuro e infilo gli stivaletti. Afferro il cellulare e le chiavi dell'auto e mi affretto ad uscire di casa.

Sono fuori in meno di un secondo, non ho notato neanche se in casa ci fosse qualcuno o no.

Metto in moto l'auto e mentre guido penso a quale parco potrebbe riferirsi.

Quella ragazza è un mistero, un maledetto e incasinato mistero, ma la amo troppo per lasciarla andare.

Faccio mente locale su tutti i posti abbandonati della città e ricordo che mesi prima io, Zayn e Louis ci trovammo a fumare in un parco abbandonato da anni.

Accelero e parcheggio accanto al ferro arrugginito del recinto. Il freddo inizia a farsi sentire, infilo le mani nelle tasche dei jeans e oltrepasso il cancello.

Il terreno è umido, stracolmo di foglie secche e la luce fioca di un solo lampione non mi permette di vedere neanche dove metto i piedi.

Mi guardo intorno, scrutando ogni panchina, se così si potevano ancora chiamare, fino a quando non vidi che in quella più nascosta, vi era seduto qualcuno.

Guardo quella figura, una folata di vento mosse i suoi capelli, rivelando i suoi ricci.

Sono certo, è lei.

Cammino a passo svelto, con il cuore che non sembra volersi calmare.

Quando sono finalmente davanti a lei, alza il suo sguardo su di me.

Ha gli occhi rossi, lucidi e dilatati, le guance rigate dal mascara ormai diventato grigio e il naso rosso per il freddo. Si stringe nella sua felpa e allunga le maniche.

Mi inginocchio davanti a lei, e le foglie si spezzano sotto il mio peso.

Faccio la prima cosa che mi sento di fare: avvolgo le mie braccia intorno al suo corpo e lascio che lei poggi la sua testa sul mio petto.

Le accarezzo i capelli, mi è mancato il suo profumo, ma mille domande iniziano a formularsi nella mia testa.

Perché è qui da sola? Perché ha pianto? Perché voleva che la cercassi? Le hanno fatto del male?

The Secrets Of The PastDove le storie prendono vita. Scoprilo ora