Ci fu un altro colpo, questa volta più vicino. Gridai e andai verso destra, allontanandomi dall'attacco. I miei piedi corsero il più velocemente possibile, ma dopo un po', non appena le urla e i tumulti cessarono, mi fermai. Il mio corpo si accasciò vicino al tronco di un albero e feci dei respiri profondi.
Guardai l'inquietante bosco con occhi spalancati e curiosi. Gli alberi erano scuri e l'atmosfera che li circondava agghiacciante. Strinsi il cappotto attorno al mio corpo per far sì che il caldo mi proteggesse. Forse le deboli urla, che si sentivano in lontananza, provenivano da un altro paese, ma a questo punto non ne ero nemmeno sorpresa. Ci avevo fatto l'abitudine.
Sentii un altro colpo, ancora più vicino. Il mio corpo fu veloce ad alzarsi mentre allungavo il collo per vedere da dove venisse ma, all'improvviso, il terreno tremò violentemente. Un urlo sfuggì dalle mie labbra mentre iniziavo di nuovo a correre. Andai nella direzione opposta ai trambusti e percepii le calde lacrime nei miei occhi, che minacciavano di scendere sulle mie guance. Ma non c'era tempo per piangere.
Continuai a correre, fino a che un forte rumore e una botta non mi fecero cadere a terra. Prima che potessi capire cosa stesse succedendo, mi ritrovai distesa a terra, completamente immobile. Provai a muovere le mie braccia e le mie gambe ma non ci riuscii. L'incoscienza prese il sopravvento sul mio corpo, seguita dall'oscurità assoluta.
Sobbalzai e mi strinsi il petto. Mi guardai intorno; non mi trovavo nella foresta e non ero nemmeno morta. Mi trovavo nel mio letto. Era stato solo un incubo. Sospirai di sollievo mentre mi giravo per guardare la sveglia, le 10:34 del mattino. Scivolai fuori dal letto e mi diressi in bagno.
Mi guardai allo specchio e sussultai. Quel riflesso non ero io, sembravo un fantasma. Bagnai il mio viso con dell'acqua ghiacciata per cercare di scacciare via la ragazza pallida dello specchio di fronte a me. Tolsi l'elastico dai capelli e lasciai le onde castane cadere liberamente sulla mia schiena. Mi spogliai e aprii l'acqua, pronta per una doccia fredda.
Lavai i capelli con lo shampoo al miele e lavanda, con l'aggiunta di balsamo. Lavai il mio corpo con la stessa fragranza, depilandomi gambe e ascelle.
Chiusi l'acqua e avvolsi il mio corpo attorno a un asciugamano, pronta a ritornare nella mia camera. Afferrai la prima cosa che trovai nell'armadio, un semplice vestito rosa chiaro, e lo indossai insieme alla mia biancheria intima. Mi diedi un'occhiata allo specchio mentre guardavo il mio riflesso e mentre cercavo di sbrogliare i nodi dai miei capelli.
Una volta che i capelli furono pettinati, decisi di intrecciarli in una stretta e graziosa treccia francese. Piegai i vestiti sporchi, li buttai nel cesto della lavanderia e iniziai a scendere le scale che portavano al mio salotto. Non appena scesi tutte le scale, fui accolta da un gran casino.
Guardai mia madre che stava preparando qualcosa da mangiare con una mano, l'altra, invece, teneva il telefono mentre spettegolava con qualcuno. Poi spostai il mio sguardo sulla tavola, dove vi erano posizionati tre seggioloni con tre bambini che urlavano.
"Arabella, grazie a Dio sei qui. Fammi un favore e metti i bavaglini ai bambini," disse, lanciandomi tre bavagli. Annuii e la guardai mimare un grazie prima di ritornare a parlare al telefono.
Mentre mi dirigevo verso la tavola, guardai i miei due fratelli - Arthur e Felix, e la mia sorellina, Aurora, mentre litigavano per dei giocattoli. Sorrisi ed iniziai ad allacciare i bavaglini attorno al loro collo. Aurora tirò leggermente il mio vestito, guardandomi col broncio.
"Bella! Felix continua a dirmi che i maschi siano migliori delle femmine," disse, guardando con disgusto i due fratelli che stavano ridacchiando.
"Ti stanno solo prendendo in giro," dissi dolcemente, accarezzandola.
Mi accomodai al mio posto, poggiando le mani sul mio grembo e giocherellando con le dita. Stavo aspettando che Elliot o Seth ci chiamassero, come facevano ogni mattina. Seth ed Elliot erano i miei fratelli maggiori, entrambi grandi leader della gang Americana, I Feroci. Dal momento che erano via per lavoro, ci chiamavano ogni giorno per tenersi in contatto con noi. Ogni volta che ci chiamavano, ci davano delle piccole informazioni, molto rischiose ma, allo stesso tempo, molto utili.
Non avevamo assolutamente nessun controllo all'interno della società. La polizia era terrorizzata dalle gang, così come il governo, il quale non faceva nulla per fermarli. Chiunque provasse a dire qualcosa o a esprimere la propria opinione, veniva ucciso. Ecco perché cercavo di tenermi alla larga da tutto e da tutti; nessuno era al sicuro.
"Arabella? Tutto bene? La tua colazione si sta raffreddando, tesoro," disse mia madre, con un'espressione preoccupata sul suo viso.
Mi guardai attorno per vedere i bambini mangiare felicemente i pancake. Poi, spostai lo sguardo sulla mia omelette; sorrisi e afferrai una forchetta, iniziando a mangiare velocemente.
Rimasi in silenzio mentre mia madre rimproverava Arthur, che giocava con il cibo invece di mangiarlo. La guardai con ammirazione. Era una donna fantastica, non lo ammetteva quasi mai e non se lo sentiva dire mai abbastanza, ma lo era davvero. Anche quando Seth ed Elliot erano via, aveva sempre un sorriso permanente sul suo volto.
Abbassai lo sguardo sul piatto vuoto, mi alzai e lo misi nel lavandino. Ritornai da mia madre, che stava pulendo la tavola.
"Bella, puoi occuparti tu dei bambini mentre io pulisco la tavola?" Disse, passandomi un asciugamano. Annuii, prendendo la mano di Felix e iniziando a dargli una ripulita.
"Devi andare a scuola oggi?" Mi chiese, asciugando la tavola.
"No, sono già le undici ormai," dissi, facendo scendere Felix dal seggiolone per lasciarlo giocare.
"Ma al giorno d'oggi c'è ancora qualcuno che va a scuola?" Domandò, legandosi i capelli.
"Non proprio, nella mia classe non sono mai venuti più di dieci ragazzi."
"Ma è orribile. La scuola prima era così importante."
"Lo so, ma onestamente mamma, puoi biasimarci? Non c'è nessuno in quella scuola in grado di sorvegliarla e fermare le intrusioni. Quel posto è praticamente una bomba a orologeria."
"Lo so," disse, mentre io finivo di pulire gli altri due bambini, per poi lasciarli liberi di andare a giocare. "Beh, se non devi andare da nessuna parte, puoi fare delle commissioni per me mentre io riordino un po' la casa?"
"Certo, fammi solo una lista delle cose che ti servono e vado," dissi.
"Non mi serve molto, vai in banca e prendi trenta dollari, poi vai al supermercato e prendi il latte," disse, porgendomi le sue chiavi. "Oh, e fai anche benzina, non si sa mai."
"Okay, torno presto," dissi, afferrando la borsa e uscendo di casa.
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Excessive (Italian translation)
Fanfiction"Ormai è da un po' che ti sto osservando, amore mio," sussurrò profondamente nel mio orecchio. "Perché mi stai facendo questo?" Squittii, provocando una risatina da parte sua. "Perché," disse, facendo scendere le sue mani, dapprima poggiate contro i...