Capitolo 49

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Riuscivo letteralmente a percepire la pesantezza dei miei occhi mentre cercavo di aprirli. Non ero riuscita a dormire un granché, girandomi e rigirandomi nel letto tutta la notte, a causa dei pensieri riguardanti il dramma che era successo il giorno prima e, praticamente, l'intera settimana.

Prima, avevo scoperto chi fosse Luchesi, dopo avevo avuto l'onore di conoscere la stanza segreta di Harry, poi avevo scoperto che sua madre fosse viva, e che l'avevo persino incontrata senza neanche saperlo.

Avrei voluto chiudere gli occhi e dormire serenamente, ma erano già le dieci e riuscivo a sentire il casino che Harry stava causando di sotto. Chissà cosa diavolo stava facendo; dal suo temperamento di ieri, potevo solo presumere che anche quella mattina le cose non sarebbero andate bene.

Portai le mie gambe sul lato del letto e legai i capelli in una sorta di scompigliato chignon, simile a quello che Sophia amava tanto sfoggiare. Tuttavia, dopo tanti tentativi, decisi di fare una semplice coda, prima di uscire dalla camera, con addosso il pigiama che avevo messo nel bel mezzo della notte.

Una volta aperta la porta, l'odore di toast bruciati mi sommerse, mentre mi avvicinavo sempre più alle scale. Quindi Harry aveva deciso di cucinare; interessante. Scesi le scale e iniziai a udire diverse imprecazioni da parte di Harry.

Entrata in cucina, mi ritrovai Harry di spalle, mentre gettava nella spazzatura il contenuto presente nella padella. I suoi muscoli esposti erano tesi per l'irritazione, il resto del corpo coperto da un semplice pantaloncino nero.

Entrai completamente in cucina, per fargli capire che mi fossi svegliata. Si voltò a guardarmi, mentre una smorfia si andava a formare sulle sue labbra. I suoi ricci si mossero a causa dei suoi movimenti, mentre sbatteva il piatto nel lavandino e si voltava nuovamente a guardarmi.

"Ho bruciato il mio cazzo di toast," disse con tono asciutto, facendomi ridere. "Non è divertente," disse, con sguardo arrabbiato.

"No, affatto, ma il modo in cui lo hai detto sì," dissi, coprendomi la bocca con la mano.

Rimase lì in piedi, con la smorfia ancora presente sulle labbra e le braccia incrociate al petto. Era divertente vederlo mettere il broncio come un bambino, nonostante i suoi lineamenti fossero tutt'altro che infantili.

"Cercare di farmi ridere non mi renderà in nessun modo gentile con te oggi," disse, facendo cessare immediatamente la mia risata.

"Harry. . ." Dissi, facendolo ringhiare.

"No, dannazione. Sai cosa penso di Luchesi ma tu senti comunque il bisogno di estrapolare risposte da me, alcune delle quali non le conosco neanche io, ma non è questo il punto. Il punto è che odio quando fai così," disse.

"Faccio cosa?" Chiesi, leggermente offesa dalle sue parole.

"La ficcanaso! Sei la persona più irritante che io abbia mai conosciuto! Hai curiosato nel mio telefono, hai insistito per riuscire a vedere la mia stanza, mi preghi sempre di dirti tutto ciò che mi succede! Ti capita mai di pensare che forse io non voglio dirti nulla?" Mi domandò, mordendosi il labbro.

"Avevo solo pensato che volessi parlarne con qualcuno, sai come funziona? Parlare con qualcuno dei proprio problemi e cose del genere," dissi, mentre lui scuoteva il capo.

"Beh, hai pensato male perché non sono il tipo," sputò.

"Sì, invece, stai mentendo a te stesso," dissi, mentre lui agitava le braccia in aria.

"No, Arabella! Vedi, è qui che ti sbagli! Tu che cerchi di dirmi cosa voglio e cosa non voglio fare! Non sono Seth o Elliot, mi rifiuto di lasciarmi abbindolare da te," urlò, mentre io mi mettevo subito sulla difensiva.

Excessive (Italian translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora