Capitolo 44

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Dopo aver scoperto la meravigliosa stanza di Harry e i suoi altrettanto meravigliosi dipinti, la porta era stata lasciata aperta da quel Mercoledì. Durante i giorni in cui lui lavorava, mi ero ritrovata diverse volte immersa in quella stanza incasinata, a fissare l'arte che la rivestiva.

Era strano e in qualche modo bello vedere come qualcuno così cupo, freddo e brutale avesse un segreto così elegante. Nella mia famiglia nessuno si era mai interessato all'arte, per cui vedere Harry e tutti i suoi dipinti mi faceva provare un senso di pace indescrivibile.

Era Venerdì sera e, dopo aver finito di lavare i piatti, mi diressi nella camera di Harry per cercare di ordinare il casino che aveva lasciato in tutti questi mesi. Vi entrai e sospirai, guardando i dipinti da un lato e il disordine dall'altro.

Cominciai a raccogliere da terra tutti i vestiti sporchi e li piegai, mettendoli in un cesto; un'abitudine ereditata da mia madre. Rabbrividii dinanzi alla quantità di boxer e pantaloncini sporchi, rimasti a terra per chi sa quanto tempo. I ragazzi sanno essere davvero disgustosi a volte.

Cercai di sistemare la scrivania e di organizzare i numerosi fogli su di essa, per poi infilarli in un cassetto. Mentre ordinavo velocemente ciò che Harry aveva l'audacia di chiamare 'scrivania', notai un piccolo pezzo di carta incastrato in uno dei cassetti.

Mi morsi il labbro, osservando meglio il piccolo pezzo di carta, per poi realizzare si trattasse di una fotografia. Combattuta col mio inconscio di non intromettermi nella vita privata di Harry, cominciai a tirare il pezzo di carta.

Quando la foto fu nelle mie mani, riconobbi immediatamente le due persone; c'erano un uomo e una donna. L'uomo era altissimo, mentre la donna arrivava a malapena al suo petto. Riconobbi subuto l'espressione e i ricci; era il padre di Harry.

La piccola donna era ferma in un angolo, con un enorme e bellissimo sorriso sul suo volto, mentre il padre di Harry aveva un'espressione accigliata. Era la prima volta che vedevo la madre di Harry così chiaramente e non circondata dal terrore provocato da quegli uomini nella casa. Si amavano?

Osservai attentamente la foto, questa donna mi sembrava famigliare. Non avevo idea di dove l'avessi vista, ma quegli occhi e quel sorriso non mi erano del tutto sconosciuti. Probabilmente era perché suo figlio avesse i suoi stessi occhi, ma nonostante ciò, quella donna mi sembrava ancora troppo famigliare.

"Hey, Ara! Sono a casa!" Sentii una voce rimbombare attraverso il corridoio, che mi fece letteralmente sobbalzare. Mi affrettai a riporre la foto nel cassetto prima di chiuderlo e alzarmi.

"Okay, sono in camera tua!" Urlai, afferrando le ultime magliette dal pavimento, prima di ripiegarle.

I suoi rumorosi passi echeggiarono sulle scalinate, prima che il suo muscoloso corpo giungesse davanti la sua stanza. Indossava i jeans neri e stretti e la t-shirt blu scuro che aveva messo quella mattina prima di andare via ma, al posto dei soliti stivali neri, i suoi piedi erano ora ricoperti solamente dalle calze.

"Oh, grazie per aver finalmente lavato quella roba. Non riuscivo più a sopportarne la puzza," disse, prendendo una maglia per annusarla.

"Harry! Non le ho ancora lavate, sono sporche!" Dissi con un sorriso seguito da una risata rumorosa. Il suo naso si arricciò per la puzza della sua maglietta sudata, prima di unirsi a me in un eco di risate.

"Dannazione a te e a questa tua ossessione di piegare anche i vestiti sporchi, mi frega sempre," disse con un sorriso prima di lanciare la t-shirt dentro il canestro di basketball, mentre io alzavo gli occhi al cielo.

"Piegala Harry! Non riesco a vedere tutte quelle robe in disordine", dissi, mentre lui scuoteva il capo con un ghigno.

"No," sillabando per bene la parola.

"Harry, giuro che se non la pieghi -" iniziai a dire, ma le sue mani avvolsero il mio corpo, sollevandolo sulla sua spalla.

Un gridolino sfuggì dalle mie labbra, ritrovandomi con la faccia sulla schiena muscolosa di Harry. La sua risata rimbombò attraverso la stanza mentre iniziava a dirigersi nel corridoio per portami nella mia camera. Spalancò la porta e mi gettò sul letto.

"Mi fai incazzare, lo sai?" Disse scherzosamente, mentre il suo sorriso aumentava dinanzi al mio volto arrossato; odiavo ritrovarmi a testa in giù.

"Oh, anche tu," replicai, facendolo ridere.

"Preparati, stasera andiamo di nuovo al club," disse, ancora sorridendo, prima di uscire dalla mia stanza.


-


"E questa è la storia di come mi sono ritrovato ad avere un threesome," Niall finì di spiegare, facendo scoppiare a ridere tutti i ragazzi seduti sul divano.

Il locale era affollato come sempre, persino l'ala VIP. L'aria condizionata era al massimo, e ciò poteva spiegare la presenza della grande e calda giacca di pelle di Harry sulle mie spalle, che copriva il mio corto vestito rosa.

Mi stavo pian piano avvicinando ad Harry, il che mi terrorizzava da morire, ma ero comunque felice che non fossimo più incazzati l'uno con l'altra come lo eravamo prima. Era piacevole condividere un po' di pace con il ragazzo che mi aveva fatta rapire da casa.

Scossi la testa per quei pensieri prima di ritornare ad ascoltare gli altri. Niall era completamente ubriaco e, dal momento fosse il tipo di ubriaco onesto, aveva appena finito di raccontare tutte le sue storie imbarazzanti, diventando l'intrattenimento della serata.

Per la seconda volta, mi ritrovavo seduta tra le gambe di Harry e appoggiata al suo petto. Era meno imbarazzante questa volta, ma ogni volta che lui si muoveva, un pezzo di me si irrigidiva.

"Qualcuno ordinasse dell'acqua per Niall," propose Liam, facendo ridere tutti noi. Era davvero carino potersi divertire un po'.

"Tutto bene?" Mi chiese Harry all'orecchio. La sua voce uscì fuori in un piccolo sussurro, facendomi annuire e poggiare la testa sulla sua spalla.

Vidi Sophia lanciarci un'occhiata ma decisi fosse meglio ignorarla. Se l'avessi guardata, sapevo che non sarebbe finita lì la cosa. Osservai la gente ballare e muoversi nel locale, per cercare amici o qualcuno con cui limonare.

Un uomo davanti la sezione 'VIP' continuava freneticamente a guardarsi intorno, prima che i suoi occhi atterrassero su di me. Sul suo viso apparve immediatamente un'espressione preoccupata, mentre il suo corpo cominciava a dirigersi esattamente verso di noi. Mi irrigidii.

"Cosa c'è?" Mi domandò Harry, seguendo lo sguardo dei miei occhi verso l'uomo che si stava avvicinando.

La sua maglia bianca e i suoi jeans chiari mi confusero, considerando il fatto che la maggior parte della gente ammessa a quest'ala del locale facesse parte della gang e che quindi indossasse la tipica giacca di pelle. Harry lo guardò prima di avvolgere il suo braccio attorno la mia vita.

"Harlan, mi dispiace disturbarti, davvero, ma. . .c'è un problema", disse guardando il resto dei ragazzi, al momento silenziosi.

"Di cosa si tratta?" Chiese Harry, mentre la presa sul mio corpo diminuiva.

L'uomo si guardò nuovamente attorno, con la preoccupazione incisa nei suoi lineamenti, prima di ritornare a guardare noi, seduti sul divano. Cosa stava succedendo? Le sue mani sudate finirono più e più volte sulla sua testa quasi calva, prima di sospirare e sputare finalmente il rospo.

"Luchesi è qui."

Excessive (Italian translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora