Capitolo 40

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Prima di lasciarvi alla lettura di questo capitolo, volevamo augurare un grandissimo in bocca al lupo a tutti coloro che oggi hanno iniziato la maturità e a chi, come noi, è nel bel mezzo della sessione estiva all'università. We can do it, xx

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"Pensi si sia arrabbiato?" Chiesi a mia madre, seduta di fronte a me, sull'erba. Ovviamente il ricco bastardo si era fatto fare anche un prato personalizzato.

"Certo che sì, l'hai vista l'espressione che ha fatto quando si è ritrovato davanti il postino? Indimenticabile," ridacchiò, mentre tirava qualche ciocca di erba.

"Cosa pensi direbbe se entrassi in casa sua?" Chiesi con un sorrisetto.

"Non è tanto importante quello che direbbe, ma quello che farebbe," disse, confondendomi. Ridacchiò e scosse la testa prima di tornare a guardarmi. "Se mai Arabella posasse lo sguardo su di te, lei morirebbe."

"Pensi che Harry la ucciderebbe se lei mi vedesse?" Domandai, mentre lei mi guardava come se fossi l'idiota più idiota del mondo.

"Sei pazzo? Certo che lo farebbe. Harry sa mentire sui suoi affari, ma mai si potrebbe difendere dalla tua storia, figliolo," disse, accarezzandomi la guancia. Annuii e feci spallucce.

"A volte mi piace pensare che lei lo aiuterà," dissi, facendo sì che lei mi guardasse confusa.

Era vero, se lei avesse potuto aiutare Harry, l'intero mondo sarebbe stato travolto dalla pace. Se c'era una cosa che mi ricordavo bene di Harry era il suo essere sempre arrabbiato; non avrei mai più voluto mettermi contro di lui, considerando quanto potente fosse diventato.

"Aiutare chi? Harry? Pensi che Harry cambierà grazie a questa ragazza?" Mi chiese, facendomi annuire.

"Sì, so che lo farà perché lo sta già facendo. La scorsa settimana ho parlato con Leonardo e mi ha detto che Harry non sta chiedendo nessun tipo di droga da ormai un mese. Considerando cosa e quanto chiedesse prima, tutto questo è pazzesco," dissi, facendole aggrottare la fronte.

"Non vuol dire niente, ricordi quella volta che smise di bere birra per due settimane? Il mese dopo non fu mai più visto sobrio," alzò gli occhi al cielo.

"Non lo so, sembra che lei lo stia cambiando. Si sta comportando in modo diverso, non con lei ma con gli altri," dissi.

"Con chi?"

"Con la sua gang, I Selvaggi. Sono amico a parecchi di loro e mi continuano a dire che nei weekend non sta andando più al club," spiegai.

"Magari ha solo del lavoro da fare. Non dimenticarti che lei fa parte di quel piano," disse.

"Questo è vero, ma non è da lui perdersi anche solo una serata al suo club," replicai, mentre lei faceva spallucce.

"Chi lo sa," disse, fissando il piccolo foro che aveva creato sul prato. "Pensi che lei si arrabbierà quando lo scoprirà?" Domandò a bassa voce.

"Scoprire cosa? C'è una lista lunghissima di cose che potrebbe scoprire," commentai, facendola ridacchiare.

Non avrei mai capito perché Harry tenesse così tanti segreti. Non era uno che si confidava facilmente; potevo solo immaginare cosa le stesse nascondendo.

"Vero," disse, scuotendo il capo.

Ci fu un momento di silenzio, mentre rimanevamo seduti sull'estremità del prato, vicini al recinto. Osservando la casa, pensai a dove avesse potuto prendere i soldi per farsi costruire questa casa pazzesca. Chissà quanto costava questo posto.

"Pensi che lui parli ancora col padre?" Mi domandò a bassa voce.

"Assolutamente no, non riesco neanche a immaginarli nella stessa stanza", dissi, facendola ridere e annuire. "Tutti mi stanno dicendo che sta seguendo le sue orme."

"Che Dio lo aiuti," disse così a bassa voce da farmi pensare che non avesse voluto esternare questo pensiero.

"Quell'uomo era una persona orribile, era miserabile e odioso. Non penso di averlo mai visto sorridere e penso che anche Harry concorderebbe con me su questa cosa," dissi, facendola sorridere.

"Beh sì, la madre era sicuramente migliore di lui," disse, con un'espressione divertita sul volto. Scoppiai a ridere.

"Oh sì, quando non era piena di corna, lo era di certo," commentai, facendo sparire il suo sorriso.

"Sta' zitto, era una brava donna e per ciò che ha dovuto passare, merita tutto il bene di questo mondo," disse, prima di guardarmi negli occhi, trattenendo un piccolo sorriso.

"Okay," dissi, ridendo. "Sono solo felice che il padre non sia qui a vedere cosa lei stia facendo a lui, brucerebbe l'Inghilterra se mai la vedesse," dissi, facendo annuire mia madre.

"Proprio così, Luchesi, proprio così."

~

Harry era stato molto taciturno, durante l'intera visita di Niall. Ovviamente Niall aveva chiesto cosa ci facessimo nell'ufficio e cosa fossero i fogli nelle nostre mani. Harry gli aveva dato una risposta fredda, dicendogli semplicemente che 'Luchesi' fosse tornato, facendolo annuire velocemente e porre fine alla questione.

Ora che la macchina di Niall stava uscendo dalla proprietà di Harry, osservai il sole tramontare. Harry sospirò di sollievo. Avrei voluto sapere cosa fosse Luchesi per Harry, per qualche strana ragione, odiavo vederlo così triste e depresso.

"Vado a dormire," annunciò, dirigendosi verso la rampa di scale mentre io rimanevo ferma al mio posto. "Arabella?" Mi chiamò con un tono di voce bassissimo.

"Sì?" Dissi, guardandolo curiosa.

"È un-un problema se, uhm. . .se dormo con te?" Mi chiese nervosamente. "Voglio dire, non in quel senso, cioè dormire nel tuo letto, con te accanto, ma se non vuoi. . ." Balbettò.

"Harry," mi incamminai verso di lui, interrompendolo. "So cosa intendevi dire," dissi con un sorriso, facendolo ridere.

Con un piccolo cenno del capo, iniziò a salire le scale, seguito, subito dopo, da me. La sua schiena si alzava e abbassava in base al ritmo dei suoi respiri irregolari, mentre cercava di placare i suoi nervi.

Una volta arrivati nella mia camera,
si sedette sul mio letto, facendo affondare le mani tra i suoi capelli. Mi sarei sempre chiesta come facesse a restare così carino, anche con i capelli tutti spettinati. Alzò lo sguardo su di me e scosse il capo.

"Non sono abituato a tutto questo," mi disse, facendomi aggrottare la fronte.

"A cosa?" Chiesi, facendolo sospirare.

"A essere vulnerabile," disse, facendomi sentire triste. Sicuramente lui mi faceva piangere in continuazione ma mi dispiaceva vederlo così, chiunque fosse questo Luchesi, aveva dovuto fargli qualcosa di molto grave.

"Chi è lui?" Chiesi, senza neanche preoccuparmi di menzionare il suo nome.

"Non posso dirlo, non ora. È complicato," rispose lentamente, alzando lo sguardo su di me.

"Cosa ti ha fatto?" Chiesi, aspettandomi che lui scuotesse il capo o che mi desse una risposta simile a quella precedente, ma, questa volta, mi sorprese. Alzò il mento e prese un profondo respiro prima di rispondere.

"Mi ha rovinato."

Excessive (Italian translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora