Capitolo 67

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Luchesi Styles

*Flashback*

"Luchesi! Vieni qui, piccolo pezzo di merda!" Sentii mio padre urlare dal suo ufficio. Arrancai dal tappeto del salotto fino al suo ufficio.

Era piuttosto elegante quella mattina. La sera prima aveva picchiato a sangue mia madre. Fortunatamente, Harry era a letto ma io avevo sentito ogni colpo che le aveva inferto. Il suo corpo era caduto più volte sul tappeto sporco e sapevo per certo che le avesse spento addosso la sigaretta perché avevo visto quel segno sul suo braccio quella mattina. Sebbene odiassi esser costretto a dormire con Harry nell'armadio senza un vero e proprio letto, dovevo riconoscere che riusciva ad attutire bene i suoni provenienti dall'esterno rispetto ad altre stanze della casa, e preferivo più che Harry non sentisse quei suoni piuttosto che farlo dormire in un letto vero.

Questa mattina era stata dura per Harry. Era stato picchiato perché mentre guardava i cartoni aveva tenuto il volume della tv molto vicino a quel poteva essere un "sussurro" e questo aveva completamente fatto arrabbiare papà. Il suo pugno l'aveva colpito in pieno alla testa e tutto ciò che potevo fare era rimanere lì in piedi a pregare che quei colpi finissero il prima possibile. Harry era messo male ed era corso verso l'armadio, a piangere in silenzio. Dopo che papà era andato a lavoro, ero immediatamente corso dal mio piccolo fratellino per consolarlo ma era inutile, era troppo ferito.

Mi ero fatto strada lungo il corridoio, inciampando sui cumuli di spazzatura che ricoprivano il pavimento. Questa casa era un disastro, ma noi non eravamo tenuti a toccare la roba di mio padre senza il suo consenso. Non appena raggiunsi la porta del suo ufficio, notai gli avanzi del suo pranzo sparpagliati a terra. Rabbrividii al pensiero che, una volta che mio padre fosse tornato a lavoro, mia mamma avrebbe raschiato via le macchie dal tappeto.

"Entra e chiudi la porta!" Urlò, con gli occhi iniettati di sangue, visibili sotto quella luce fioca. Strinse le mani in due pugni mentre la nicotina scura sotto le sue unghie gli dava un aspetto ancora più intimidatorio. Lo guardai con occhi spaventati, mentre sbatteva i pugni sulla scrivania. "Non guardami in quel modo, cazzo!" Mi aveva ordinato, facendomi abbassare lo sguardo.

"Scusa," balbettai, fissando i miei sporchi piedi nudi.

"Questa mattina, qualcuno ha lasciato la porta dell'armadio aperta. . ." disse, facendomi rabbrividire. "Chi è stato?"

Sapevo fosse stato Harry, lo faceva quasi ogni giorno e di solito si svegliava prima di me, quindi solitamente la chiudevo io dopo essermi svegliato, ma sicuramente dopo aver pianto se n'era di nuovo dimenticato. Rabbrividii al pensiero di dover vedere mio padre picchiare nuovamente Harry, a malapena riusciva a sopportare che accadesse una volta, figuriamoci due. Curvai le spalle, giocandomi la carta dello sconfitto e alzai piano lo sguardo.

"Sono stato io," sospirai. Lui si alzò di scatto dalla sedia e si avvicinò a me.

"Piccolo pezzo di merda. . ." Iniziò a dire prima di afferrare la mia logora e vecchia maglia.

Sferrò il suo pugno destro contro la tempia e la mia testa iniziò a pulsare dal dolore. Mi scaraventò a terra, mentre i suoi pugni venivano giù come un tornado. Ogni pugno che incassavo era un dolore agonizzante e io cominciavo a vedere puntini neri annebbiarmi la vista. I suoi stivali duri mi colpirono ripetutamente le costole e le sentii rompersi sotto la sua forza. Un altro colpo mi arrivò da un lato, causandomi un dolore immenso alla parte bassa della schiena.

"Quante cazzo di volte devo dirvi di chiudere quella maledetta porta!" Gridò, continuando a colpirmi.

Rimasi steso a terra, cercando di non piangere e lui iniziò a frenare quei colpi.

Excessive (Italian translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora