Mi morsi nervosamente le labbra, cercando di indietreggiare il più possibile. Non avrei ottenuto nulla se mi fossi comportata da codarda, ma cos'altro avrei potuto fare? Io ero nel torto e lui si sarebbe arrabbiato ancora di più se gli avessi detto tutta la verità; avevo molta paura di lui.
Si avvicinò al mio letto e poggiò un ginocchio sul materasso, mentre io continuavo ad allontanarmi ancor di più. Lui sorrise e si chinò, guardandomi con i suoi occhi verdi. In un altro contesto, avrei trovato le sue azioni attraenti e sexy, ma non ora, non quando sapevo che avrebbe iniziato a sbraitare da un momento all'altro.
"Smettila di provocarmi," ringhiò, avanzando lentamente sul letto e lasciando solo pochi centimetri di distanza a separarci.
"Non lo sto facendo, ho paura," replicai, il mio respiro diventò irregolare a causa della sua vicinanza.
"Tu hai sempre paura," commentò, facendomi venir voglia di alzare gli occhi al cielo. Forse se tu non mi tormentassi tutto il tempo io non sarei sempre così spaventata.
"Mi farai del male," dissi, mentre lui interrompeva i suoi movimenti e posava lo sguardo su di me. Si tirò su a sedere e mi guardò scioccato.
"È questo che pensi? Che ti farò del male?" Chiese, come se fosse assurdo ciò che avevo appena detto.
Lo guardai a bocca aperta, stupita. Ma di cosa stava parlando? Era quello lo scopo delle sue "punizioni", farmi del male ed entrare nella mia testa per farmi credere che lui fosse migliore di me. Era questa la ragione per cui lo faceva, per mostrarmi la sua autorità e il suo potere, sapeva di essere forte e intimidatorio, e usava queste qualità contro di me.
"È a questo che servono le tue punizioni," affermai come se fosse la verità. Lo era, vero?
Chiuse gli occhi e arricciò il naso. Scosse la testa e fece affondare le sue dita nella profonda chioma di ricci. Ma li pettinava ogni tanto? Sembravano sempre essere spettinati, ma allo stesso tempo, impeccabili.
"Farti del male non è nelle mie intenzioni, Ara," affermò con calma, respirando lentamente.
"Sembra che lo sia, invece," mormorai, mentre sul suo viso appariva un'espressione che non riuscii a decifrare. Tristezza? Rimorso?
"Lo scopo delle mie punizioni non è quello di farti del male, ma di disciplinarti e farti capire cosa è giusto e cosa è sbagliato," disse, come se fosse un genitore che mi stava facendo la ramanzina. "Ti faranno del male, Ara, io sono un uomo forte e tu sei una ragazza fragile. È inevitabile."
"Perché lo fai se sai di farmi del male?" Chiesi, mentre mi lanciava un'occhiataccia.
"Perché le sensazioni di dolore e imbarazzo ti faranno pensare alle conseguenze delle tue azioni prima di agire. È una tecnica disciplinare, Arabella," disse, mordendosi il labbro.
Tutto ciò che feci fu annuire e poggiare il mento sulle ginocchia. Non mi sembrava il caso continuare a parlarne, volevo solo nascondermi nel mio letto e dormire fino a quando Seth ed Elliot non fossero venuti a salvarmi.
Harry si avvicinò leggermente, ma questa volta glielo lasciai fare. Ero così stanca di discutere con lui; a volte mi capitava di pensare di rompere una finestra del salotto e scappare, ma sapevo che lui mi avrebbe trovata; lo faceva sempre.
"Mi dispiace se a te non sta bene, ma è l'unico modo che conosco, l'unico che io abbia mai conosciuto," disse facendomi sollevare il capo e aggrottare la fronte.
"In che senso?" Chiesi a bassa voce, mentre la distanza tra me e lui diminuiva ancora.
"In casi di disobbedienza, questo è l'unico modo che mi è stato insegnato sin da quando ero piccolo," disse lentamente, stupendomi. Non avevo mai pensato a come potesse essere da bambino.
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Excessive (Italian translation)
Fanfiction"Ormai è da un po' che ti sto osservando, amore mio," sussurrò profondamente nel mio orecchio. "Perché mi stai facendo questo?" Squittii, provocando una risatina da parte sua. "Perché," disse, facendo scendere le sue mani, dapprima poggiate contro i...