Si sedette comodamente sulla sedia di fronte a me, mentre io sedevo codarda sul divano. Normalmente era estremamente intimidatorio, ma quando si incazzava, somigliava tanto a un vulcano sul punto di eruttare. Sapevo che si sarebbe incazzato una volta scoperto della lettera, ma non credevo sarebbe successo così presto.
Non sapevo se dirglielo oppure raccontargli una bugia. Di solito riusciva subito a scoprire le mie bugie, per cui forse non era una buona idea. Tuttavia, se lui avesse saputo della lettera, avrebbe soltanto sollevato ancor più problemi tra di noi per cercare di scoprire chi l'avesse mandata.
Restammo in silenzio mentre lui beveva la birra e si leccava le labbra. Non avevo mai realizzato quanto bevesse durante il giorno senza apparire mai ubriaco. Invece io avevo dovuto placare il mal di testa il giorno dopo aver bevuto un piccolo sorso da quell'alcolico che aveva in ufficio.
"Hai intenzione di startene lì seduta e tremare come un animale spaventato o mi dirai la verità?" Domandò diretto. Non avevo neanche notato il lieve tremolio delle mani.
"Non avevamo posta," dissi con un filo di voce, ferma al mio posto.
"Certo, allora spiegami la montagna di lettere sul mobile," scattò, facendosi passare le dita tra i capelli.
"Forse si sono confusi," feci spallucce, cercando di fingermi innocente.
"Certamente," disse, alzando gli occhi al cielo e tirando via i capelli che rischiavano di cadergli sulla fronte.
"Arriva sempre, forse questa volta si sono confusi in questa zona," dissi, nella speranza che credesse alle mie menzogne.
"Un quartiere abitato solo da tre persone, e tra queste una è membro di una gang," alzò il sopracciglio. "Chi avrebbe potuto confondersi?"
"Un nuovo dipendente?" Chiesi, mentre i miei denti mordevano il labbro inferiore dalla paura. Era così ovvio che mentissi, quale idiota avrebbe creduto che ci fosse stato un nuovo dipendente che recapitasse la posta di Harry?
"Stai mentendo," disse, ribollendo dalla rabbia. "Ultimamente lo stai facendo un po' troppo spesso, e non posso sopportarlo."
Rimasi in silenzio, cos'altro avrei potuto dire? Non c'era altro che avessi potuto fare se non rimanere lì seduta e lasciare che mi urlasse contro. Anche se mi faceva incazzare come cosa, aveva ragione. Stavo mentendo, mentendo riguardo la posta e riguardo la lettera ma se l'avessi ammesso, non me l'avrebbe fatta passare liscia.
Avrei voluto essere rapita da qualcuno un po' più comprensivo, anche se sicuramente non era da tutti rimanere ancora in vita dopo. Ma in qualche modo credevo che la morte fosse il modo più facile per fuggire da questa vita; o forse, farmi andare bene tutta questa merda mi avrebbe aiutata, nella speranza che lui mi lasciasse tornare a casa.
In un mondo diverso, sarei stata seduta in casa con un libro tra le mani o a guardare la tv con tutta la famiglia, compreso il mio papà. Avrei vissuto una vita felice, priva della paura di essere sequestrata da casa mia o priva della preoccupazione di perdere qualche membro della famiglia.
A volte dimenticavo che la mia vita, e ciò che era diventata, non fosse altro che il risultato della formazione delle gang. Mi avevano resa una ragazza spaventata, che era addirittura terrorizzata di respirare nel modo sbagliato di fronte agli altri. Mi avevano abbattuta e allo stesso tempo mi avevano resa più forte nel sopportare la perdita di qualcuno. Mi avevano indebolita e al contempo resa più forte.
Alzai lo sguardo su di Harry, che stava battendo il piede contro il parquet che avevo lavato di recente. A volte mi domandavo come fosse riuscito a sopravvivere senza qualcuno che gli preparasse da mangiare e gli pulisse casa. Forse aveva una domestica?
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Excessive (Italian translation)
Fanfiction"Ormai è da un po' che ti sto osservando, amore mio," sussurrò profondamente nel mio orecchio. "Perché mi stai facendo questo?" Squittii, provocando una risatina da parte sua. "Perché," disse, facendo scendere le sue mani, dapprima poggiate contro i...