Capitolo 6

10.8K 397 12
                                    

LAUREN POV'S

Nel momento in cui compare il buio, quello che non ti fa vedere niente e ti mette ansia, paura, inquietudine, incertezza, ti sembra che la luce non esista più. Il problema fondamentale è che il buio non esiste, siamo noi a crearlo nelle situazioni perchè ci fa comodo. Lasciamo le nostre cose al buio come fosse un ripostiglio, nascondendole. Passiamo la giornata dimenticando quelle cose perchè forse ci hanno provocato dolore. Poi però accade che incontri qualcuno che le vuole scoprire, che vuole scavare un pò più a fondo e non fermarsi all'apparenza, per ricordarti quella luce che ormai non esisteva più ed avevi perso le speranze di ritrovare. Camila stava diventando quella persona. Certo ero rimasta veramente male per quello che aveva fatto e trovare la forza per continuare a fidarmi di lei fu veramente dura. Il fatto era però che ogni volta che lei mi abbracciava potevo sentire tutto il suo calore, la sua sincerità, la sua purezza. Così decisi di raccontarmi, senza ombre, senza paure.

Ci sedemmo sul letto con la schiena appoggiata alla testiera. "sono delle iniziali" - incominciai indicando il bracciale- "Clara..Lauren..Chris e Taylor..." - le sfiorai toccandole una ad una -  "Clara era mia madre..." - una lacrima solcò il mio viso - "era?" - chiese stupita- "è morta sei mesi fa in un incidente d'auto" - un nodo alla gola cominciava a formarsi - " mi dispiace tanto Lauren" - il suo braccio circondò le mie spalle ed appoggiai la mia testa al suo petto -

"mi stava venendo a prendere ad una festa perchè ero ubriaca fradicia e portò anche mio fratello con lei" - il solo pensiero non mi faceva respirare - "Chris..." - aggiunsi con un filo di voce- "e lui dov'è ora?" - domandò- "è in un letto d'ospedale...nell'incidente ha sbattuto violentemente la testa sul parabrezza e da allora non si è più risvegliato....stanotte ero da lui..." - la sua mano incominciò ad accarezzarmi, facendomi un pò calmare - "i dottori che dicono?" - continuò poi- "non pensano si risveglierà..." - una lama che incideva il mio cuore - "ma io non smetto di crederci...ha 15 anni non può arrendersi così.." - dissi stringendo i denti mentre le lacrime spingevano per uscire - "quando sono triste o arrabbiata o anche solo per sentirlo vicino a me...vado sempre da lui...gli parlo...so che non può rispondermi ma spero almeno ascolti e così non si senta solo...è una cosa stupida vero?"

"non pensarlo minimamente...lui sente che sei lì vicino....e credo possa fargli bene sentirà la tua voce..." - disse rassicurandomi- " e Taylor? " -  continuò- " è mia sorella...ha 13 anni...mio padre l'ha mandata in collegio dall'altra parte del paese perchè ha specificamente detto che non voleva diventasse come me....non la vedo da allora..." - raccontai mentre un sorriso amaro nacque sul mio volto - "sai che tuo padre non sa quello che dice vero?" "lui pensa sia stata colpa mia...la morte di mia madre e il coma di mio fratello..." - il movimento sussultorio della sua mano mi faceva sentire al sicuro -

"ehi" - fece in modo che la guardassi negli occhi - "non è colpa tua...è stato un incidente purtroppo...che non è successo a causa tua..." - mi rassicurò - "stava venendo da me perchè io avevo fatto la stupida ed ero ubriaca...se non..." - ricominciai a piangere - " No Lauren...non c'è nessun se...non pensare in questo modo...altrimenti non ne uscirai più...non pensare a cosa sarebbe successo se...è successo....il dolore ti sta lacerando...ed è normale...non posso capire quanto tu possa stare perchè non ci sono mai passata...ma devi essere forte...per te stessa prima di tutto...per tuo fratello e per la tua mamma...che non avrebbe voluto vederti così..."

So che aveva ragione. Aveva maledettamente ragione ma ancora non riuscivo a superare tutto questo. Mia madre e mio fratello erano sempre nei miei pensieri, costantemente e i ricordi di quel giorno mi perseguitano ancora nel sonno. Penso al fatto di non poter esserle stata vicino nei suoi ultimi minuti perchè troppo ubriaca per capire cosa stava succedendo, di non averle potuto dire addio, di non averla implorata di non lasciarmi, che avevo bisogno di lei più di chiunque altro. Non l'ho fatto per la mia stupidità, perchè ho sempre pensato a me stessa egoisticamente. Ora lei non c'è più e i sensi di colpa mi attanagliano.

Forever YoursDove le storie prendono vita. Scoprilo ora