Capitolo 44

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CAMILA POV'S

Erano le 4 del mattino ed io non avevo chiuso occhio, sia per i troppi pensieri sia perchè l'alcool aveva cominciato a fare effetto e la testa mi stava scoppiando. Ero rimasta a dormire nella stanza d'albergo di Dinah, in quanto siamo state sveglie fino a tardi e poi lei è crollata di fianco a me. Il mio cervello era completamente fuso, non riuscivo a pensare più a nulla, eppure la situazione non era cambiata di una virgola. I miei dubbi, le mie paure, le mie mille insicurezze erano sempre lì o forse se ne erano formate delle altre. Più ci pensavo e più entravo nel panico, ecco perchè fino ad ora non avevo permesso alla mente di farsi avanti. Sono andata dritta come un treno senza mai pensare a nulla per non rischiare di arrivare a questo punto. Fra meno di sei ore, dovrei essere in chiesa. Fra meno di sei ore dovrei essere su quell altare a legare la mia vita ad un'altra persona e in questo momento non so neanche come io continui a respirare con tutta l'ansia che mi sta travolgendo. Decisi quindi di alzarmi, prendere le scarpe, lasciare un biglietto a Dinah e tornare a casa dove in teoria ci sarebbero stati solo i miei genitori e Nicole perchè Austin dormiva da alcuni amici, sempre per la cosa scaramantica che gli sposi non si dovrebbero vedere la notte prima del matrimonio, anche se io non ci credo. Non chiamai nessun taxi, nè presi nessuna metropolitana, forse camminare mi avrebbe schiarito un pò le idee. Anche se erano le prime luci dell'alba, New York non era mai deserta, qualche macchina e qualche persona che magari tornava da una serata o andava al lavoro c'era sempre. Questa città letteralmente, non dormiva mai. I primi raggi di sole che iniziano a intravedersi tra gli enormi grattacieli, l'aria fresca del mattino d'autunno che mi accarezzava la pelle e si insinuava tra i capelli e Central Park di fronte a me. La natura è sempre stata uno dei miei maggiori interessi sin da piccola, mi sarebbe sempre piaciuto vivere in un posto dove primeggiava il verde, gli alberi e nonostante io viva in questa città caotica, piena di tecnologia, questo angolo per me è vita. Una vera e propria oasi nel cuore di Manhattan. Mi sedetti su una panchina, ancora bagnata dalla rugiada del mattino e cominciai ad osservare ogni piccolo dettaglio. Le foglie, ormai ingiallite dall autunno che cadevano una dopo l'altra a terra dopo una folata di vento, i ceppi di erba maculata che rivestivano il suolo, il laghetto di fronte a me che rifletteva la tiepida luce del sole che stava sorgendo e alcuni scoiattoli che facevano capolino tra i rami degli alberi. Era tutto così perfetto, così calmo che decisi di chiudere gli occhi per un istante e godermi a pieno ogni sensazione.

Passai circa tre ore seduta su quella panchina. Tre ore in cui mi passò davanti agli occhi ogni singolo frammento di vita. Tre ore ad analizzare ogni singola situazione, ogni singola probabilità. Tre ore in cui il cuore non ha mai smesso di uscirmi dal petto. Alla fine avevo deciso.

Avrei sposato Austin questa mattina.

Le parole di Dinah continuavano a rimbombare nella mia testa ma questa volta avevo deciso. In questo momento l'unica cosa che cercavo era la stabilità che avrei ottenuto solo cominciando a costruirmi una famiglia. Una famiglia vera. Nicole sarebbe cresciuta in un ambiente caldo e sicuro, avrebbe avuto due genitori che l'avrebbero amata e questa era l'unica cosa che contava. Erano soltanto le 7 ed a casa mia c'era già il fermento. Tutti erano già in piedi, compresa mia sorella e tutti erano più agitati di me, mia madre sicuramente che girava per l'appartamento senza una meta precisa urlando cose imprecisate a chiunque.

"mamma calmati...mancano 4 ore al matrimonio..." - cercai di tranquilizzarla - "Mila...ancora così stai...togliti quegli stracci e comincia  vestirti..." - urlò isterica - "mamma veramente io mi vesto in chiesa...ci hanno riservato due stanze vicino alla sacrestia" - dissi calma - "e quelle occhiaie? Dios chissà che avrai fatto stanotte...." - scosse la testa - "nulla mamma...ero con Dinah..." "Mila come sto? Dinah ha detto che sto benissimo..." - mia sorella aveva indossato l abito delle damigelle che Dinah aveva disegnato per sè stessa e per lei - "wooo sorellina...mi farai sfigurare" - Sofia viveva per le persone che le facevano i complimenti, le piacevano tanto -  "grazie..." - disse mettendosi in posa - "mammaaaaaaaa posso truccarmi?" - corse verso mia madre che era in bagno -

Forever YoursDove le storie prendono vita. Scoprilo ora