Capitolo 42

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LAUREN POV'S

2 SETTIMANE DOPO

Quella sera Lucy non tornò a casa. Non chiamò e non mi diede nessuna notizia. Ero molto preoccupata visto che qui a New York, essendoci da poco trasferite, non conosceva praticamente nessuno. Passai tutta la notte a chiamarla, a mandarle messaggi che non ricevettero mai una risposta. Stavo quasi per andare alla polizia quando il mattino dopo rientrò come se nulla fosse. O almeno così credevo. Seguì una lite furibonda dove entrambe esponemmo le nostre opinioni, forse anche oltrepassando il limite, oggi sono passate quasi due settimane da quel giorno e ci parliamo a malapena, anche se continuiamo a vivere insieme. Nessuna delle due ha intenzione di fare il primo passo essendo entrambe troppo orgogliose. Il punto è che questa volta sono io ad aver sbagliato con lei e quindi io a dover rimediare. Non voglio perdere Lucy, prima che succedesse tutto questo era la mia migliore amica e questo contava più di tutto, più di qualsiasi litigio. Ho sempre dato un valore aggiunto all'amicizia, un amico può accompagnarti per tutta la vita, condividere gioie e dolori senza mai giudicarti e starti accanto e Lucy per me c'è sempre stata, nonostante i miei innumerevoli sbagli. Questa mattina ricordandomi avesse un esame importante all'università, le ho preparato una colazione abbondante fatta tutta da me e un piccola cartellone ora appeso in salotto, con scritto "PERDONAMI", sperando accetti le mie scuse. Mentro ero intenta a preparare gli ultimi dettagli, sentii dei rumori in camera segno quindi che si era svegliata. Uscì di corsa, facendomi quasi rovesciare il vassoio a terra.

"ehi...buongiorno.." "giorno" - replicò a denti stretti - "dove corri?" - sembrava che una tarantola l'avesse punta da come si agitava in giro per la casa - " sono in ritardo..e non trovo uno dei miei libri.." -  mi rispose scocciata - "fai colazione...te lo cerco io il libro..." - mi proposi di aiutarla - "ti pare che ho tempo di mangiare?" - disse in tono acido e sentendo il silenzio da parte mia si voltò vedendomi con il vassoio in mano che ora appoggiai al tavolo - "oh...scusa è che non..." - rimase sorpresa vedendo anche il cartellone, rimase senza parole a fissarlo facendo un lieve sorriso per non darmi  soddisfazione - "perchè tutta questa gentilezza stamattina?" - tornò seria - "perchè mi sono resa conto di aver sbagliato tutto con te Lucy....e innanzi tutto volevo chiederti scusa....per tutto...." - le parlai con il cuore in mano - "cos'è Camila ti ha piantato ed ora vieni da me a leccarmi il culo?" "si però Lucy...cioè io ci sto provando...cerca anche tu di metterti nell'ottica....cazzo..." - le dissi scocciata -  " ok....basta che ti muovi che sono già in ritardo..." - alzò gli occhi al cielo e si mise seduta ed io cercai di fare un respiro profondo e di non dirle nulla - " allora...so di aver sbagliato e so anche di averti fatto male...e capisco ora il tuo atteggiamento nei miei confronti....però se sono qui è perchè non voglio perderti come amica...perchè mi sono resa conto che di più non può esserci tra noi...almeno non ora..." " ma chi vuole di più Lauren? dopo l'altra sera è già tanto se sono ancora qui ad ascoltarti...." - disse quasi infastidita - "ok ok....quindi siamo apposto?" "uhm si..." - mugugnò - "posso andare ora?" "si...un abbraccio?"

La guardai dolce, lei sbuffò ma poi si avvicinò e cedette dandomi un piccolo e innocente abbraccio. Guardandomi in modo furbo e con un sorriso beffardo, sparì dietro la porta. Mi ricordai però di non averle augurato buona fortuna per l'esame che doveva svolgere, così corsi verso la porta, sperando non fosse già uscita.

"Lucyyyy" - urlai per il pianerottolo facendo in modo che la mia voce rimbombasse a causa dell'eco- "dimmiii..." - gridò pure lei da un paio di piani sotto il nostro - " in bocca al lupo" "grazie....stronzetta" - aggiunse prima di uscire e sbattere il portone -

Ero abbastanza contenta di come si era risolta la situazione con lei. Sapevo che c'era ancora molto lavoro da fare e che non tutto era passato così, perchè comuque l'avevo ferita e dovevo recuperare a pieno la sua fiducia se mai me ne avesse dato l'opportunità. Lucy era importante per me, quasi una sorella e non volevo che le cose rimanessero così. Per quanto riguarda Camila, da quella notte all'ospedale non ci sentimmo più, la vedevo solo agli allenamenti quattro volte alla settimana e quasi neanche ci salutavamo. Forse lei era propensa a mantenere un rapporto con me, perchè notavo che ogni volta cercava di avvinarsi per poter parlare con me, ma io non volevo, non volevo avere con lei un rapporto a metà, un rapporto dove non eravamo nè amiche nè fidanzate, perchè amiche diciamoci la verità non avremmo mai potuto esserlo, non dopo tutto quello che avevamo passato insieme. Oggi era venerdì e quindi giorno di allenamento intensivo, ciò significava che in vista della partita di domenica avremmo dovuto allenarci sia il mattino che il pomeriggio. Oggi il tempo non era un gran che anzi, da lì a poco sembrava dovesse piovere, infatti il cielo era completamente ricoperto di nuvoloni neri. Presi il borsone, controllando di non aver dimenticato nulla ed uscii senza nemmeno un ombrello che tanto non avevo.

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