Capitolo 38

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LAUREN POV'S

"scusi il ritardo coach...mi ero persa..."

Quelle parole riecheggiano nella palestra. Quella voce che martellava incessantemente nella mia testa. Non poteva essere nessun altro, se non lei. Avevo paura però di girarmi e vedere.

"Cabello....già il primo giorno siamo in ritardo?"

Appena il coach pronunciò quel nome il mio cuore perse un battito. Mi sentii morire dentro. La vidi lì, con la sua divisa che si sedette un pò più in là rispetto a me. Non mi aveva degnato di uno sguardo eppure sapeva che c'ero anche io. Perchè quando avevamo parlato l'ultima volta non me lo aveva detto? Quindi la sua era stata tutta una presa in giro?

Non ascoltai una parola di quello che disse il coach, la mia testa era completamente assente. Non potevo ancora capacitarmi che era entrata in squadra., nella mia squadra, quella squadra in cui avrei cercato di ricominciare da capo, quella dove avrei ricominciato una nuova vita e finalmente sarei andata avanti, lontano da Miami e soprattutto da lei. Invece no, l'incubo continuava a ripetersi, Camila mi avrebbe perseguitato per sempre. Volente o nolente sarebbe stata sempre parte della mia vita. Feci un allenamento di schifo e appena terminò, scappai negli spogliatoi. Volevo uscire da quel posto il prima possibile, mi mancava il respiro.

"Lauren..." -sentii pronunciare il mio nome da lei-

"no Camila...lasciami in pace..." - sbattei la porta dell'armadietto, presi la borse e uscii senza nemmeno darle l'opportunità di dire una parola - " lascia che ti spieghi almeno...non scappare come al tuo solito..." - urlò cercando di tenere il mio passo mentre mi avviavo verso la strada di casa - "non voglio più sapere nulla di te...forse non hai capito..." - si piombò davanti a me bloccandomi la strada, sbuffai - "peccato che siamo in squadra insieme ora...e dovrai parlare con me..." - la guardai quasi ghignando - "questo lo dici tu...per me sei una semplice compagna di squadra...a tradimento pure..." "scusa?" -chiese stupita - "perchè una settimana fa non mi hai detto che saresti stata qui e hai fatto la scenetta di abbracciarmi come se non ci saremmo più riviste?" "non volevo complicarti la vita prima del previsto" - sorrisi sarcastica - "quindi l'hai fatto per me? non per il tuo egoismo che ti contraddistingue da sempre?" - dissi seccata - "Lauren io voglio solo giocare a basket...e il fatto che mi abbiano dato questa opportunità nonostante Nicole è una cosa grandissima...quindi è la mia occasione..." "tranquilla prenditi la tua occasione come io mi prenderò la mia...quello che c'è stato tra di noi ormai non esiste più...quindi comportiamoci da professioniste e basta....ora scusa ma devo andare..."

Stavo quasi per superarla e proseguire per la mia strada, quando mi afferrò il braccio con la sua mano. A quel tocco potei sentire la scossa improvvisa che mi invase il corpo da sopra a sotto. Sentivo i suoi polpastrelli premere contro la mia pelle talmente tanto, quasi da lasciare il segno. In quel momento alzai lo sguardo e lo incrociai con il suo. I nostri visi erano a pochi centimetri, potevo vedere perfettamente anche se era buio, le sfumature dei suo occhi marroni. Il mio sguardo era terrorizzato. Non sapevo cosa aspettarmi. IL suo era fisso nel mio, non lasciava trasparire nessuna emozione, nessun sentimento. All'improvviso senza dire nulla mollò la presa e mi lasciò andare. Nessuna delle due disse nulla, eppure quello sguardo era valso più di mille parole.

Tornai a casa dove c'era Lucy ad aspettarmi a letto ancora sveglia, nonostante fosse molto tardi. Le raccontai come era stato l'allenamento però non le dissi di Camila, non l'aveva ancora superata e se oggi glielo avessi detto avremmo sicuramente icominciato a litigare, così lasciai passare e decisi di dirglielo l'indomani in quanto prima o poi l'avrebbe scoperto sicuramente. Quella notte non riuscii a chiudere occhio, mille pensieri mi inondavano la mente, d'altronde come sempre quando il motivo principale di tutto ciò era Camila. Mentre pensavo, guardavo anche accanto a me la meraviglia che avevo accanto. Lucy era bellissima, amorevole, la persona con cui sin da piccola avevo avuto più feeling, la persona giusta con cui avrei potuto ricominciare.

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