Capitolo 22

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CAMILA POV'S


Erano le 7:30 del mattino ed un'altra giornata stava per iniziare. Alzarmi dal letto ed uscire dalle coperte per me è sempre stato un trauma sin da quando ero bambina, ora lo è ancora di più. Da quando avevo scoperto di essere incinta ero sempre stanca, spossata, mangiavo sempre poco perchè poi subito dopo vomitavo. Tutti gli odori mi davano fastidio. Mia madre ha notato che qualcosa non va in me ma per ora sono riuscita a nasconderle la cosa. Il problema fondamentale però è che i giorni passano ed io devo prendere assolutamente una decisione. Non posso continuare ad ignorare o a fare finta che non esista. Dinah è l'unica per ora a sapere di questo ma vedo che la cosa la mette parecchio in difficoltà. Non è un segreto come tutti gli altri, questo potrebbe cambiarmi la vita, per sempre.
Sono in piedi davanti a questo specchio da circa 10 minuti. Ho l armadio pieno di vestiti eppure sembra non andarmi bene niente. Ogni singola maglietta che provo mi sembra stretta anche se è solo una mia impressione visto che ancora non si vede nulla. Era troppo presto. Mi misi di profilo per vedere meglio e le mie mani si poggiarono sul ventre accarezzandolo.

"Milaaaaaaa" - mia sorella entrò come un uragano in camera mia - "la mamma ti vuole parlare" - disse buttandosi sul letto mentre io tirai giù la maglietta di scatto - " scricciolo? quante volte ti ho detto che devi bussare prima di entrare in camera mia se la porta è chiusa?" - arruffai i capelli a mia sorella lasciandole un bacio sulla guancia - "ma ti stavi solo accarezzando la pancia...." - a quelle parole sbiancai - " ma no Sofi...mi stavo mettendo la maglietta..." - cercai di svagare mentre mia sorella confusa alzò le spalle - " dai andiamo che facciamo tardi..." - scendemmo in salotto dove mia madre ci stava aspettando - "Sofia sali in macchina...arriviamo subito..." - doveva essere una cosa seria per mandare via mia sorella - " tesoro...sei sicura che vada tutto bene? sei pallida..." - mi accarezzil viso - " si mamma...sono solo un pò stanca...sai la scuola..il basket..." - cercao di tergiversare - " Lauren?" - spalancai gli occhi - "Lauren? che c'entra lei?" - chiesi sorpresa - " Camila...ho capito sin dal primo momento in cui lei ha messo piede in questa casa che era più di un'amica per te...dal modo in cui la guardavi...dal modo in cui ne parlavi..." - rimasi senza parole - "e perchè non me lo hai detto?" - domandai sconvolta - " aspettavo fossi pronta tu per dirmelo " - sorrise - "non stiamo più insieme" - la informai triste - " come mai?" - si interessò mia madre - " entrambe abbiamo fatto degli sbagli e ci siamo fatte del male..." "niente che non si possa risolvere penso...se vi amate..." - abbasai il volto - " stavolta è...complicato..."

Cercai di terminare il prima possibile la conversazione con mia madre anche perchè si stava facendo troppo complicata e al momento non ero in grado di gestirla, così le raccontai due cose e lei ci credette o forse mi fece pensare così. Non avevo idea avesse capito di me e Lauren anche perchè non le avevo mai dato modo di capirlo, ma le mamme si sa sono perspicaci con i loro figli. Sono contenta però lo sappia anche se ora è inutile visto che non stiamo più insieme. Arrivai a scuola, dove Dinah mi stava già aspettando. Alla prima ora avevamo lezione insieme così ci avviammo in classe e prendemmo posto, il solito che da circa 4 anni prendevamo in quell'aula. Avevamo scritto anche con il pennarello indelebile nero le nostre iniziali su un lato del banco. Lauren all'improvviso fece capolino dalla porta ed i mieo occhi era come se la vedessero a rallentatore. Era sempre più bella, i capelli neri che scendevano sulle spalle ed ondeggiavano ad ogni suo movimento, quegl'occhi smeraldo che luccicavano ed erano forse ancora più belli della prima volta che li vidi se questo era possibile ed ora erano alla ricerca di un posto libero. Per fatalità o destino, l'unico era proprio davanti a me. Appena se ne rese conto, cercò subito di trovarne un altro, invano e rassegnata venne a sedersi vicino a me. Nel mentre non mi degnò di uno sguardo. I miei occhi invece erano attenti ad ogni suo movimento. Appena si mise a sedere il suo meraviglioso profumo invase le mie narici. Era così difficile non parlarle, non toccarla, non prenderla, non baciarla. Fare come se per me fosse un'estranea ed invece era la persona che più amavo al mondo. La mia mano, istintivamente, si allungò verso i suoi capelli che sporgevano dallo schienale della sedia. Il mio istinto in quel momento era quello di immergere la mia mano in quei meravigliosi e morbidi capelli ed accarezzarla.

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