Past

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Kyle's POV

Tutto iniziò con una minima probabilità di andare a buon fine.

Io ero una di quelle probabilità che non doveva capitare, quella piccola percentuale che tutti speravano non accadesse e che invece era successa. A volte mi chiedevo cosa fosse successo se mia madre avesse evitato di innamorarsi di un umano che l'aveva solo abbandonata, se non mi avesse concepito con un uomo che appena scoperta la sua vera natura l'aveva abbandonata. Forse io non sarei nato, ma forse in questo modo non avrei dovuto costringere mia madre a vivere sempre con il frutto dei suoi sbagli davanti.

Con i se e con i ma non si costruisce niente, si rimane attaccati al passato, a tutte quelle occasioni in cui se avessi fatto quella cosa...ma invece...Quindi ho deciso di costruire la mia vita su dei forse che mi permettessero di andare avanti. Lasciai che a restare attaccata al passato fosse mia madre.

Quando tornò nel branco in cui era nata, dopo avermi concepito, fu trattata con diffidenza ma ben presto tutto il disprezzo si riversò su di me, che ero la prova vivente del suo errore, della sua debolezza davanti a una creatura inferiore come gli umani.

Decisi di sopportare tutti gli sguardi di disprezzo, sperando che forse con il tempo nello sguardo di mia madre quando mi vedeva scomparissero le ombre e il rimpianto.

Divenni l'Omega del branco, il capo espiatorio, il più debole di tutti; più tempo passavo, più crescevo, più la situazione iniziava a diventare in sopportabile e la solitudine opprimente.

La mia trasformazione non arrivava e così come me, se ne accorsero gli altri inclusa la donna che mi aveva messo al mondo per cui avrei dato la vita. Ma la mia unica ragione di vita mi voltò le spalle la notte dei miei sedici anni quando venni distrutto e gettato via da tutto quello a cui credevo di appartenere.

Per lungo tempo non capii cosa avessi sbagliato, cosa avessi detto per farmi abbandonare da tutti, per essere lasciato da lei. Il tempo passava, la solitudine cresceva, così come la consapevolezza  che non era stata lei ad abbandonarmi, perché lei non c'era mai stata veramente, era solo un'ombra che mi ricordava più di tutti quanto fossi sbagliato, quanto io in realtà non appartenessi a niente. 

Lei voltava lo sguardo quando venivo frustato, quando ero stato marchiato ad essere nulla per il resto della mia vita, quando la notte piangevo nella speranza che forse il giorno dopo sarebbe andato meglio. Io continuavo a guardarla con speranza, mentre lei aveva smesso di vedermi da quando era stata riaccolta a braccia aperte nel mio inferno personale. Si era nascosta dietro le punizioni degli altri incurante di me, del mio dolore, del vuoto sempre più profondo in cui cadevo e in cui lei stessa mi spingeva.

Continuai a sopravvivere, aggrappandomi a quei forse, perché solo quelli avrebbero potuto fermare la mia caduta. E fu in uno di quei giorni in cui mi aggrappai con tutte le forze a qualcosa per andare avanti che incontrai Natalie; nonostante la mia diffidenza lei con un solo sguardo riuscì a leggermi dentro e a capirmi meglio di quanto io stesso riuscissi a fare in quel periodo.

Lei fu la prima ad accogliermi a braccia aperte e ad aprirmi uno spiraglio di luce in quel pozzo buio in cui ero ormai caduto da lungo tempo.

Ma se Natalie mi mostrò la luce, fu Zero a diventare la mia salvezza, il qualcosa di solido che mi serviva per reinventare me stesso, per mettere definitivamente da parte il passato e tornare di nuovo a credere in un domani migliore, che non causasse più dolore di quanto fossi capace di sopportare.

Fin da quando incrociai il suo sguardo per me divenne la nuova realtà a cui fare affidamento. La sua voce, la sua risata e il suo sguardo perennemente malizioso e divertito mi spronarono a migliorarmi e ad accettare quello che ero.

The red thread. The Alpha's PrisonerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora