Trouble

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Vegah's P.O.V.

"Oh non pensavo a una cena privata solo per noi due" sorrise maliziosa Katja, gli occhi dal colore ametista e scaltri che brillavano di una luce piena di convinzione, mentre prendeva posto al tavolo dal lato opposto al mio "Sei sempre una piacevole sorpresa Vegah" la sentii fare quasi le fusa sul mio nome, il che mi disgustò parecchio.

"Cosa ti porta qui?" tagliai corto gelido e mi portai alle labbra il calice di vino, sorseggiandolo, annoiato in partenza, ma attento a ogni sua movenza.

"Uh sempre così freddo" mise un broncio, era chiaro a entrambi quanto quella situazione la divertisse "non ti sono mancata in questo lungo anno? Io invece ho pensato spesso a noi" il tono sensuale e calda che cercava di portare a galla una di quelle poche notti passate insieme.

Per me non era altro che piccolo affare di transizione. Informazioni in cambio di piacere.

Socchiusi gli occhi a quel noi affermato da lei con tanta sicurezza, sapendo già dove voleva arrivare.

"Sappiamo entrambi che non sei giunta fin qui per parlare dei tempi andati"affermai incurante delle suoi tentativi di suscitare in me una qualche reazione "Per cui ripeto e spero che stavolta tu non mi voglia sfidare non rispondendo alla mia domanda. Cosa ti porta qui?"

Appoggiò i gomiti sul tavolo sporgendosi verso di me, mettendo in mostra le sue grazie che così come i suoi gesti, che lei continuava a credere fossero ammalianti, non facevano altro che infastidirmi.

Che essere imbarazzante pensai non lasciando trapelare niente dalle mie emozioni, nonostante i suoi tentativi -indesiderati-  e continui di sedurmi.

"Sempre così diretto" il sorriso che non smetteva di piegare l'angolo delle sue labbra "Penso che tu sia venuto a conoscenza dei fatti accaduti ultimamente" le sue dita accarezzarono pigre l'incavo dei seni.

Sorrisi superiore, sfidandola con lo sguardo mostrandole apertamente che il suo gioco non stava funzionando "Ovviamente sono informato su quello che accade cara Katja, per questo non capisco le tue perdite di tempo, non sei ancora abituare ad avere il potere è così evidente da come ti crogioli. Se perdi così tranquillamente il tuo tempo o sei presuntuosa, oppure sei abbastanza avvantaggiata più di quanto io sappia e ciò, come io e te ovviamente sappiamo, non è possibile."

Un'ombra calò sul suo volto e con forza strinse le dita attorno al calice di vetro. Quel lampo infastidito però passò veloce, ma non abbastanza da passare inosservato a un buon osservatore.

Il mio sorriso si ingrandì davanti alla stupidità di quella donna. Mi appoggiai compiaciuto contro lo schienale, poggiando un gomito al bracciolo della sedia "Quindi?" la sollecitai nuovamente, non riuscendo a contenere il divertimento davanti al suo nervosismo.

"Nessuno ti ha mai insegnato le buone maniere mio caro? Non si mette mai fretta a una donna" socchiuse lo sguardo, si ritirò indietro compostamente  con le spalle dritte e rigide in una posizione di superiorità, dal tavolo su cui prima si era protratta con tanta velocità.

Per poco non alzai il sopracciglio a quelle parole. Come se prima non stesse quasi cercando di denudarsi sul mio tavolo e andava a parlarmi di educazione?

Quando i pensieri andarono alla mia compagna impulsiva, non potei fare a meno di rendere il mio sorriso un po' più vero all'immagine di come sarebbe inveita contro di lei. Accantonai la sua immagine in un angolo della mia mente, per evitare possibile distrazioni che potessero mostrare qualcosa all'essere che avevo davanti, che sicuramente avrebbe cercato di trarne vantaggio.

"Un'altra scusa per perdere tempo" poggiai il metto sul pugno della mano "Quindi Katja a meno che tu non voglia continuare quest'inutile conversazione dandole un senso, porrò una fine  qui a questa chiacchierata inutile. Ho molto di cui occuparmi, a differenza di qualcuno" la schernii felicemente dietro una maschera fredda e infastidita.

The red thread. The Alpha's PrisonerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora