Comprensione

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Dopo che la riunione finì e Zero uscì fuori dalla stanza come un fantasma, io e Vegah ci ritrovammo fuori dalle mura della casa del branco passeggiando con calma tra i boschi.

L'aria fresca mi avvolgeva quasi tagliente, ma anche piacevole. Il terreno era umido per via della pioggia che aveva ricoperto gli alberi con le loro fronde di piccole gocce di rugiada; quell'odore invadeva i miei sensi calmandoli in una ninna nanna che trovai accogliente. Mi mancava stare all'aria aperta, da quando mi ero svegliata non ne avevo avuto l'occasione.

Sentivo la mia lupa crogiolarsi in quell'aria di terra bagnata e bearsene attraverso me.

Sorrisi avvertendola felice senza poterne fare a meno: era incontrollabile, testarda e impetuosa, non aveva dei limiti. Era come avere a che fare con un'adolescente in pieno stato ormonale.

Non potevo nemmeno prendermela con lei, se era rimasta così indietro con la sua età mentale era tutta colpa mia. Per colpa mia non era abituata al mondo che aveva intorno, ne aveva idea del comportamento che doveva  tenere in certe situazioni.

Nella stanza del consiglio mi aveva già messa in imbarazzo con una reazione ambigua davanti alla rabbia di Vegah, ma sapevo di non dovermela prendere troppo con lei. Anche perché era così testarda che non mi avrebbe ascoltata.

Non potei contenere un piccolo sorriso mentre continuavo a pensare a lei e mentre continuavo sentirla osservare tutto quello che aveva intorno attraverso me con trepidazione. Ancora dovevo abituarmi a quella strana sensazione di condividere il mio corpo e la mia mente con qualcun altro, però iniziavo a trovare l'idea confortante.

"A cosa stai pensando?" mi chiese Vegah, richiamando la mia attenzione alla sua presenza.

Sentivo le foglie scricchiolare sotto i nostri passi in maniera che trovai rilassante "A come sia strano avere continuamente qualcuno dentro di te che pensa e prova emozioni anche diverse dalle tue. A volte è un po' strano" ammisi.

Sollevai un sopracciglio e mi misi davanti a lui bloccandolo "Tu non dovresti sapere sempre quello che penso?" chiesi a metà tra l'impertinente e lo scherzoso.

Lui con un lampo di divertimento negli occhi, incrociò le braccia al petto "Si Lynette, posso sentire tutto quello che pensi, ma non mi concentro tutto il tempo sui tuoi pensieri. Ho anche io le mie cose a cui pensare."

"Giusto."

Non potevo pensare che stesse tutto il tempo ad osservare e ascoltare i miei pensieri senza fare altro, sarebbe stato irreale e anche un po' inquietante. 

"Comunque..." iniziò lui riportando il discorso alla mia prima risposta "Ti ci abituerai molto velocemente e lei allo stesso tempo crescerà in fretta per adattarsi a quello che la circonda. Imparerai anche a controllare meglio alcune sue reazioni" disse puntando gli occhi nei miei facendo un palese riferimento alla situazione imbarazzante che era successa prima.

Io non potei fare a meno di voltarmi dandogli le spalle, troppo imbarazzata per guardarlo "Potremmo evitare di parlarne?" chiesi nervosa "Non ho capito ancora perché abbia dovuto fare così dal nulla."

Lui divertito dalla mia reazione si avvicinò, premendo il suo petto muscoloso contro la mia schiena scatenando dei brividi in tutto il mio corpo per la sua vicinanza. Chiusi gli occhi, appoggiandomi a lui bisognosa del suo contatto, senza più farmi problemi a fare notare quanto avessi bisogno della sua vicinanza.

"Non vergognarti" fece scorrere una mano dalla mia spalla fino alla mia mano "Il tuo lupo ha solo reagito al mio potere e soprattutto a quello irradiato dal mio lupo. Per loro è naturale avere reazioni del genere davanti a dimostrazioni di forza, soprattutto se da parte del loro compagno...diciamo che le femmine diventano particolarmente compiaciute."

The red thread. The Alpha's PrisonerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora