Il colore della paura

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Natalie's Pov (nota importante a fine capitolo)

Scossa da rumori bruschi mi svegliai, sbattendo più volte le palpebre alla luce gentile che mi circondava. 

Tutto in quel momento apparì sfocato nella mia mente. Volti troppo pallidi per appartenere ad altri lupi, una forza brutale che non poteva neanche appartenere a una fata.

E gli occhi rossi.

I suoi occhi rossi.

Iniziai a tremare, l'aria sembrava scomparire, non sembrava arrivare da nessuna parte.

Lui non può averlo fatto.

Perché? Perché Azaziel si è unito alle fate?

Come può essere?

Iniziai a prendere respiri profondi per regolarizzare il battito cardiaco. Spalancai gli occhi e mi guardai intorno cercando di percepire in qualche modo il luogo in cui mi ritrovavo.

La luce naturale non sembrava penetrare da alcuna parte, solo delle luci simili a grandi candelabri arredavano quell'area limitata.

Ciò che fu a scuotermi come un pugno era il luogo in cui mi trovavo adagiata.

Un letto e le lenzuola che lo ricoprivano erano di un rosso vivo, come il sangue che zampillava fuori da una ferita fresca.

Troppo vivo, troppo doloroso.

I polsi erano pressati da delle manette in acciaio freddo, che in fretta scoprii essere argento a causa delle lievi fitte di dolore che mi provocavano a ogni movimento.

Il mio corpo si gelò quando avvertii intorno a me e sempre più vicino un odore che non avrei mai potuto dimenticare.

Rose rosse e sangue.

E così lui spuntò, alto forte e bello come i più piacevoli dei veleni che già in passato mi aveva quasi uccisa una volta. Ma la cosa che più mi spaventò fu la felicità e la perversione che lessi nei suoi occhi cremisi.

"Ti aggrada la stanza  che ho scelto per te?" indicò le lenzuola del letto "E le lenzuola sono di tuo gradimento? Se non ricordo male il tuo colore preferito è sempre stato il rosso."

Con le dita strinsi con forza le lenzuola e sfogai tutta la frustrazione e il terrore dietro la maschera di un sorriso che ben perfettamente si adattava alla strafottenza che volevo mostrare.

Mentre dentro una parte di me iniziava a gridare.

"Mi dispiace, credo che tu sia rimasto un po' indietro" dissi fingendomi rammaricata al riguardo "Forse di una centina di anni o più, non credo di ricordare" affilai lo sguardo su di lui "Infondo non ha alcuna importanza."

Lo avevo provocato e il fastidio che illuminò il suo volto non mi stupì per niente, così come il tremito che a stento riuscii a controllare.

"Quasi settecento anni Natalie" non perse il tono educato nonostante le sue parole fossero taglienti e lui vagamente irritato "E non credo che tu te ne sia scordata facilmente quanto dici di aver fatto" mi dedicò un sorriso soddisfatto e marcio "Sicuramente il tuo corpo non lo avrà fatto. Ricordo ogni istante come fosse ieri."

Una stretta al cuore e la nausea iniziarono ad assalirmi, mentre i ricordi cominciarono ad annebbiarmi la mente rendendomi difficile concentrare su ciò che era reale.

Tieni duro. Non puoi romperti adesso. Non ora. Non dopo tutta la fatica, non dopo tutto questo tempo.

Anche se i secoli sembravano non bastare mai.

The red thread. The Alpha's PrisonerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora