La mattina seguente sapevamo già cosa dovevamo fare.
Vegah contattò Zero telepaticamente e lo informò sulla riunione che avremmo tenuto nella sala conferenze non appena ci avesse raggiunto.
Vegah stava seduto sul suo scranno con la mano poggiata sul tavolo davanti a lui e muoveva le dita ritmicamente sul suo bordo, impaziente.
Era la prima volta che entravo davvero in quella sala e nell'attesa osservai ogni dettaglio di quella stanza.
Un tavolo lungo di mogano scuro riempiva la stanza, diventandone il fulcro. Un camino sul lato destro, al momento spento, segnava la parete per cinque metri.
Cosa ci devono fare con una cosa così grande? Cremarci le persone? pensai.
In realtà non potevo però fare a meno di ammirarlo: i lati sporgenti erano ricoperti di marmo nero, che con le sue venature sembrava disegnare delle storie curiose da inseguire con lo sguardo andandosi poi a congiungere con delle lavorazioni che sul lato superiore del camino davano vita alla testa di lupo con le fauci spalancante in avvertimento pronto ad attaccare.
Aveva un che di maestoso e ammaliante, sarei potuta rimanere per ore a studiarlo senza annoiarmi. In quella stanza, che solitamente reggeva il peso di decisioni e di sentenze, regnava il silenzio avvolto da una nota di serenità che riusciva a rilassarmi.
"Penso che verrò più spesso" dissi ad alta voce avvicinandomi al lato sinistro del mio compagno.
Lui in un gesto quasi inconsapevole mi prese la mano e mi attirò più vicino a sé.
"Se così preferisci" acconsentì lui "Tanto da ora in poi passerai molte ore in queste stanza, ti assicuro che inizierà a piacerti meno."
Alzai un sopracciglio perplessa "In che senso?"
Vegah continuò a ticchettare con le dita sul tavolo, senza perdere di vista la porta "Che tu come Luna del branco avrai le tue mansioni da svolgere ovviamente."
Feci una smorfia "In parole povere scartoffie."
Lui fece un cenno del capo "Scartoffie" mi confermò.
Dopo un minuto di silenzio scrollai le spalle e lasciai cadere l'argomento perché non c'era nulla che potessi dire. Se potevo rendermi utile in qualche modo avrei fatto qualsiasi cosa.
Anche compilare delle inutile scartoffie conclusi tra me e me.
Poggiandogli una mano sulla spalla, lasciai che il mio sguardo tornasse a vagare per la stanza "Vegah come mai in questa stanza non ci sono le finestre?"chiesi curiosa.
"Per allontanare occhi e orecchie indiscrete" mi spiegò.
"Siamo al terzo piano e le porte sono abbastanza massicce da non far uscire alcun rumore" dissi non capendo ancora che motivo ce ne fosse.
Vegah voltò il suo volto verso di me, legando i suoi gelidi che ormai avevo imparato ad amare ai miei "Nella casa del branco non ci sono unicamente membri della nostra razza Lynette. La magia è presente nelle nostre mura e si muove in maniera più silenziosa e infida di quanto pensi."
Senza pensarci troppo mi sedetti su di lui, ritrovandomi così il suo volto ancora più vicino e facendomi avvolgere piacevolmente dal suo odore, il suo sguardo non perse nemmeno il piccolo dei miei movimenti e il suo braccio si avvolse in un gesto sicuro e possessivo intorno alla mia vita.
"Uhm...quindi questa stanza in realtà ha anche delle difese magiche?"
"Esattamente Lynette. Nessuno è in grado di vedere niente di ciò che accade qui dentro e nessuno può essere in grado di ascoltare. Tutto ciò che accade in questa stanza, rimane in questa stanza" concluse.
Annuii "Ho capito."
Gli occhi di Vegah continuarono a studiare i miei, mossi da una nuova curiosità.
Il piccolo e unico cambiamento che avevamo notato in seguito al mio risveglio era il cambiamento dei miei occhi.
Sembravano inumani, mostruosi e se iniziavo a pensarci una parte di me iniziava a scoraggiarsi. Avevo difficoltà nel guardarmi allo specchio e provavo imbarazzo nel sapere che lui ogni volta che mi vedeva veniva osservato da occhi così...
Orribili.
Spostai lo sguardo da lui al tavolo, mordendomi nervosa l'interno della guancia.
Lui avvertì la mia vergogna così come io sentii dentro la mia mente il suo fastidio. Mi prese il mento e mi costrinse a guardarlo.
"Smettila, Lynette, non continuare a pensare idiozie del genere o inizierai a vedermi arrabbiato" mi disse duro, socchiudendo gli occhi.
Scossi lievemente il volto, per quanto me lo permettesse la sua presa sul mio mento "Non è normale, è mostruoso" sussurrai.
Non riuscivo a mentirgli, ne a tenerlo fuori dai miei pensieri, non riuscivo però a non essere amareggiata da questo cambiamento.
Per quanto potesse essere stupido e completamente infantile i miei stessi occhi mi spaventano.
Poggiò la sua mano sulla mia guancia delicatamente "No Lynette. Sicuramente sono diversi da tutti gli altri, ma questo non li rende mostruosi. Riesci a catturare completamente le persone con un solo sguardo e a intimidirle."
Gemetti insofferente "Perché lo hai detto? Non siamo tutti come te, Vegah. Io non sono contenta di spaventare le persone o di intimidirle come te."
Lui sospirò e dopo un breve istante poggiò la fronte contro la mia "Sono unici nel loro genere, ti leggono dentro. Vanno oltre tutto le mie barriere, ogni volta che mi guardi mi sento libero perché so che in ogni momento tu riuscirai a vedere dentro di me. I tuoi occhi sono la tua prova dei tuoi sentimenti e della tua sicurezza in me, sono una prova costante di chi hai scelto" continuò imperturbabile sicuro e soprattutto...fiero "Che mi hai scelto."
Le sue parole sembrarono accendere un piccolo fuoco caldo e rassicurante dentro di me. Sentivo tutto il suo amore avvolgermi e il mio avvolgere la sua mente in un caloroso ringraziamento. Era un privilegio e una rarità sentirgli pronunciare parole del genere.
Non c'era nient'altro da aggiungere, nessun altro sconforto o insicurezza rimasta, c'era solo la solida certezza del suo sguardo legato al mio e del nostro legame sempre più forte che ci legava indissolubilmente l'uno all'altra.
Vegah stava diventando il riparo sicuro che cercando da tutta una vita per riposare la mia anima stanza e la mia forza che mi era stata strappata da fin troppo tempo.
Un improvviso colpo di tosse ci fece scattare.
Voltammo il viso verso Zero, che non senza un piccolo sorriso sfrontato ci stava guardando "Se volete torno fra un po'" disse malizioso.
La mia faccia venne solcata da mille rughe di preoccupazione e mi alzai in piedi.
Per quanto Zero potesse sembrare a un primo sguardo distratto il solito di sempre, a uno sguardo amico si rivelava completamente sfiancato. Si stava sforzando con tutto se stesso anche solo per essere lì in quel momento a cercare di fare qualcosa.
Era spento, sempre più rassegnato e pronto a mettere una fine a se stesso non appena fosse arrivato il momento. Sapevo dai suoi occhi che non mancava molto.
A Kyle non restava molto.
Prima parte
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Ragazzi questa è la prima parte del capitolo tra domani e venerdi aggiungerò la seconda, appena avrò fatto l'aggiunto metterò un capitolo per informarvi.
Troppi impegni e per non lasciarvi ad aspettare vi lascio almeno questa piccola parte!!
Scusatemi ancora fatemi sapere cosa ne pensate. Il vostro giudizio per me è importante e sono un po' indecisa sul corso della storia.
Le correzioni verranno apportate di questa parte domani o venerdi. Se posso entro domani.
Un bacio
AlphaWhite esaurita
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The red thread. The Alpha's Prisoner
WerewolfHighest Ranking #1 in lupimannari per varie volte e anche adesso nel 02/04/2017 Prima storia completa, sequel in corso. (Grazie a chiunque dedicherà un po' del suo tempo, buona lettura!) Lottie ha dovuto da lungo tempo scendere a patti con i suoi...