Una nuova luce

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Il giorno dopo non esagero dicendo che non vidi nemmeno di striscio Vegah, dal mio risveglio in cui avevo trovato la sua parte del letto vuota e fredda.

Avevo passato il pomeriggio nella sala comune insieme a Kyle buttata su un divano immersa in mille pensieri e lui di certo non era d'aiuto; aveva la fronte corrucciata a guardava con sguardo perso il muro.

La mattina invece mi scontrai con Natalie ma solo per coglierla di fretta, mentre correva dagli altri 'anziani'.  Facevo una smorfia divertita quando pensavo che nonostante avesse l'età secolare di Vegahl, continuasse a rimanere una ragazza giovane che sembrava avere la mia età.

Più passavano le ore più mi lasciavo travolgere dai pensieri, dai dubbi o dalle riflessioni. Poteva succedere di tutto da un momento all'altro e io mi sentivo solo travolgere dall'insicurezza di non sapere cosa sarebbe successo, cosa avrei fatto o quanto mi sarei potuta fidare effettivamente delle parole di Vegah; nonostante il legame  che stavamo iniziando a creare, non avevo ancora basi solide per affermare di potermi fidare di lui e il fatto che ancora il marchio che andasse a confermare il nostre legame non fosse apparso, imprimendosi sulla mia pelle come una certezza indissolubile, mi mandava non poco in paranoia.

Diedi una spinta alla statua di sale accanto a me smuovendolo.

"Dio svegliati!"

Mi guardò male "Se anche tu riesci a farlo sono d'accordo" ribatté acido.

"Ti sei mangiato un limone per caso?" sbuffai buttando la testa all'indietro "Non sei messo tanto bene."

"Non che tu sia messa meglio" borbottò imitando la mia posizione stravaccata sul divano.

"Oh ti posso assicurare con sicurezza che non appena arriverà sua maestà la stronza sarà ancora peggio."

Rabbrividì "Trovo orribile ogni loro visita. Avrei tanto voglia di chiuderle fuori."

"Non vi trovate tutti bene con loro?"

Mi diede uno schiaffo sulla coscia facendomi sussultare.

"Ma problemi hai?" urlai attirando l'attenzione dei pochi presenti che si stavano facendo i fatti loro e che ci scrutavano con uno sguardo interrogativo sul volto.

"Non lo dire mai! Solo pochi elementi tra loro sono sopportabili, il resto sono un completo incubo."

"Speravo fosse meno terribile" piagnucolai.

"Al contrario mia cara amica, ci consoliamo tutti con la consapevolezza che più di una notte non si fermano ad infestare la casa."

"Mi stai dicendo che li definisce delle presenze?"

"Ti sto praticamente dicendo di preferire i fantasmi a creature del genere" si passò le mani tra i capelli "E solitamente se già il comportamento di Zero non fosse strano, in queste situazioni mi tratta ancora più di merda del solito dato che deve assoggettarsi i pezzi grossi tra le troie" ogni sillaba colma d'odio incrementò le mie paure "Quando vengono qui vogliono solo una cosa, le fate non fanno qualcosa per non ricevere niente."

Mi massaggiai con estrema lentezza gli occhi cercando di tranquillizzarmi, nonostante le sue parole sortissero su di me l'effetto opposto che avrebbero potuto avere dei tranquillanti "Quindi posso già iniziare a scavarmi la fossa e a riempire la mia camera di vino, cioccolato e tanto gelato?"

"No tesoro, ovvio che no" rispose coprendosi con un braccio gli occhi "L'alcol lo porto io."

"Ah mi sembra perfetto" mugugnai per niente soddisfatta.

Grugnii in risposta.

Non avevo idea di cosa fare, non che avessi mai la minima intenzione di fare qualcosa di solito, tutto ciò che facevo o dicevo era dettato da semplici impulsi di esasperamento.

The red thread. The Alpha's PrisonerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora